Teatro “Verdi” di Padova:”Carmen”

Padova, Teatro Comunale “Giuseppe Verdi”Stagione Lirica 2010
“CARMEN”
Opéra-Comique in quattro atti su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy, dalla novella omonima di Prosper Mérimée.
Musica di Georges Bizet 
Carmen RINAT SHAHAM
Don José ANDREA CARE’
Micaela DARIA MASIERO
Escamillo NMON FORD
Zuniga GIANFRANCO MONTRESOR
Frasquita NATALIA ROMAN
Mercedees MILENA JOSIPOVIC
Le Dancaire GABRELE NANI
Le Remendado MAX RENE’ COSOTTI
Morales DONATO DI GIOIA
Coro Lirico Li.Ve,
Orchestra Regionale Filarmonia Veneta
Direttore Francesco Rosa
Maestro del Coro Giorgio Mazzucato
Regia, scene, costumi e luci  Ivan Stefanutti
Nuovo allestimento in coproduzione con i Comuni di Bassano e Rovigo
Padova, 24 ottobre 2010 
Nelle sue note di regia, Ivan Stefanutti, parlando del suo allestimento, parla di:”luogo della mente con caratteristiche che ce lo rappresentano come reale…Sembra una terra disastrata, ferita da guerre civili, inaridita dallo sfruttamento, infuocata dal sole, imbarbarita dall’isolamento. Ma è solo un luogo al confine della civiltà. Da quel punto in poi inizia il deserto, il niente umano. Qui ci si adatta all’ostilità della natura e degli uomini…”
Poche frasi per farci capire che quella vista a Padova è stata una Carmen in bianco e nero…o meglio sarebbe dire in bianco e grigio, visto che il colore dominante è appunto quest’ultimo. Stefanutti con un colpo di spugna deciso, cancella tutto quello che è tradizione, sia nei luoghi e nelle situazioni. Un unico luogo desolato che prende il posto della piazza di Siviglia, della taverna di Lillas Pastia e così via.  Siamo in una Spagna della guerra franchista?…Si, no…forse, ma credo che importi poco. Il fatto è che, negli ultimi anni, Zeffirelli a parte, si è passati a percorrere questa strada di decodifazione della partitura, abolisce tutto quello che è Spagna da agenzia turistica. Abbiamo un lungo elenco di Carmen contemporane, da  quella di Carlos Saura (Spoleto, 1995), a Pappi Corsicato (Napoli, 2000), a Martin Kusej (Berlino, 2005), fino a quelle di Dante Ferretti (Macerata, 2008) ed Emma Dante (Milano, 2009). Allestimenti più o meno trasgressivi dai quali però si può trarre una conclusione: Carmen è un’opera rappresentata nel 1875 , presenta dei colori e delle situazioni ben precise. Il  libretto  ci presenta poi dei personaggi che, a parte la protagonista, che sicuramente offre maggiori spunti interpretativi, sono  drammaturgicamente alquanto fragili. L’esperienza di spettatore e di critico mi permette di affermare che da un Don Josè o da Micaela e da un Escamillo si possa inventare  o compiere chissà quali trasformazioni. Ora tutto questo affannarsi in fantasiose operazioni registiche atte a voler cancellare il “colore locale” e in analisi psicoanalitiche dei personaggi, sono delle operazioni “zoppe”.  Va bene, possiamo pure sentire Bizet e  vedere un landa di rocce desolate al posto di Sivigli, ma quello che esprimono e sono i protagonisti è quello che il compositore e il librettista  hanno creato. E’ quindi così assurdo esprimere visivamente quelli che sono i colori e le atmosfere che la musica trasmette?…
Sul piano musicale, la direzione di Francesco Rosa appare complessivamente corretta, equilibrata, nitida, ma anche piuttosto convenzionale e alquanto limitata sul terreno dell’agogica  e delle dinamiche. La protagonista, il mezzosoprano Rinat Shaham è indubbiamente dotata di presenza scenica. Vocalmente però ci troviamo a dovere a che fare a un altro di quei casi di  mezzsosoprani più di detto che di fatto: timbro opaco e intubato e un registro acuto tutt’altro che formidabile. Sfoggia però una buona linea di canto e finezza (salvo qualche volgarità  nell’ultima scena dell’opera). Il Don Josè di Andrea Carè è giovanile è appassionato. La voce è bella, fluida e luminosa. C’à qualche tensione nei momenti più concitati della partitura, è quindi consigliabile molta attenzione e oculatezza nelle scelte future per trasformare in certezza questa che, al momento è una bella promessa. Al contrario  Nmon Ford è stato un Escamillo dalla voce  sorda e legnosa. Daria Masiero, benchè visimante ingoffata  in un improbabile abito, è stata una Micaela plausibilissima, luminosa, espressiva,  completamente a suo agio nella linea di canto, dominata agevolmente. Nelle altre parti si sono esibiti elementi di buon livello, come Gianfranco Montresor (Zuniga), Natalia Roman (Frasquita), Milena Josipovic (Mercedes), Donato Di Gioia (Morales),  Gabriele Nani (Le Dancaire) e l’inossidabile Max Renè Cosotti (Le Remendado). L’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta è stata buona e il Coro Lirico Li.Ve.  diretto da Giorgio Mazzucato, si è comportato dignitosamente.
Foto Michele Giotto