Staatsoper Stuttgart:”La Juive”

Stoccarda, Staatsoper, Stagione Lirica 2010 / 2011
“LA JUIVE”

Grand-opéra in cinque atti su libretto di Eugène Scribe.
Musica di Jacques Fromental Halévy
Eléazar GILLES RAGON
Il Cardinale Brogni LIANG LI
Principe Léopold DMITRY TRUNOV
Rachel TATIANA PECHNIKOVA
Principessa Eudoxie CATRIONA SMITH
Ruggiero KARL-FRIEDRICH DURR
Albert CHRISTOPH SOKLER
Un araldo SEBASTIAN BOLLACHER
Coro e orchestra dell’Opera di Stoccarda
Direttore Sébastien Rouland
Maestro del Coro Michael Alber
Regia e Drammaturgia Jossi Wieler, Sergio Morabito
Scene Bert Naumann
Costumi Nina von Mechow
Coreografia Demis Volpi
Luci Lothar Baumgarte
Stoccarda, 9 giugno 2011
La stagione della Staatsoper si avvia alla conclusione, e con essa anche la gestione di Albrecht  Puhlmann, che a partire dal prossimo luglio lascerà il posto al nuovo sovrintendente Jussi  Wieler. Nei giorni scorsi è stato presentato il programma 2011/2012,  che prevede diversi  titoli interessanti come La Damnation de Faust, La Sonnambula, un dittico composto dalla  schönberghiana Glückliche Hand e Osud di Janacek, il Wozzeck, Platée di Rameau e le  consuete riprese tra le quali si segnalano due spettacoli come Norma e l´Elektra nella  messinscena di Konwitschny.
In questi giorni è andata in scena la ripresa de La Juive, produzione del 2008  che è stata uno dei maggiori successi nella gestione Puhlmann.  L´opera, andata in scena con enorme successo all´Opéra di Parigi nel 1835. E’  frutto del  lavoro congiunto di un librettista geniale come Eugene Scribe e di Fromental Halévy,  compositore di talento e parte di una grande famiglia che contribuì non poco ai fasti dell´opera francese. La vicenda, ambientata durante il Concilio di Costanza del 1415, è  imperniata su un tema attualissimo anche per il  pubblico odierno, quello del conflitto  interreligioso, incarnato nelle figure dell´israelita Eleazar e del cardinale Brogni.  Eleazar, padre putativo di Rachel, è una delle figure più complesse di tutta la storia  dell´opera, in particolare tra quelle affidate alla voce di tenore.  Perseguitato come ebreo,  odia i cristiani e per realizzare la sua vendetta nei confronti del cardinale si spinge fino  a sacrificare la vita di Rachel, figlia naturale del prelato da lui salvata e cresciuta.  Un modello di vendetta inesorabile che sarà poi ripreso da Verdi nel finale del Trovatore,  ugualmente conciso e forse per questo anche più terribile.
Come costruzione teatrale e qualità della musica, si tratta forse del lavoro più riuscito tra  quelli impostati sul modello del grand opéra. L´opera infatti, pur di esecuzione non  è frequentissima in quanto molto complessa e difficile, non è mai uscita del tutto dal repertorio   e moltissimi grandi tenori sono stati attirati dall´affascinante figura di Eleazar.  Tra gli interpreti del Novecento, basta fare i nomi di Enrico Caruso (di cui questa fu la sua  ultima interpretazione e anche il suo addio alle scene), Giovanni Martinelli, Richard Tucker e,  ai giorni nostri, Josè Carreras e Neil Schicoff.
La produzione di Stoccarda era stata molto apprezzata dal pubblico tre anni fa ed anche in  questa ripresa ha avuto un successo notevole. Merito innanzitutto della messinscena di Jussi  Wieler e Sergio Morabito, logica, intelligente e innovativa senza forzare o stravolgere  il  significato del testo.  Questa è una prerogativa degli spettacoli messi in scena dalla coppia,  che qui a Stoccarda sono stati numerosi e sempre accolti da grandi consensi di pubblico.  La regia attualizza il conflitto interreligioso ambientando l´opera durante il nazismo e  Morabito ha spiegato di aver preso lo spunto da due fotografie di una manifestazione  tenutasi a Costanza nel 1938, durante la quale gli ebrei furono costretti a sfilare indossando  per dileggio delle maschere ridicole, chiamate in tedesco Pappenmasken.  Questa citazione viene realizzata nel finale del terzo atto e nel pogrom che apre il quinto,  prologo alla catastrofe finale. Come sempre avviene nelle regie di Wieler e Morabito, la  narrazione è chiara e logica e la recitazione curata e senza eccessi. Un bello spettacolo,  che dimostra come si possa benissimo fare una regia moderna senza stravolgere le  caratteristiche drammaturgiche del testo originale e senza prevaricare la musica.
Di ottimo livello anche la parte musicale, per merito innanzi tutto del direttore Sébastian  Rouland, che qui da noi ha appena riscosso un grande successo personale con la sua  interpretazione de Il Trionfo del Tempo e del Disinganno di Händel. Una direzione  eccellente per la capacità di evocare il senso del grande affresco storico, stilisticamente  adeguata e perfetta nell´assecondare le esigenze del canto. Una prova di notevole  rilievo, tra le migliori che mi sia capitato di ascoltare in questo repertorio, ottimamente  assecondata dalla prova eccellente dell´orchestra e del coro preparato da Michael Alber.
Il cast era il medesimo delle prime rappresentazioni, ad eccezione del protagonista. Al  posto di un Chris Merritt generoso ma ormai vocalmente molto al di sotto delle esigenze di  questo difficile ruolo,  è subentrato il tenore francese Gilles Ragon, che ha esibito una  notevole sicurezza e un fraseggio di buona personalità e incisività, superando abbastanza  agevolmente tutti i numerosi passi scabrosi della parte e riuscendo a rendere in maniera  efficace la difficilissima scena finale del quarto atto, eseguita integralmente con la  celebre aria “Rachél, quand du Seigneur”  seguita da una cabaletta. di tessitura molto  impegnativa.  Il soprano russo Tatiana Pechnikova ha confermato la bella prestazione di tre anni fa,  impersonando la protagonista con notevole sicurezza vocale e accenti ispirati, in  particolare nel secondo atto. Lo stesso si può dire del basso cinese Liang Li, uno degli  elementi più validi dell´ensemble della Staatsoper, dotato di una voce ampia e facile,  che in questo ruolo ha dato una delle sue interpretazioni più convincenti.  Di nuovo positiva anche la prova di Catriona Smith, una delle cantanti più amate dal  pubblico di Stoccarda, che come Eudoxie ha sfoggiato la sua coloratura impeccabile,  frutto di una eccellente preparazione professionale che qui a Stoccarda le ha reso  possibile affrontare tutti i ruoli virtuosistici del repertorio.  Nel ruolo di Leopold, il principe fidanzato di Eudoxie che si finge israelita per sedurre  Rachel, questa volta abbiamo ascoltato il venticinquenne tenore russo Dmytri  Trunov, voce forse ancora un po´acerba ma molto dotata come estensione e sicuramente  di caratteristiche assai promettenti, molto efficace in particolare nella Serenata del primo atto.  Complessivamente uno spettacolo godibilissimo e un´interpretazione assai ben realizzata  di un´opera musicalmente e drammaturgicamente di grande valore.  Grande successo di pubblico per tutti gli interpreti.
Foto Matin Sigmund