Samson et Dalila al Comunale di Bologna

Bologna, Teatro Comunale, Stagione Lirica 2008/2009
“SAMSON ET DALILA”
Opera in tre atti di Ferdinand Lemaire
Musica di Camille Saint-Saëns
Dalila JULIA GERTSEVA
Samson JOSÉ CURA
Gran Sacerdote MARK RUCKER
Abimelech MARIO LUPERI
Vecchio ebreo IVICA CIKES
Messaggero CRISTIANO OLIVIERI
Due filistei PAOLO CAUTERUCCIO, MAURO CORONA
Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna
Direttore Eliahu Inbal
M.o del coro Paolo Vero
Regia Michal Znaniecki
Scene Tiziano Santi
Costumi Isabelle Comte
Coreografia Aline Nari
Bologna, 3 giugno 2008
Purtroppo è oggi è diventato un titolo raro, il Samson di Saint-Saëns, quando invece dovrebbe essere rappresentato più spesso tanto è opera sublime di indiscusso  fascino. Ci ha provato il Comunale di Bologna come ultimo titolo di stagione raggiungendo un successo e un’accoglienza cosi entusiastica tanto da considerare la produzione il maggior segno della stagione stessa. Il contributo fondamentale è stato apportato dal direttore Eliahu Inbal, sommo artefice di una concertazione vigorosa, sonora, attenta al dettaglio ma sferzante e omogenea che assieme alla splendida orchestra del Comunale, in ottima forma, erano le basi per un’esecuzione sicuramente da ricordare. Essendo l’opera un racconto biblico il coro ha una parte predominante al pari dei due protagonisti e il coro di Bologna ci ha regalato una delle sue migliori prestazioni, e non è facile imbattersi in tanta e tale arte. I protagonisti canori erano efficaci, pur senza punte eccelse e a dire il vero oggi non saprei chi potesse più di loro.
Con gran piacere abbiamo ritrovato Josè Cura in gran forma, straordinario scenicamente e molto incisivo negli accenti e nel fraseggio. Al suo fianco Julia Gertseva una Dalila molto incisiva nel canto, morbido fiorito molto omogeneo nei vari registri, semmai troppo statica scenicamente, quasi frigida per un personaggio che dovrebbe esprimere eros e seduzione, ma sicuramente una prova di classe canora, tutto non si può avere. Piuttosto rude il sacerdote di Mark Rucker e anche discontinuo. Meglio l’Abimelech di Mario Luperi, tonante ed incisivo e i vari comprimari. L’allestimento di Michal Znaniecki non ha lasciato un segno particolarmente significativo, certo c’era un buon gioco di regia, di luci ma la scena arginata da pareti murali risultava troppo scontata e monotona, per fortuna c’erano gli splendidi costumi di Isabelle Comte ad allietare la visione. Samson è croce e delizia per i registi ovviamente nel finale quando il protagonista fa crollare il tempio, qui a Bologna la cosa viene risolta senza il colpo di teatro che ci aspettavamo, calava solo un drappo e si spostavano le colonne. Ottimi i ballerini, però su una coreografia molto strana a tratti incomprensibile, ma splendida, mozzafiato, l’esecuzione del baccanale. Un trionfo per tutti.