Firenze, Teatro Comunale:”Lady Macbeth del distretto di Mzesnk”

Firenze, Teatro Comunale, 71° Maggio Musicale Fiorentino
“LADY MACBETH DEL DISTRETTO DI MZENSK
Opera in quattro atti di Aleksandr Prejs e Dmitrij Sostakovic
Musica di Dimitrij Sostakovic
Boris VLADIMIR VANEEV
Zinovij VSEVOLOD GRIVNOV
Katerina Izmajlova JEANNE-MICHÈLE CHARBONNET
Sergej  SERGEJ KUNAEV
Aksin’ja  NANÀ MIRIANI
Un balordo  LEONID BOMSTEIN
L’amministratore  ANDREA CORTESE
Il portiere NIKOLAJ BIKOV
Primo bracciante MARCO DE CAROLIS
Secondo bracciante  FABIO BERTELLA
Terzo bracciante ANDREA CORTESE
Lavoratore del Mulino ANDREA CORTESE
Cocchiere SAVERIO BAMBI
Un pope JULIAN RODESCU
Capo della polizia VALDIMIR MATORIN
Un poliziotto ANDREA SNARSKY
Un maestro CRISTIANO OLIVIERI
Ospite ubriaco PIERGIORGIO CHIVAZZA
Sergente ARMANDO CAFORIO
Sentinella ALESSANDRO CALAMAI
Sonetka  NATASCHA PETRINSKY
Vecchio forzato VLADIMIR VANEEV
Una forzata ELENA BORIN
Fantasma di Boris  VALDIMIR VANEEV
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del Coro Piero Monti
Direttore James Conlon
Regia Lev Dodin
Scene e costumi David Borovsky
Costumi di Pedro Moreno
Firenze, 23 giugno 2008

Secondo titolo operistico al MMF 2008 un capolavoro del ‘900: “Lady Macbeth del distretto di Mzensk” di Dimitrij Sostakovich. E’ la storia di un ricco mercante impotente la quale, insoddisfatta e repressa, si abbandona all’amore di un servo. Scoperta dal suocero che la odia, e la brama, uccide questi avvelenandolo, e sopprime poi il marito con l’aiuto dell’amante che vuole suo alla luce del sole. Ma il cadavere è scoperto proprio alla festa nuziale, e i due sono deportati in Siberia, dove lui si innamora di un’altra donna: Katerina la getta da un ponte, seguendola a sua volta nelle acque gelide. Il compositore a fronte di un soggetto tipicamente verista corrisponde una musica del tutto personale a tratti anche ironica e beffarda, ma è soprattutto la tinta melodica e sensuale che pervade l’opera, sia essa febbrile, cupa o sensuale. Eroina moderna, frustata, ma capace di reagire, Katerina incarna il nuovo, forse più reale nel dopoguerra, e nel perfetto amalgama di realismo, satira e critica sociale venne accolta con grandi favori sia da pubblico sia da critica. Non piacque invece a Stalin, che fece scrivere sulla “Pravda” un duro articolo sull’opera e sul compositore, costringendo quest’ultimo a ritirarla e dedicarsi, pena l’esilio in Siberia, a lavori più consoni al regime. Negli anni ’60 Sostakovich rielaborò l’opera, e con tagli e qualche aggiustamento meno cruente, essa apparve con il titolo di “Katerina Ismajlova” lavoro pur sempre apprezzabile, ma non capolavoro come la prima versione.
Dopo una deludente “Carmen” a Firenze la ripresa di questo allestimento, premio Abbiati di una decina d’anni or sono, segna un trionfo esecutivo e visivo al MMF. L’impressionate impatto scenico in legno, ma freddo e glaciale, la geniale e curatissima regia di Dodin, meticoloso nel dare la giusta e perfetta luce ad ogni personaggio e soprattutto graffiante nella drammaturgia ironica e grottesca (scenicamente l’orchestra sovrasta il palcoscenico negli intermezzi musicali), compongono il piacere di rivedere uno dei migliori spettacoli degli ultimi anni.
Piacere che si duplica anche nella parte musicale, dove un raffinato e graffiante James Conlon capta dall’ottima orchestra un suono compatto e assoluto rilievo, timbrato e preciso. Risponde pure un cast di prim’ordine a cominciare dalla Jeanne-Michèle Charbonnet, capace di autentiche prodezze vocali e un risultato scenico apprezzabilissimo, cosi pure per il preciso e veemente Sargej di Sergej Kunaev. Vladimir Vaneev si riconferma ottimo ed istrionico cantante ed interprete in questo repertorio, preciso lo Zinovij di Vsevolod Grivonov. Della folta schiera di comprimari, ci è impossibile citarli tutti, si sono distinti per caratterizzazione ma anche per professionalità l’Aksin’ja di Nanà Miriani, i Pope di Julian Rodescu e capo polizia di Valdimir Martorin. Il pubblico ha decretato al termine un giusto e meritato successo.