Firenze, OperaFestival 2011:”La Traviata”

Firenze, Giardini di Boboli, OperaFestival 2011
“LA TRAVIATA”

Melodramma in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave
Musica di Giuseppe Verdi
Violetta Valéry ANNA SKIBINSKY
Alfredo Germont JAVE’ TOME’ FERNANDEZ
Giorgio Germont CARMELO CORRADO CARUSO
Flora Bervoix PATRIZIA SCIVOLETTO
Annina ANGELIQUE BOUDEVILLE
Gastone GABRIELE MUNAO’
Il barone Douphol DARIO SHIKHIMIRI
Il marchese D’Obigny DARIO CIOTOLI
Giuseppe ALFONSO STELLA
I dottor Grenvil, Un domestico di Flora,  Un commissonario TOMMASO CORVAJA
Coro e Orchestra OperaFestival
Direttore Matteo Beltrami
Maestro del Coro Maurizio Preziosi
Regia Beppe De Tomasi
Scene Nicola Visibelli
Costumi Micol Joanka Medda, Caterina Bottai
Luci  Alessandro Ruggiero
Firenze, 14  luglio 2011

La Traviata” di Giuseppe  Verdi è il secondo appuntamento di questa nuova stagione dell’OperaFestival di Firenze che nonostante i tagli e le difficoltà economiche è riuscita con successo a mantenere strenuamente il contatto con il suo pubblico all’interno di una consolidata tradizione. Lo ha fatto grazie alla tenacia di tutti i collaboratori amministrativi ed artistici che compongono questo giovanissimo “team”di professionisti a capo del quale si muove un energico Luca Canonici come direttore artistico, sempre attento alle scelte artistiche ed i titoli di cartellone.
Il Giardino Boboli è uno straordinario spazio naturale e lo scenografo Nicola Visibelli deve averlo pensato quando ha letteralmente costruito la scena dando sempre spazio a giochi prospettici che rendevano protagonisti non solo gli interpreti, ma anche gli spazi architettonici dei giardini in particolare la straordinaria Fontana del Nettuno. Le scene rievocano i fasti di un teatro ottocentesco con stucchi e oro, al centro della cui platea immobile e quasi a mo’ di simulacro si appoggia una grandissima mensa nera, quasi rievocasse un triste feretro come inevitabile ed ineluttabile destino della protagonista (ed aggiungerei la meschinità di certi atteggiamenti borghesi dell’800). I costumi di Micol Joanka Medda/ Caterina Bottai sono assolutamente sfarzosi e provengono interamente dell’Archivio storico Cerratelli di Firenze.
Il Maestro Beppe de Tomasi ci ha regalato una regia assolutamente tradizionale  citando volutamente l’allestimento che Luchino Visconti aveva costruito per la Traviata Scaligera sulla figura dell’indimenticabile Maria Callas. L’oramai espertissimo regista ha saputo disegnare una Traviata giovane e fresca seppur sempre drammaticamente consapevole del suo fato. Se dovessimo trovare un punto  debole nella  costruzione dell’impianto registico lo troveremmo nella costanza presenza di comparse nei palchetti ad osservare tutta l’opera come spettatori esterni  assolutamente invadenti nei momenti dove lo spartito richiederebbe  profonda intimità e raccoglimento. Comunque sembrerebbe che  questi artefici siano necessari per riempire spazi privi di elementi scenici.
Il giovane direttore Matteo Beltrami è riuscito fin dalle prime note del Preludio a creare l’atmosfera musicale per farci presagire che la serata sarebbe stata un vero successo. Il suo gesto sicuro, ricco di piglio ed energia ha permesso che l’ottima orchestra di Operafestival suonasse come mai precedentemente. Il Maestro Beltrami è infatti riuscito ad estrarre dei colori soprattutto negli archi che raramente riescono a distinguersi e svettare  in spazi aperti creando omogeneità di suono tra tutti gli strumenti. Sempre in grado di gestire pienamente il contatto tra orchestra e palcoscenico, ha regalato allo spartito dei rarissimi accenti grazie ad idee musicali innovative. Le frasi lunghissime che il Maestro ha chiesto sia all’orchestra che ai solisti hanno fatto si che l’espressione ed il fraseggio  siano stati i veri protagonisti della partitura.
Anna Skibinsky ha cantato il ruolo di Violetta con un organo vocale privo di tutti quei vizi tecnici che si trovano spesso in alcune cantanti che vogliono affrontare questo ruolo. La sua voce sempre fresca le ha permesso di disegnare una Violetta giovane ed attraente, senza però mai perdere di vista l’altro aspetto del personaggio che è anche struggente e disarmante e questo grazie ad un  bagaglio tecnico e scenico assolutamente notevole. La voce è stata sempre ben proiettata nel grande spazio dei Giardini di Boboli permettendole di passare l’orchestra ed arrivare in  tutti gli spazi sia nel registro medio grave che  in quello acuto .L’interprete è riuscita a cantare questo ruolo con una “nuances” di colori incredibili. Le agilità svettanti e il timbro vellutato le hanno permesso di arrivare al finale del primo atto nella sua notissima aria “Sempre libera” con un Mib come da tradizione tenuto lunghissimo e con grande brillantezza. Il duetto con Germont poi del secondo atto è stato commovente: la sua voce si piegava alla propria interpretazione con una facilità incredibile grazie all’uso di  fiati lunghissimi che le hanno permesso di assecondare le volontà del direttore fino ad arrivare a fare dei pianissimi mozzafiato. Nel “Dite alla giovine” è riuscita a scolpire  un’atmosfera quasi irreale superando a pieni voti per intensità di fraseggio e volume il secondo atto che per il soprano che canta quest’opera è sempre considerato uno scoglio assai arduo. L’ultimo atto infine è stato un susseguirsi di emozioni vocali ricco di pianissimi e fortissimi. Infine nel terzo atto nella celeberrima aria“ Addio del passato” la Skibinsky non ha lasciato al caso nessun suono. Il canto legato, i filati, il crescendo e lo smorzato, la gestualità nel momento giusto sostenuti naturalmente dalla sua grande tecnica hanno fatto sì che questo fosse forse il momento più alto della rappresentazione. Per lei un indiscusso successo personale, premiato da appalusi scroscianti e chiamate in scena.
Carmelo Corrado Caruso possiede un’organo vocale importante predilegendo il suo personaggio sull’interpretazione scenica, più che sul quella vocale. Il cantate siciliano canta a tratti con vocali strette e predilige il canto di fibra penalizzando cosi la purezza del suono e della linea del canto. La voce risulta poco appoggiata  nel registro centrale e acuto forse per un’eccessiva volontà di scurire il suono e “camuffarlo”per farlo più scuro e drammatico. La sua performance può essere però considerata complessivamente decorosa.
Javier Tomè Fernandez debuttava in assoluto il ruolo  di Alfredo. Il materiale vocale di questo giovane tenore può essere considerato interessante anche se non privo di vizi tecnici. La voce nella zona acuta è più volte ingolata. Il cantante mostra poi evidenti problemi di dizione,  inoltre canta sempre “di spinta” compromettendo cosi espressività e sfumature che la parte di Alfredo richiederebbe. Sembra che la sua unica preoccupazione sia quella di farsi sentire sempre e comunque! Alfredo è altra cosa è espressività cesellata è impeto è tristezza ma anche amore e queste componenti non sono emerse per mancanza di “esperienza vocale” ed anche scenica. Ci auguriamo che con tanto studio tecnico e tanta esperienza di palcoscenico, questo cantante possa emergere in futuro. Possiede tutto il materiale per poter migliorare. Patrizia Scivoletto cantava la sua Flora in maniera discontinua. La voce non è delle più interessanti e gradevole da ascoltare. Anche il volume è abbastanza modesto in più parti e poco aderente al personaggio da interpretare. L’Annina di Angelique Boudeville al suo debutto assoluto su di un palcoscenico ha bella voce, ma sembra ancora incosapevole del proprio strumento e dello spazio di scena nel quale esprimersi. Bene Il Barone Duphol di Dario Shikhmiri ed apprezzabili nei ruoli secondari Il Marchese d’Obigny di Dario Ciotoli, il Gastone di Gabriele Munaò,il dottore,il commissario ed il domestico di Tommaso Corvaja ed il Coro di Opera Festival guidati dal Maestro Maurizio Preziosi. Imbarazzante Alfonso Stella nel brevissimo ruolo di Giuseppe. Un tutto esaurito con un pubblico generoso nei consensi e negli applausi, particolarmente prolungati verso la protagonista della serata. Foto  Mark Abouzeid