“Senza Trucco!”… Francesco Meli

La Traviata e’ una storia d’amore, appassionante e disperata, ma anche lievemente irritante, con tutti quei non detti e soprattutto quel dissennato fidarsi dell’intuito maschile: “Amami Alfredo, quanto io t’amo” brava, ma se non glielo spieghi per bene, quanto lo ami, come puoi pretendere che lo capisca da solo? (Lella Costa – Traviata, L’intelligenza del cuore)
A volte i numeri, se reali, rappresentano la sostanza, l’essenza di una persona, quella che serve per misurarne capacità e valore. In 31 anni di vita 30 opere debuttate in 28 teatri, tra i quali Alla Scala di Milano, al Royal Opera House di Londra e al Metropolitan di New York: quasi un debutto all’anno su un palcoscenico diverso da quando è nato. Incontriamo un simpatico, divertente, arguto e acuto Francesco Meli vicino all’Arena di Verona poco prima che indossi i panni di Alfredo nella Traviata di Hugo De Ana. Ridiamo. Così capisco che è diverso da tanti altri artisti che popolano un tenor-world fatto di no-aria condizionata, ma neanche sole diretto, no-cioccolata a pranzo, no-rapporti intimi prima delle recite, no-uscite serali, no-casa fissa, ma neanche anonimo-hotel. Francesco Meli è eccezionalmente un cantante sereno, che prima di una recita mangia croccanti patatine e siede sotto il flusso di aria fredda senza indossare una sciarpa di lana. Qualche critico autorevole ha scritto che è “il classico tenore italiano con il sole nella voce”. Siamo contenti di averlo conosciuto, così poco snob, ma sicuro di sé e con le idee chiare: un dono per quest’Italia in cui essere artisti a volte vuol dire dimenticare il senso della realtà per volare troppo in alto e quindi, spesso, troppo in basso.
Qual è il tratto principale del suo carattere?
Mamma mia, che domanda… non ci ho mai pensato… cominciamo con quelli positivi. Sono una persona tranquilla, molto riservata, pacata. Sono un cantante un pò strano, perché non ho manie di divismo, di esser primo di tutti. Sono una persona a cui piace la famiglia, stare a casa, dedicarsi ai propri hobbies, ai quali il mio lavoro molto spesso non mi permette di dedicarmi. Poi che dire….
E il suo peggior difetto?
Sono un pò irascibile e più canto, più vedo come vanno le cose , più sono sensibile a certe ingiustizie o a cose che non funzionano nel mondo del lavoro, nei rapporti tra le persone, che forse da ragazzo non mi rendevo conto che esistessero.
E’ superstizioso?
No.
Ha mai sofferto di invidia?
Fortunatamente no. Quello che poteva essere invidia, per me era ammirazione. Cioè non ho mai invidiato nessuno. Semmai ho invidiato le doti che io non avevo in un’altra persona.
Cosa voleva fare da grande?
Il cantante (e ride).
La sua famiglia ha influenzato le sue scelte?
Un pochino sì, perché comunque a casa mia c’è sempre stata tanta musica per diletto, soprattutto da parte di mio papà: nelle generazioni precedenti era proprio una tradizione, si cantava con il pianoforte, la chitarra, si ascoltava l’opera, tutto. Però quella di fare il tenore è stata una scelta principalmente mia.
Quali sono i suoi ricordi più cari?
Ma sono domande a cui uno non sa cosa rispondere….( e ride di gusto). Mah, momenti cari ce ne sono tanti. In famiglia per l’orgoglio dei miei familiari quando una persona (figlio, nipote) diventa qualcuno, che nessuno pensava potesse diventare. Quindi il raggiungimento di un obiettivo. E poi naturalmente quando sono nati i miei bimbi… sarebbe quasi sminuirlo dire che è stato un momento caro…
La volta che ha riso di più?
Le risate più belle le ho fatte in palcoscenico, perché per mia fortuna ho fatto tanto repertorio buffo e devo dire la verità che si ride come dei matti.
Qual è stato il suo momento di maggior orgoglio?
Nel lavoro il momento di maggior orgoglio è quando sono stato chiamato a cantare al Metropolitan, perché è uno dei due, tre teatri più importanti del mondo. Nella vita personale ce ne sono stati tanti. Ad esempio i miei due bambini mi riempiono di orgoglio tutti i giorni, quando riescono ad ottenere dei risultati: dalla piccola cosa a quella grande.

La sua più grande delusione
Scoprire che la gente non è sincera, quasi mai. Cosa che io invece credevo potesse essere.
Forse se ne è accorto un po’ presto?
Nel lavoro un po’ tardi e nella vita un po’ presto.
Qual è il luogo non convenzionale in cui vorrebbe cantare?
Allora, quando sono stato in Messico in vacanza, siamo andati a vedere la città di Chichen-Itza, e mi dissero che Pavarotti era stato il primo e l’unico a fare un concerto davanti ad El Castello. Quando mi hanno raccontato questa cosa, mi sono detto “Come mi piacerebbe fare un concerto qui!” (ride)
Cosa le manca nella sua vita oggi?
Mah… un po’ di tempo per me, per la mia famiglia, per noi, perché questo mio lavoro ci porta sempre dappertutto, in giro per il mondo e per lunghi periodi. Così spesso la vita comune, chiamiamola la routine, non esiste. E un pochino ogni tanto manca.
Di che cosa ha più paura?
Dell’acqua, sono terrorizzato… non so nuotare.
Allora dopo il canto, adesso dovrebbe imparare a nuotare?
Ma devo ancora imparare a cantare! Ho paura davvero dell’acqua (ride). Di paure vere non ne ho. Certo, uno è sempre preoccupato che tutto possa continuare ad andare bene perché quando va tutto troppo o molto bene c’è la paura che ad un certo punto ci possa essere un problema, delle complicazioni difficili da risolvere.
Ha il potere assoluto per un giorno: la prima cosa che fa?
Facciamo come da Miss Italia… la pace nel mondo, la fame del mondo. Così è difficile rispondere! Naturalmente ci sono cose immense che dovrebbero essere la priorità di chiunque potesse risolvere i problemi davvero con uno schiocco delle dita. Fortunatamente nella mia vita e in quella della mia famiglia non ci sono cose così difficili da risolvere o problemi così grandi a cui dover porre rimedio. Se dovessi pensare al mio mondo e a quello che gira intorno al mio lavoro, mi piacerebbe risolvere tutti i problemi del teatro, della cultura, della mancanza di attenzione, di interesse, di denaro che manca. Mi piacerebbe che la cultura in generale ritornasse quello che è stata da sempre: il baluardo nel mondo di quasi la totalità di ogni forma di arte, quello su cui eravamo, se non i primi, certamente a braccetto con i primi.
Ha un sogno ricorrente?
Un sogno di notte? Sì, sogno che sto cantando un’opera che non so. Oppure opere in cui ci sono delle scene che non ho cantato mai e devo andare in scena, devo salire sul palcoscenico e mi accorgo che nell’opera quella scena non c’è, ma quella sera sì.
Che importanza da al denaro?
Molto poca. Ne rispetto il valore, ma non gli do potere.
In cosa è più spendaccione?
In quasi tutto.
Colleziona qualche oggetto?
Non ho una collezione ben precisa, ma mi piacciono tante cose. Sono molto appassionato di dischi e perciò ho un sacco di CD, di dischi in vinile che cerco dappertutto, in negozi, bancarelle, su internet. Mi piace molto l’hi-fi e tante altre cose. Diciamo che ho mille collezioni, ma non ne ho neanche una… e gli autografi dei cantanti, e i mobili antichi, le stampe di Genova. Non sono maniacale…
Se all’inferno la costringessero a vedere sempre lo stesso film, quale sarebbe?
Frankenstein Junior di Mel Brooks.
Qual è il suo profumo preferito?
Non lo so. Ogni volta lo cambio.
Città preferita?
La mia, Genova.
Colore preferito?
Verde.
Fiore preferito?
Oleandro.
Il cantante o i cantanti preferiti?
Marcelo Alverez, Juan Diego Florez. Mi piace Mariella Devia, Patrizia Ciofi, Joyce Di Donato, Elīna Garanca e Ildebrando d’Arcangelo.
Qual è stato primo disco che hai acquistato?
Il Don Giovanni.
Qual è la stagione dell’anno che preferisce?
La primavera.
Che rapporto ha con la politica?
Pessimo.
Le rimangono 12 ore di vita: cosa fa?
Mi uccido! (ride). Non lo so….(ride tantissimo!) Cosa faccio? Cerco di passare più tempo possibile con la famiglia, con la moglie, con i miei figli. Poi mi suicido, cinque minuti prima! Qual è la situazione che considera più rilassante?
Non dover lavorare.
Qual è il suo rifugio da tutto e tutti?
Casa mia. Genova, naturalmente.
Qual’è la musica che di solito fa da sottofondo alle sue giornate?
Qualsiasi tipo di musica, che non disturbi le orecchie. Quel tanto rumore che viene chiamato musica.
Qual è la vacanza o il viaggio che vorrebbe fare e che non ha ancora fatto?
Mi piacerebbe andare in Sud America, nella foresta equatoriale.
Dieta mediterranea, dieta macrobiotica o fast food?
Dieta mediterranea.
Qual è il suo piatto preferito?
Le trofie al pesto. Io sono terribilmente campanilista, come tutti i genovesi.
Vino rosso o bianco?
Rosso.
Il posto dove si mangia peggio?
In Cina.
La musica è stata una vocazione?
Sì.
A chi non conoscesse la sua voce, cosa farebbe ascoltare?
Farei ascoltare l’Elisir d’amore.
Come segue l’evoluzione della sua voce?
Cercando di non snaturarne l’evoluzione e di assecondare quello che è il suo crescere naturale.
Se le fosse data l’opportunità di scegliere un ruolo, cosa canterebbe?
Ma un ruolo che posso o che non posso? Uno che posso… li ho già cantati quasi tutti quelli che posso. Forse le opere dove c’è più soddisfazione sono l’Elisir, Lucia di Lammermoor, Rigoletto. Un ruolo che non posso l’Otello.
Non può farlo “ancora”?
Poi vedremo… tra 150 anni, quando sarò decrepito…. quando mancano le 12 ore… tanto non ho nulla da perdere!
Cosa fa un’ora prima di salire sul palco?
Nulla di strano: vado in teatro, mi mangio un panino e faccio i vocalizzi.
Cosa non manca mai nel suo camerino?
L’acqua.
A cosa pensa quando si guarda allo specchio?
Come sono bello!!!! (ride) Se sto ingrassando… A nulla… io non sono molto narcisista. A nulla in particolare, niente di eccezionale. Più o meno sono a posto, potrebbe essere peggio. Stato d’animo attuale?
Allegro, contento, sereno.
La parola che ama di più?
Non lo so… magari mi faccia la prossima domanda, così intanto ci penso…
Le piace essere il primo della classe?
Mi sarebbe piaciuto perché non lo sono mai stato quando andavo a scuola. Adesso… sì, mi piace esser dove sono.
Lella Costa nel suo bellissimo monologo dedicato alla Traviata sostiene che quest’opera rivendica l’ “Intelligenza del cuore”, spesso negata alle donne. Secondo lei, può esistere l’intelligenza del cuore? E’ più possibile in un uomo o in una donna?
Io penso che sia una cosa che possono avere entrambi. Una donna magari può essere più sensibile di un uomo, ma anche questo è vero solo in parte, perché tutta la drammaturgia romantica dell’Ottocento che ci porta La Traviata parla di uomini che si straziano, che si ammazzano, che li trovano con la barba lunga sei metri perché sono rimasti rilegati in casa come degli eremiti a causa della sofferenza. Perciò forse così di ghiaccio o di pietra non lo erano neanche gli uomini.
La Traviata è un’opera sempre attuale perchè parla di un amore disperato, ma anche “comprato”. Seconde lei un uomo può affermare la propria virilità anche senza comprare una donna? E come?
Si spera! Non dovrebbe essere così. Poi, certo, essere famosi, ricchi e potenti facilita la situazione. Diciamo che è anche un po’ colpa di chi si fa sfruttare, comprare. Anche perché spesso le persone non si rendono conto che certi atteggiamenti non sono sinceri, quando invece si vorrebbero che lo fossero. Ci sono tanti uomini o donne di successo che vengono affiancati da tanta gente solo per la loro fama, tante volte si ingannano da soli. Ma è normale, senza andare a parlare di amore. Se arriva in teatro un tale cantante lo trattano in un modo, se ne arriva un altro in un modo diverso. Eppure fanno lo stesso lavoro, cantano lo stesso ruolo… e non è giusto: facciamo le stesse cose… lui le fa meglio, beato lui, ma le faccio anche io. Credo che il successo non debba essere ottenuto con qualcosa di esterno a se stessi, ma con quello che si è e basta, senza artifici. A volte comperare non è solo con il denaro!
Grazie, maestro Meli!
Ci vediamo a Venezia, dove debutto a dicembre Il Trovatore alla Fenice e quindi mi fermerò dal 10 novembre all’11 dicembre. Adoro quella città.