Verona, Arena Opera Festival 2010: “Madama Butterfly”

Fondazione Arena di Verona – 88° Festival 2010 – Franco Zeffirelli e l’Arena
“MADAMA BUTTERFLY”
Tragedia giapponese in tre atti su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, dal dramma omonimo di David Belasco
Musica Giacomo Puccini 
Cio-Cio-San HUI HUE
Suzuki VERONICA SIMEONI
Kate Pinkerton AUSRINE STUNDYTE
F.B.Pinkerton MASSIMILIANO PISAPIA
Sharpless GABRIELE VIVIANI
Goro LUCA CASALIN
Il principe Yamadori GIULIANO PELIZON
Lo zio Bonzo MANRICO SIGNORINI
Il Commissario imperiale FABIO BONAVITA
L’Ufficiale del registro DANIELE CUSARI
Madre di Cio-Cio-San ASUDE KARAYAVUZ
Cugina di Cio-Cio-San SIMGE BUYUKEDES
Orchestra, coro, corpo di ballo e tecnici dell’Arena di Verona
Direttore Antonio Pirolli
Maestro del Coro Giovanni Andreoli
Regia e scene Franco Zeffirelli
Costumi Emi Wada
Movimenti coreografici Maria Grazia Garofoli
Verona, 2 luglio 2010
Con il titolo “Franco Zeffirelli e l’Arena”, il festival è interamente dedicato alla riproposta delle produzioni che il regista fiorentino ha creato per il vasto palcoscenico areniano. Unica novità, Turandot.  Questa Madama Butterfly, del 2004 e poi riproposta nel 2006, ha avuto delle modifiche, soprattutto per ciò che riguarda la sempre sovrabbondante presenza di figuranti e quant’altro che hanno caratterizzato gli spettacoli del regista fiorentino. In ogni caso, la “collina del piacere” di Nagasaki  che poi si aprirà per mostrare la casa di Cio-Cio-San , è animatissima e, come succede in questi casi, si prova un senso di fastidio nel vedere un continuo andirivieni di marinai, geishe, bambini, venditori, ecc. perchè risultano essere degli elementi di disturbo dalla musica. In quanto al lavoro sui personaggi, non sembra di cogliere un  particolare scavo sui personaggi e situazioni. Un solo esempio:  raramente  è capitato di vedere il duetto d’amore del primo atto così “asettico” e poco coinvolto. Certamente i due protagonisti non hanno delle grandi doti sceniche e, di conseguenza, il risultato è quello che è, decisamente convenzionale.  L’opera procede senza momenti memorabili, senza che nulla rimanga impresso, se non per lasciare perplessi: come  l’inutile  e continuo dispiegare  o chiudere di paraventi  ai lati della casa di Butterfly o il finale dell’opera,  quando  delle figure femminili, forse i fantasmi di altre geishe morte d’amore, accompagnano il bambino verso Pinkerton. Sono soluzioni sceniche che fanno un po’ storcere il naso.  Sul piano musicale, la concertazione di Antonio Pirolli è tendenzialmente lenta, abbastanza equilibrata, all’occasione non priva di languore, ma sostanzialmente noiosa. Hui Hue è un soprano dotata di uno strumento notevole per volume e ampiezza. Canta con notevole slancio e talvolta con finezza.  Non riesce sempre a controllare l’emissione tendenzialmente “di forza” e di conseguenza ne risente il caratteristico canto di conversazione pucciniano. Massimiliano Pisapia è un Pinkerton sgraziato, dal canto duro e monotono. Apprezzabile la Suzuki di Veronica Simeoni, mentre Gabriele Viviani è uno Sharpless incolore. Gli altri, eccettuato il buon Goro di Luca Casalin, sono mediocri o cattivi.  Buona l’orchestra e il coro si fa onore. Pubblico festante, ma decisamente scarso per gli spazi areniani. Foto Ennevi – Archivio Arena di Verona