Beverly Sills – Donna di casa e donna in carriera

Il 17 novembre 1956 Beverly Sills e Peter Greenough furono uniti in matrimonio nello studio di Estelle Liebling. Fu un matrimonio molto intimo. La Liebling suonò la marcia nuziale e il rito avvenne con i due sposi in piedi su quello stesso tappeto orientale su cui Estelle Liebling aveva ordinato a Beverly di stare quando aveva sette anni.
Il rito ebbe luogo a mezzogiorno e alle cinque gli sposini erano su un aereo per la Florida. E fu così che passarono la loro prima notte insieme da marito e moglie. Beverly era una donna ventisettenne e, pur non essendo una ragazzina innocente, aveva vissuto fino ad allora in accordo con i desideri dei suoi genitori. Era stata cresciuta in un tempo in cui una ragazza ebrea doveva vivere coi suoi e rimanere casta fino al giorno del suo matrimonio, «giorno in cui sua madre avrebbe pianto al pensiero che un qualche uomo avrebbe deflorato la sua meravigliosa vergine ebrea», così come ne parlò la Sills stessa. Beverly, pur non potendo provarlo, era certa che la madre avesse pianto a dirotto quella notte. Lei, di certo, no.
La mattina dopo i due volarono a Nassau per la loro luna di miele, che sarebbe durata tre settimane. Un fotografo dell’ Associated Press li fotografò al loro arrivo a Nassau. La foto fu pubblicata su qualche quotidiano con la seguente didascalia: “Peter Greenough, direttore del Cleveland Plain Dealer, e sua moglie, Jackie Searles.” Jackie Searles era una giovane attore comico! Peter Greenough era un uomo decisamente normale, ma dalle abitudini consumistiche eccentriche. Dato che viaggiavano molto, il guardaroba del marito della Sills si sciupava con estrema facilità. Due volte l’anno, si recava da Brooks Brothers e si rifaceva completamente il guardaroba: prima quello estivo e poi quello invernale. E ogni anno comprava sempre gli stessi vestiti. Ogni tanto diceva a Beverly: “Non mi hai detto se ti piace il mio nuovo abito.” E la risposta di Beverly era sempre la stessa: “Come posso accorgermi che è nuovo? Sembra identico a quello dello scorso anno.” E infatti lo era.
Beverly Sills era convinta di aver sposato un uomo affetto dal più grave caso al mondo di shopping compulsivo. Scoprì dopo che comprava in grandi quantità perché odiava lo shopping e girare per fare acquisti. La Sills una volta dichiarò che questo era il tipico comportamento del marito: a Nassau, gli parlò di gardenie e commise un grande errore – lui sparì per un paio di ore e tornò con una tanica di un profumo alla gardenia chiamato Byzance. Se lo si mandava a comprare del formaggio spalmabile, lui tornava con un intero negozio di gastronomia.
I concerti di solito vengono organizzati con un anno di anticipo e, per la prima volta nella sua vita, Beverly aveva più lavoro di quanto ne desiderasse. Invece di dedicarsi alla sua nuova vita da donna sposata, la Sills passò i mesi di gennaio, febbraio e i primi di marzo del 1957 in tournée.
A metà gennaio, durante le prove per un tour di otto settimane intitolato A Night in Vienna basato su lavori di Strauss, appena rientrata da un concerto ad Athol, Beverly ricevette la chiamata di Norman Triegle, suo collega al NYCO, che la informava che il CdA del City Opera aveva deliberato la chiusura della compagnia. Triegle chiese a Beverly di unirsi a lui ed un paio di altri colleghi per un’ultima richiesta di salvare il City Opera, cosa che naturalmente lei fece. Lei, Triegle, il soprano Phyllis Curtin e il baritono Cornell MacNeil e tutti gli altri che appartenevano alla compagnia erano preparati a lavorare duro e tutto il tempo che sarebbe serivto per rendere il NYCO di nuovo solvibile. Non avevano bisogno di un nome noto esterno alla compagnia che agisse come figura-chiave. Suggerirono che Julius Rudel venisse nominato direttore generale e di riaprire la comapgnia. I manager della compagnia trovarono l’idea brillantissima. Rudel era “uno di loro” e sembrò una scelta molto democratica. Invece di ricorrere ad un direttore d’orchestra estremamente famoso e chiedergli di tirar fuori dai casini la compagnia, avrebbero lavorato con qualcuno che faceva già parte dell’organizzazione, che credeva fermamente che la compagnia fosse degna d’essere salvata.
Salvato il NYCO, una volta rientrata a Cleveland, Beverly era decisa ad essere la miglior moglie e matrigna mai vista. Beverly non aveva problemi con Peter, ma con le sue figlie, Lindley, Nancy e Diana, si. Le ragazze erano state profondamente ferite dal divorzio dei loro genitori. Farsi accettare dalle ragazze non sarebbe stato facile. Lindley si era abituata ormai a fungere da padrona di casa, mentre Nancy, pur essendo solare e divertente, covava molta rabbia. Diana, diversamente abile, non aveva sovrastrutture e non respinse Beverly, che ricambiava il suo affetto. Beverly, Lindley e Nancy non ebbero un periodo di assestamento esattamente felice.
Dopo diverse settimane, divenne chiaro che le ragazze sfruttavano la loro situazione per aggirare la disciplina. Quella situazione doveva cambiare e Beverly era la sola persona che poteva cambiarla.
All’inizio ci furono non pochi attriti, ma poi le ragazze si calmarono e fu osservata una tregua non facile. Sia Beverly che le ragazze lavorarono duro per trovare un punto d’incontro, ma la sensazione era che tutte fossero vittime di una situazione fallimentare pregressa. Beverly non voleva che le ragazze si allontanassero dalla madre. Non appena entrò in casa di Peter da padrona di casa, chiamò l’ex moglie di Peter per organizzare un incontro con le ragazze, dato che aveva programmato di andare a New York una volta a settimana per le lezioni di canto e si offrì, dunque, di portare con sé le ragazze. Avrebbe lasciato le ragazze dalla madre per la giornata per poi riprenderle in tempo per prendere l’aereo per tornare a Cleveland. L’ex moglie di Peter si mostrò riluttante all’idea. Chiese a Beverly un incontro con lei e la madre per discuterne ulteriormente e Beverly fissò un appuntamento al Plaza di New York. Nessuna delle due donne si presentò. Beverly insistette e fissò un altro appuntamento.
L’incontro con Clara Jane Diana Thomas Greenough finalmente avvenne: fu strano e deprimente. Quando s’incontrarono, Jane usciva da una serie di trattamenti a base di elettroshock per farla uscire da una profonda depressione. Si comportava come un vegetale. Pur essendo una donna attraente, perfettamente vestita e truccata, era come se non fosse lì: a stento parlò. Quel giorno, fu la madre a sostenere la conversazione: era un’artista e tutto ciò di cui riuscì a discutere fu di quanto voleva ritrarre Beverly poiché amava i suoi capelli rossi. Le ragazze e la loro madre non s’incontrarono più.
Intanto, Beverly, concentrata com’era nel suo ruolo di donna di casa, aveva rifiutato alcuni ingaggi e cambiato agenti. Estelle Liebling le aveva organizzato un incontro con il presidente della Columbia Artists Management, Kurt Weinhold, che la fece attendere per due ore prima di riceverla. L’uomo non era interessato e la congedò con uno sterile ringraziamento, dopo averle detto che aveva già un gran numero di soprano nella sua scuderia; lei gli rispose che non era un cavallo e se ne andò. Anni dopo, in occasione del concerto per il 125esimo anniversario della New York Philarmonic, Weinhold si avvicinò alla Sills per chiederle se avesse voluto che lui e la sua agenzia la rappresentassero e che avrebbero potuto fare davvero molto per lei. Beverly rispose che non avrebbe mai lavorato per qualcuno che lascia le persone in attesa per due ore e che considera i cantanti come parte di una scuderia.  Subito dopo aver deciso di cambiare agenti, Beverly andò a Baltimore per cantare Don Giovanni col suo collega Norman Triegle, il cui manager era un certo Ludwig Lustig. Dovunque Triegle cantasse, ogni volta, Lustig era lì e la cosa impressionò molto favorevolmente Beverly Sills. Lustig sapeva che Beverly era senza agente e, dopo averla sentita cantare con Triegle, e le propose di divenire sua cliente. La sua lista di clienti non includeva nessuna star, ma Norman Triegle disse a Beverly che lui lavorava molto duramente per i suoi artisti, perciò lei decise di farsi rappresentare da Lustig.
Ed ebbe la prova che Norman Triegle aveva ragione: Lustig lavorava davvero duro per i suoi artisti. Lustig organizzò per la Sills più audizioni di quanto i suoi precedenti agenti fecero nei due anni precedenti. Ed era sufficientemente sensibile da capire che, in quanto moglie con una famiglia pre-esistente, aveva bisogno di un po’ di tempo per districarsi fra gli impegni lavorativi e quelli domestici.

Per le foto di Beverly Sills, si ringrazia il sito beverlysillsonline .