“La Bohème” al Teatro Filarmonico di Verona

Teatro Flarmonico di  Verona Stagione Lirica e di Balletto 2009/2010
LA BOHÈME”
Opera in quattro quadri di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa (da “Scènes de la vie de bohème” di Henri Murger)
Musica di Giacomo Puccini
Rodolfo YOUNGWOO  KIM
Schaunard   ZYMON  KOMASA
Benoit  NICOLO’  RIGANO
Mimì   KISHANI  JAYASINGHE
Marcello  VALDIS JANSONS
Colline  ALEKSANDAR  STEFANOSKI
Alcindoro   MAURIZIO  MAGNINI
Musetta  AGNIESZKA  ADAMCZAK
Parpignol  GIANLUCA  GHELLER
Sergente doganieri  GIANCARLO  GRISON
Un doganiere  GABRIELE  LOMBARDI
Orchestra e Coro dell’Arena di Verona (M.o del coro: Giovanni Andreoli)
Coro di Voci Bianche A.d’A.MUS (M.o del coro: Marco Tonini)
Direttore Andrea Battistoni
Regia, scene e costumi di Ivan Stefanutti
Lighting designer: Sandro dal Pra
Allestimento del Bassano Opera Festival, Comune di Padova e Opera Filarmonia Veneta.
Progetto in collaborazione con l’Istituto Internazionale per l’Opera e la Poesia.
Verona, 22 gennaio 2010
Il Secondo Concorso di canto dell’Istituto per l’Opera e la Poesia istituito a Verona ha portato alla messinscena de “La Bohéme” di Giacomo Puccini: capolavoro assoluto di sentimentalismo musicale, ma anche cruda realtà di una stagione detta appunto “bohémienne”, essa è una delle opere più belle, commoventi e rappresentate dell’intero panorama del melodramma. Le vicende di sei giovani artisti parigini offrono sia momenti intimistici sia affreschi di vita spensierata per nascondere l’evidente impossibilità di certezze soprattutto lavorative. I sogni e le aspettative sono il pane quotidiano di una realtà carente. Mai simile panorama è stato tanto ammirevolmente illustrato e musicato come in quest’opera. Lo spettacolo prodotto dal Bassano Opera Festival è curato interamente da Ivan Stefanutti, regista di chiara fama e soprattutto geniale artista. Egli sposta l’azione di qualche decennio, fin negli anni ’30, quando a Parigi abitavano personaggi come Picasso, Breton, Cocteau e altri, non sempre in condizioni ottimali. Rifacendosi a cineasti come Marcel Carné e Jean Vigo, Stefanutti ci regala uno spettacolo ispirato ai film in bianco e nero, nebbioso, gaio, frizzante d’amore, ma anche tragico e desolante. Altra grande prodezza del regista è stata quella di coordinare i giovani cantanti del concorso, alcuni addirittura debuttanti, in un ensemble di alto livello recitativo, credibile e disinvolto. Tra i quali vincitori direi che le migliori prove sono venute da Valdis Jansons, un Marcello vigoroso e sicuro, e da Szymon Komasa, uno Schaunard di strepitosa aderenza al personaggio nonché cantante, seppur di talento. I due amanti protagonisti erano Youngwoo Kim un Rodolfo dalla voce molto lirica e ben timbrata, anche se il registro acuto è ancora limitato, e Kishani Jayasinghe una Mimì molto musicale e puntuale, ma vocalmente debole. Agniezska Adamczak era una Musetta molto lontana dallo stile soubrette, ma egualmente convincente; cosa che non si può affermare del Colline di Aleksandar Stefanoski: voce possente, ma ancora troppo acerba e sovente monotono. Ottimo, tra i comprimari, il Benoit di Nicolò Rigano, mentre non particolarmente incisivo Maurizio Magnini nel ruolo di Parpingol. La vera sorpresa della serata l’ha regalata il podio e precisamente il giovane Andrea Battistoni. Questo ragazzo, appena ventiduenne, mi ha entusiasmato per la sua attenta e vibrante concertazione. Gesto elegante, attento ai particolari, efficace nella dinamica e soprattutto nel coordinare i cantanti con superba incisività. Certo, non tutto era perfetto: ad esempio, il valzer di Musetta era lento, il finale dell’atto II non particolarmente “festivo” e in altri momenti mi sarei aspettato più espansione orchestrale, più abbandono, ma considerata la giovane età e la professione iniziata da qualche anno, non si può che essere soddisfatti e compiaciuti di tanto entusiasmo e talento, i cui risultati nei prossimi anni dovrebbero portare performance ancor piu mirabili. A risentirla presto M.o Battistoni, con tante aspettative! Teatro affollato e giustamente caloroso d’applausi per il direttore e i giovani cantanti, particolarmente gradito il tenore Youngwoo Kim, toni piu smorzati all’uscita del regista, del tutto ingiustificati, a meno che non si volesse sottolineare che tre intervalli per una “Bohéme” sono assurdi, se non improponibili al giorno d’oggi. Foto Ennevi – Verona