Parma, Teatro Regio:”Jewels”

Parma, Teatro Regio, ParmaDanza 2011
“JEWELS”
Emeralds

Coreografia ripresa da BEN HUYS
Musica di Gabriel Fauré
GILDA GELATI, ALESSANDRO GRILLO
PETRA CONTI, MICK ZENI
Rubies
Coreografia ripresa da PATRICIA NEARY
Musica di Igor’ Stravinskij
Pianoforte ROBERTO COMINATI
Artista ospite OLESIA NOVIKOVA
SOFIA ROSOLINI
ANTONINO SUTERA
Diamonds
Coreografia ripresa da JOYSANNE SIDIMUS e ELYSE BORNE
Musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij
Artista ospite ALINA SOMOVA, ERIS NEZHA
Corpo di Ballo del Teatro alla Scala,
direttore Makhar Vaziev
Orchestra Del Teatro Regio Di Parma
Direttore David Coleman
Coreografia George Balanchine
Scene Peter Harvey
Costumi Karinska
Supervisione ai costumi Holly Hynes
Nuova produzione del Teatro alla Scala
Jewels, coreografia di George Balanchine © The George Balanchine Trust, balletto di Balanchine®,
è presentato in accordo con il George Balanchine Trust ed è stato prodotto secondo i parametri di
Balanchine Style® e Balanchine Technique® stabiliti e forniti dal Trust.
Parma, 29 maggio 2011
Il 1928, al Teatro Sarah Bernhardt di Parigi, Apollo incontra tre delle sue muse in una veste totalmente nuova: quella ideata da George Balanchine per Apollon Musagète. Punto di partenza di ulteriori rimaneggiamenti, Apollon getta le basi per la poetica e l’estetica balanchiniana. Anzitutto l’importanza del gesto e della postura sempre in primo piano, chiaro e emblematico, in grado di catturare l’attenzione dell’astante (su tutti, basti ricordare il celebre toccarsi degli indici tra Apollo e Tersicore ispirato alla Creazione di Adamo di Michelangelo). Secondariamente il prescindere da una narratività di base: quello di Apollo come soggetto è, nel complesso, di importanza secondaria. In un balletto di questa qualità il ritmo narrativo è segnato dalle pose, dalla forma dei movimenti nello spazio, dallo sviluppo consequenziale della coreografia che nasce dal fluire della musica. Per usare le celebri dichiarazioni di Balanchine “Sono contro le parole. Non comprendo le parole.” Così accade anche per Jewels, che balletto di matrice narrativa non è: è però un grande omaggio alla danza, alla storia della danza. Ispirato alla bellezza delle pietre preziose, come già per Le Palais de Cristal, questo balletto del 1967 celebra tre momenti topici della storia della danza in tre partizioni: Emeralds il balletto romantico di tradizione francese su musiche di Gabriel Fauré, Rubies la dirompente novità della danza americana su musiche dell’adorato Stravinskij e, per finire, Diamonds omaggio al balletto imperiale russo sulle musiche di Čajkovskij. Quest’anno, il Teatro alla Scala di Milano ha deciso di allestire questo capolavoro della danza novecentesca: produzione che, passando per Parma, arriverà poi in Polonia.
Per l’appunto in un caldissimo fine settimana di maggio al Teatro Regio di Parma ha avuto luogo la tappa intermedia di questa prestigiosa tournée. Anzitutto il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala: prestazione buona, quasi ottima nella monumentale coreografia finale di Diamonds (considerati comunque gli spazi d’azione ristretti rispetto a quelli del Piermarini…). In Emeralds hanno figurato benissimo Gilda Gelati e Alessandro Grillo: ancor meglio Mick Zeni e Petra Conti. A quest’ultima, però, va il nostro plauso più convinto per aderenza stilistica, l’ottimo lavoro di braccia, levigato, elegante e morbidissimo… a vederla così sicura e, al contempo, naturale si ha la sensazione dell’epifania di una piccola divinità silvana nello splendore degli smeraldi. In Rubies ben si destreggia Sofia Rosolini; Olesia Novikova è un’ottima danzatrice ma appare un po’ algida e ponderata nell’esprimere l’esprit così innovativo e, perché no, viperino della danza americana. Bravo senza riserve invece Antonino Sutera. E infine Diamonds: la vera sorpresa per noi è stata Alina Somova che, rispetto a passate esibizioni, ha danzato con stile ed eleganza dimostrando di saper coniugare cognizione tecnica e rigore stilistico. A Eris Nezha l’unico appunto da rilevare sono le linee piuttosto limitate in lunghezza: quanto al resto, è un eccellente ballerino, elegantissimo, ottimo porteur, capacità di elevazione superba. David Coleman, a capo di un’Orchestra del Teatro Regio di Parma particolarmente in forma, ha impresso alla tre partizioni un’ottima lettura. Magnifico e prodigo di vitalità l’accompagnamento al pianoforte di Roberto Cominati. Due note sul classico allestimento che vede le scene di Peter Harvey e i costumi di Barbara Karinska: tutù verdi alla Degas per gli Smeraldi, costumi rossi e di fattura più agile e minimale per i Rubini, classico tutù semirigido per i Diamanti. Alcuni velari a mezz’aria che vanno a degradare in profondità e sui quali sono appese alcune “pietre preziose” costituiscono l’impianto scenico: le luci, di volta in volta, le colorano a seconda della partizione in atto. Una bella produzione, a tratti entusiasmante: molti e prolungati gli applausi del pubblico parmigiano.
Foto Roberto Ricci – Teatro Regio di Parma