“Lulu” al Teatro alla Scala

Teatro alla Scala di Milano – Stagione d’opera e balletto 2009/2010
“LULU”
Opera in tre atti. Libretto e musica di Alban Berg
Lulu LAURA  AIKIN
Contessa Geschwitz/ Una guardarobiera del teatro  NATASCHA  PETRINSKY
Uno studente/Gromm MAGDALENA ANNA  HOFFMANN
Il primario/il professore/ Il principe/il domestico/ Il marchese ROBERT  WORLE
Il banchiere/Il direttore del teatro/ Il pittore/ un negro ROMAN  SADNIK
Dottor Schon/Jack STEPHEN  WEST
Alwa THOMAS  PIFFKA
Schigolch/un clown FRANZ  MAZURA
Un domatore/un atleta RUDOLF  ROSEN
Commissario di polizia GIOVANNI  LUCINI
Una quindicenne PERVIN  CHAKAR
Sua madre ROMINA  TOMASONI
Un’arredatrice CLAUDIA  BANDERA
Un giornalista VALDIS  JANSONS
Un domestico BERTRAM  KLAMP
Orchestra e del Teatro alla Scala
Direttore Daniele Gatti
Regia Peter Stein (ripresa da Jean Romain Vesperini e Lorenza Cantini)
Costumi Moidele Bickel
Scene Ferdinand Wogerbauer
Luci Duane Schuler
Coproduzione tra Teatro alla Scala, Opéra de Lyon e Wiener Festwochen
Milano, 15 aprile 2010

Successo travolgente alla Scala per l’opera incompiuta di Alban Berg che veniva rappresentata per la seconda volta nella versione completata da Friedrich Cehra . Berg prese spunto per “Lulu” da due drammi teatrali dello scrittore Frank Wedekind, “Lo spirito della Terra” e “Il vaso di Pandora”. L’opera, considerata il capolavoro di Berg, rimase parzialmente incompleta: la morte impedì a Berg di strumentare e rivedere i terzo atto. Venne perciò rappresentata in due atti e con l’inserimento di due brani tratti dal terzo atto che Berg aveva inserito nei Symponische Stucke. Solo il 24 febbraio 1979 Lulu venne rappresentata integralmente all’Opéra di Parigi, grazie al lavoro di completamento operato dal compositore Cerha. Lulu è una famme fatale,  dal temperamento sconvolgentemente vitale e sottomesso al piacere sensuale. Ogni uomo che giunge in contatto con lei la chiama in maniera differente ed ella accetta di essere tutte e nessuna. Donna che domina gli uomini,  è uno strumento del male per taluni, del destino per altri, chi si lega a lei  se ne libera solo con la morte.  In fondo Lulu è lei stessa vittima di se stessa e del mondo borghese ipocrita che la circonda.
Spettacolo di grande effetto visivo questo firmato da  Peter Stein, non ci sono particolari sorprese, ma tutto si muove entro i canoni di una  recitazione perfetta. Molto bello l’impianto scenografico di  Ferdinand Wogerbauer (particolarmente suggestiva la scena prima del II atto e la soffitta londinese) così come  i  costumi di Moidele Bickel. Estremamente rigorosa e analitica e vibrante la concertazione di Daniele Gatti che a portato l’orchestra scaligera a un rendimento straordinario. Laura Aikin era scenicamente una perfetta protagonista, vocalmente ancor meglio se considerata la lunghezza della parte e la complessa e impervia tessitura del ruolo. Il livello della locandina era di molto superiore alla media, come raramente accade, a cominciare dal bravissimo Thomas Piffka, alla sensuale Natasha Petrinsky, all’impeccabile Stephen West e all’altrettanto convincente Franz Mazura. Il pubblico, nonostante le defezioni nel corso degli intervalli, ha tributato un convinto e meritato successo allo spettacolo. Foto di Marco Brescia, archivio teatrale del Teatro alla Scala