Antonio Cagnoni (1828 – 1896):”Don Bucefalo”, “Re Lear”

Melodramma giocoso in tre atti, libretto di Calisto Bassi. Orchestra Internazionale d’Italia, Coro da Camera Slovacco, Massimiliano Caldi (direzione), Filippo Morace (Don Bucefalo), Angelica Girardi (Rosa), Francesco Marsiglia (Il Conte di Belprato), Date Mizuki (Agata), Francesca De Giorgi (Gianetta), Massimiliano Silvestri (Carlino), Graziano De Pace (Carlino). Palazzo Ducale di Martina Franca, 20-22 luglio 2008. 2  CD  DYNAMIC 634/1-2.
Don Bucefalo fu allestito ed eseguito il 28 giugno 1847 presso il Conservatorio di musica di Milano, come prova conclusiva del diciannovenne alunno Antonio Cagnoni (1828-1896). Era la sua terza opera (dopo Rosalia di San Miniato e I due Savoiardi), ma la prima a sancirgli il successo e a imporlo come astro nascente del melodramma buffo italiano. La critica coeva riconobbe in lui «il germe d’estro svegliato, vivido e spontaneo» auspicando l’intervento di qualche impresario lungimirante, pronto a investire per aprirgli «il cammino nella pubblica carriera teatrale». In effetti dopo la «prima» milanese Don Bucefalo fu replicato in vari teatri sia italiani che stranieri e ovunque riscosse l’approvazione del pubblico, tanto da indurre Ricordi ad acquisire i diritti dell’opera.
Don Bucefalo risulta essere una felice sintesi  delle varie  formule del genere buffo (dai ruoli vocali alle strutture, alla scrittura dei recitativi e dei «parlanti», all’impostazione della strumentazione), è certamente inserito nella tradizione, ma nel contempo riesce ad avere una inusuale freschezza ed inventiva come ha dimostra chiaramente la ripresa al Festival di Martina Franca dove quasi si è gridati al “miracolo” ne sentire scorrere le brillanti melodie scritte da Cagnoni in una esecuizone, per altro apprezzabilissima.
Un esito felice che ha sicuramente fatto da sprone per la ripresa, la stagione successiva (estate 2009) di un altro lavoro di Cagnoni, questa volta della maturità e indubbiamente ben più ambizioso.
Tragedia uin quattro atti e sette parti, libretto di Antonio Ghislanzoni. Coro Slovacco di Bratislava, Orchestra Internazionale d’Italia, Massimiliano Caldi (direzione), Serena Daolio (Cordelia), Costantino Finucci (Re Lear), Danilo Formaggia (Edgardo), Eufemia Tufano (Regana), Vladimer Mebonia (Conte di Gloster), Rasha Talaat (Il Matto), Maria Leone (Gonerilla), Omar Jokhadze (Il duca di Cornovaglia), Domenico Colaianni (Il conte di Kent), Cristian Camilo Navarro Diaz (Edmondo).19-21 luglio 2009, Palazzo Ducale di Martina Franca 19-21 luglio 2009. 2 CD DYNAMIC 648 /1-2
Il Re Lear in una versione librettista di  Antonio Ghislanzoni  del 1885 e musicata da Cagnoni nel 1893, mai  rappresentata vivente l’autore. La celebre tragedia shakespiriana che per altro sappiamo essere stato un sogno mai realizzato di Giuseppe Verdi, si  presenta come un lavoro sostanzialmente schiacciato dalla  stessa fonte narrativa.  Della grandezza dei personaggi del Bardo di Stratford qui appare ben poca cosa e la musica non va oltre un certo mestiere  scarsamente supportato  da una ben  modesta invenzione melodica. La riduzione della tragedia in poco più di 2 ore di musica riduce altresì i caratteri dei personaggi a semplice icone di figure  di un meldoramma  convenzionale. Sul podio Massimiliano Caldi,  cerca di dare un cerca di salvere il salvabile ma, oltre alla modestia della partitura, si trova un cast  appena decoroso. Alla luce di ciò  si può affermare il ben noto detto che “non tutto è oro quello che luccica” anche se si tira in ballo il nome di William Shakespeare.