Pavia, Teatro Fraschini: “Norma”

Teatro “G. Fraschini”  di  Pavia – Stagione Lirica 2009
“NORMA”
Tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani, tratta dal dramma “Norma ou L’infantidice” di Alexandre Soumet.
Musica di Vincenzo Bellini
Norma SILVIA  DALLA BENETTA
Adalgisa GERALDINE CHAUVET
Pollione FRANCESCO  ANILE
Oroveso LUCA  TITTOTO
Flavio GIORGIO TRUCCO
Clotilde NADIYA  PETRENKO
Orchestra Lirica “I Pomeriggi Musicali”, Coro del Circuito Lirico Lombardo
Direttore Daniele Rustioni
Maestro del Coro Antonio Greco
Regia Pierpaolo Pacini
Scene Tobia Ercolino
Costumi Massimo Poli
Allestimento del Teatro “G. Verdi” di Pisa.
Pavia, 19  novembre 2009

La nuova produzione di “Norma” di Vincenzo Bellini è una cooproduzione con il Teatro di Pisa, poi itinerante nei teatri lombardi ed emiliani di tradizione.  Iniziatieve più che mai lodevoli e da incoraggiare, viste le odierne difficoltà dei teatri lirici italiani. L’opera può considerarsi il capolavoro belliniano,  e segna il vertice creativo a cui,  per coerenza vanno aggiunti  “La sonnambula” e “I puritani”. Ottenne alla prima un successo straordinario, che si ripetè ovunque fu rappresentata e che continua  ancora oggi.  Norma rappresenta una delle tappe fondamentali nella storia della lirica e si può considerare l’apoteosi del canto puro, nella sua espressione sia lirica (“Casta Diva”) sia tragica (i due finali d’atto).
Lo spettacolo curato da Pierpaolo Pacini, con costumi di Tobia Ercolino e scene di Massimo Poli, è da annoverare nella più classica tradizione, statico con pochi elementi scenici: tronchi di grandi alberi nella scena prima ed ultima dell’opera, pareti nude, pochissimi elementi scenici.  Un  insieme funzionale, ma poco originale  e poco  accattivante  anche a causa di un pessimo uso delle luci che lasciavano la scena in una perenne penombra. Inesistente  la regia, che si limitava a disporre personaggi e coro  a destra e  a sinistra, raramente in proscenio. L’orchestra si adoperava in modo professionale, mentre il coro guadagnava in rare occasioni la sufficienza. Mediocre la direzione orchestrale: tempi o troppo serrati o troppo dilatati, pochissima attenzione alle sfumature, limitata capacità di concertazione ma,  ancor più grave, il sistematico taglio di abbellimenti e riprese delle “cabalette” che oggigiorno non è più accettabile!. La protagonista Silvia Dalla Benetta convince, supera i limiti di una voce di  soprano lirico leggero non  certamente  quella richiesta dal ruolo.  Il colore non è particolarmente bello ma è accettabile nelle agilità, gli acuti sono facili e puliti, i centri sufficientemente sostenuti, i gravi, ovviamente, inconsistenti.  La cantante supera questi limiti con un uso intelligente ed efficace del declamato, di fraseggiare con cura  arrivando ad essere una protogonista credibile e anche toccante in un finale dell’opera veramente ben eseguito. Modesta l’Adalgisa di Geraldine Chauvet, priva di qualsiasi attrattiva vocale, scenica, tecnica ed interpretativa. Francesco Anile e’ un tenore in possesso di voce ampia, brunita, timbrata e di bel colore, purtroppo, la tecnica è rozza e il  fraseggio desolante.  Le sue capacità scenica  sono poi imbarazzanti e azzerano le precedenti qualità. I Di grande rilievo il basso Luca Tittolo, un Oroveso nobile e composto scenicamente dotato di una bella voce, tecnicamente  solida,  il fraseggio eccellente. Corretta la Clotilde di Nadyia Petrenko, caricaturale  il tenore Giorgio Trucco. Teatro “tutto esaurito”  che ha tributato un grande successo allo spettacolo.