Firenze:”Il lago dei cigni – Lo scandalo Čajkovskij”

Firenze, Teatro Comunale, 74° Maggio Musicale Fiorentino
“IL LAGO DEI CIGNI
,LO SCANDALO ČAJKOVSKIJ”
Balletto in due atti 4 scene
Coreografia di Paul Chalmer
Musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij
Čajkovskij BRUNO MILO
Il cigno FEDERICA MAINE
Vladimir ALESSANDRO RIGA
Antonina Miljukova PAOLA VISMARA
La sorella di Čajkovskij SABRINA VITANGELI
Solisti e Corpo di Ballo Maggio Danza
Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
Direttore Nir Kabaretti
Scene Italo Grassi
Costumi Giulia Bonaldi
Luci Valerio Tiberi
Visual Designer Sergio Metelli
Nuovo allestimento
Firenze, 3 giugno 2011
Il creativo neo-direttore di Maggio Danza, Francesco Ventriglia, ha voluto offrire al pubblico del 74° Maggio Musicale Fiorentino un titolo quanto mai d’attualità a pochi mesi dall’uscita di Black Swan di Aronofsky. Protagonista a sorpresa di questa nuova edizione del Lago dei Cigni affidata al talento di Paul Chalmer è lo stesso compositore, come avverte il sibillino sottotitolo del manifesto: Lo scandalo Čajkovskij. Il coreografo canadese trae spunto dalla lettura della biografia di Čajkovskij curata da Alexandra Orlova, che vede nell’improvvisa morte del compositore a soli 53 anni un suicido imposto da una Corte d’Onore onde occultare la scandalosa relazione omosessuale del musicista con un giovane membro dell’aristocrazia russa. La morte sarebbe avvenuta per avvelenamento da arsenico identico nei sintomi al contagio da colera.
La trama si compone di una serie di flashback più o meno visionari sulla vita del compositore, che ruotano tutti intorno alla figura di Vladimir “Bob” Davydov quel nipote, dedicatario della Sinfonia Patetica, verso il quale Čajkovskij nutrì una tormentata passione fino al punto di nominarlo suo erede in universum jus. Nella sua versione in 2 atti e 4 scene, Chalmer recupera il concetto di “atto bianco” ma lo stravolge nella sostanza – eliminando i tutù e gli ossequi alla tradizione romantica – e vi contrappone  un  secondo atto interamente in nero.
Nel Prologo che anticipa il finale, vediamo Čajkovskij alle prese con il fatidico bicchiere. La prima scena è ambientata sulla riva di un lago nella solare cornice della casa di campagna dei Davydov durante la festa di compleanno di Vladimir. Sulle insinuanti note dell’oboe appare – come una lugubre premonizione – la visione di Antonina Miljukova, moglie di Čajkovskij, unico personaggio in nero nel candore del primo atto, che rievoca in un tormentoso pas de deux il fallimento del matrimonio. Čajkovskij tenta il suicidio nelle acque del lago. I cigni, simbolo di grazia ed innocenza, gli appaiono in sogno quale visione idealizzata di Vladimir.  Come in un vortice discendente segue l’atto nero in cui Čajkovskij partecipa ad un ballo in maschera circondato da sinistri clown. Viene mantenuta la sezione di danze popolari (Czardas, danza spagnola e napoletana) tutta al maschile. Lo stesso Čajkovskij si esibisce in una variazione di sapore folclorico con tanto di manège finale sulle note della danza russa. Appare nuovamente Vladimir stavolta a fianco del cigno nero. Čajkovskij è raggiunto e smascherato dalla Corte d’Onore che gli ordina una via d’uscita onorevole. Risolutosi a bere il veleno il musicista muore fra le immagini di Vladimir e dei cigni.
Nello stupendo allestimento di Italo Grassi, domina il tema della ciclicità dell’acqua, specchio dell’anima nel suo continuo mutare di stati da nuvola a pioggia, da ghiaccio a neve, dall’acqua del lago a quella contaminata che darà la morte a Čajkovskij. Lo stesso spazio scenico è circolare con un fondale attraversabile come un fluido, realizzato con una cortina di fili semicircolare arricchita con suggestive proiezioni. La costumista Giulia Bonaldi ha immaginato i cigni nel particolare momento della loro trasformazione in donne, mentre con pudore cercano di nascondere l’improvvisa nudità, resa con calzamaglie color carne.  Solo il cigno nero indossa il tradizionale tutù sotto ad un ricco mantello di piume.
Il complesso ruolo di Čajkovskij è stato sostenuto con presenza e padronanza da un veterano di Maggio Danza come Bruno Milo accanto al quale debuttavano il titolo l’etoile ospite Alessandro Riga, un Vladimir perfetto tecnicamente ed emotivamente  e la nuova promessa Federica Maine eletta fra le file di Maggio Danza ad indossare le piume del Cigno. L’artista ha ben reso il carattere del cigno nero con movimenti nervosi e scattanti, mentre avrebbe potuto avere un maggiore abbandono sul ruolo del cigno bianco. Completano, fra gli altri, il cast Paola Vismara, intensa interprete della visione di Antonina Miljukova e Sabrina Vitangeli nel ruolo della sorella di Čajkovskij.
I ballerini si avvalgono del sostegno sonoro dell’Orchestra del Maggio (che da tempo non collaborava con Maggio Danza in seno al Festival) sotto la direzione di Nir Kabaretti. Fra i bellissimi assoli dei professori d’orchestra spicca quello alla tromba di Andrea dell’Ira nella danza napoletana.
Chalmer non rompe completamente con la tradizione adottando un vocabolario neoclassico con vaghi richiami alle architetture balanchiniane. Il suo disegno coreografico valorizza a pieno gli accenti musicali e il pathos di una partitura che sembra davvero esprimere tutta l’irrequietudine ed il tormento che caratterizzano l’esistenza di Čajkovskij .
Foto Gianluca Moggi