La “Babilonia” di Ismael Ivo

Verona, Teato Camploy, Rassegna l’Altro Teatro
“BABILONIA
IL TERZO PARADISO”
Ideazione, regia e coreografia di Ismael Ivo
Musiche di Handel, Graun, Leo, Caldara, Broschi
Intepreti i danzatori del centro di perfezionamento in danza contemporanea della Biennale di Venezia, l’Arsenale della Danza.
Verona, 24 maggio 2011

babiloniaDopo aver creato The Waste Land, balletto che aveva come soggetto portante la devastazione dell’uomo sull’ambiente, e  Oxygen, incentrato su quella che è la prima attività del nostro essere creature viventi, ossia il respirare, Ismael Ivo aggiunge questo terzo quadro: Babilonia. Un titolo che evoca la famosa torre biblica il cui crollo generò il caos delle lingue. Il richiamo a quel mito, ovviamente non è casuale, visto che, Ivo attraverso i corpi dei suoi giovani danzatori, quanto mai “diversi” per etnie, caratteristiche fisiche e gestualità, ci racconta la mescolanza delle lingue, della culture, civiltà e e arti che costituiscono il nostro mondo. Mondi di essere e di vivere che sono ricchezza  ma, come ci racconta  quotidianamente la cronaca, sono anche oggetto di scontro, spesso perchè si vede solo si vuole giudicare l’altra cultura come un qualcosa di inferiore.
In questa balletto, il coregrafo brasiliano, ci trasporta in un ambiente chiuso da alte pareti bianche, così come in bianco si presentanobabilonia2 i danzatori che si esprimono  attraverso una fisicità  totale e che vuole rifuggire da una classificazione stilisitca, quello che in sostanza è il linguaggio espressivo di Ivo che attinge dalle  sue radici afro-brasiliane per fondersi al  classico, il moderno, il jazz, il teatro-danza e la danza Butoh giapponese. Espressioni di una fisicità totale che, veramente coinvolge in toto il corpo e lo porta ad esprimere i sentimenti più disparati in continue combinazioni che creano gli incontri, ma anche gli scontri tra i danzatori. Vi sono lunghi momenti (forse eccessivamente lunghi!) nei quali la danza è immersa, o forse sarebbe meglio dire sommersa, da suoni e rumori ossessivi e ripetuti, che  contrastano con gli “affetti” delle arie tratte da opere barocche. Un chiaro riferimento al mondo dei “castrati”… altri “diversi”? Un balletto indubbiamente carico di elementi concettuali, ma anche fortemente emotivi che nell’immagine finale, una proiezione di un volo di farfalle multicolore, verso il quale i danzatori si immergono. Tutti “diversi” ma uniti dal volare tutti uniti in queso universo. Uno spettacolo indubbiamente interessante anche se discontinuo nell’andamento, soprattutto nelle espressioni talvolta troppo marcatamente concettuali e ripetitive.  Il pubblico ha comunque reagito positivamente è ha tributato ai danzatori e al coreografo un successo caloroso.Foto Akiko Miyake