Parma, Teatro Regio:”Il Barbiere di Siviglia”

Parma, Teatro Regio, stagione lirica 2011
“IL BARBIERE DI SIVIGLIA

Dramma comico in due atti su libretto di Cesare Sterbini
Musica di Gioachino Rossini
Edizione Edwin F. Kalmus
Il Conte d’Almaviva DMITRY KORCHAK
Bartolo BRUNO PRATICÒ
Rosina KETEVAN KEMOKLIDZE
Figaro LUCA SALSI
Don Basilio GIOVANNI FURLANETTO
Fiorello GABRIELE BOLLETTA
Ambrogio NORIS BORGOGELLI
Berta NATALIA ROMAN
Un ufficiale GABRIELE BOLLETTA
Orchestra e Coro del Teatro Regio di Parma
Direttore Andrea Battistoni
Maestro del Coro Martino Faggiani
Regia Stefano Vizioli
Scene Francesco Calcagnini
Costumi Annemarie Heinreich
Luci Franco Marri
Allestimento del Teatro Comunale di Ferrara – Ferrara Musica
Parma, 20 aprile 2011

E’ un Barbiere di Siviglia strano quello che ha concluso la breve stagione lirica del Teatro Regio di Parma: un Barbiere in cui tutto è filato liscio, senza particolari intoppi, a tratti anche divertente ma in cui il vero grande assente, a nostro avviso, è stato proprio Rossini.
La regia di Stefano Vizoli, molto minimale e giocata su abili cambi di scena, più che divertire strappa qualche sorriso. Nonostante i sedici anni intercorsi dal suo debutto a Ferrara, è un allestimento che, senza pretese innovative, si presta nuovamente ad una schietta funzionalità: sfrutta molto il carattere macchiettistico dei personaggi puntando sulle parodie degli atteggiamenti più classici fra innamorati e del buffo di tradizione. La scena ideata da Francesco Calcagnini è perlopiù vuota e scarna, intervallata da pochi ma essenziali oggetti. La casa di Don Bartolo è il perno di tutta la vicenda: piccola e bianca al centro della scena, quasi una casa di bambole, si apre scomponendosi per creare i vari ambienti. In tutto ciò sembrano stridere col contesto le insegne della bottega di Figaro (immaginate come un omaggio alla pittura metafisica) che calano dall’alto e la gigantesca libreria a casa di Bartolo. Il calore, lo scintillio e la vitalità della Spagna vengono relegati ai graziosi costumi creati da Annemarie Heinrich, sfarzosi nei ricami, dalle fogge e motivi moreschi. Le luci di Franco Marri tendono a cogliere la peculiarità della scena in atto, tramite tagli e colori netti in prevalenza blu notte, rosso e ocra. Un disegno illuminotecnico gradevole e azzeccato.
Luca Salsi ha cantato davvero bene: la voce è bella e timbrata, ben amministrata nella gestione del fiato, luminosa nella salita all’acuto. Abile e disinvolto in scena, conferisce un carattere molto gioviale al leggendario factotum: resta perfettibile il canto di agilità che talora suona impreciso. Molto più rossiniano quanto a stile è Dmitry Korchak come Conte D’Almaviva: il giovane tenore russo non può fare affidamento su una voce dal timbro particolarmente accattivante ma canta con grande rispetto delle dinamiche, slancio lirico e varietà di colori. Talvolta capita che la voce in zona acuta suoni un po’ nasale, soprattutto nell’esecuzione del lungo rondò Cessa di più resistere eseguito comunque con accortezza. Un po’ impacciato scenicamente, tende a privilegiare l’aspetto languido del personaggio anziché quello più irruento e passionale. Chi invece sembra tenere le redini della relazione amorosa è la Rosina di Ketevan Kemoklidze: vivace e spigliata, il mezzosoprano georgiano ha voce di colore piuttosto scuro, apprezzabile quanto a omogeneità anche nella salita all’acuto. A parte ciò, non ci sembra che Rossini sia il suo autore ideale, visto che il suo modo di affrontare il canto di coloratura appare poco fluido. Bruno Praticò nei panni di Bartolo punta molto sulla simpatia, l’innato senso teatrale che da sempre caratterizza quest’artista, sfruttando al meglio i siparietti in dialetto parmigiano e l’aspetto caricaturale del buffo: i limiti vocali più evidenti restano il registro medio debole e il sillabato il più delle volte abbozzato. Giovanni Furlanetto come Don Basilio offre una raffigurazione diametralmente opposta alla classica figura del maestro di musica macchinatore: sembra capitare un po’ per caso nella vicenda, più uno sprovveduto abbindolato. Vocalmente la prestazione è sottotono, caratterizzata da un’emissione opaca.  La Berta di Natalia Roman è abbastanza briosa come attrice ma l’aria Il vecchiotto cerca moglie è risolta in modo piatto e incolore. Gabriele Bolletta è apprezzabile nella doppia veste di Fiorello e Ufficiale mentre buono è l’Ambrogio di Noris Borgogelli. Al solito ottimi gli interventi del Coro del Teatro Regio di Parma diretto da Martino Faggiani. Alla concertazione di Andrea Battistoni, a capo dell’Orchestra del Teatro Regio particolarmente fiacca, pur rispettosa del canto e sempre attenta alle dinamiche in scena, sembra talvolta mancare la giusta tinta e vitalità rossiniana. Il numerosissimo pubblico ha premiato il cast con molti applausi, anche a scena aperta.