Parigi, Opéra Bastille: “Lulu”

Parigi, Opéra Bastille, Stagione Lirica 2011/2012
“LULU”
Opera in un prologo, tre atti e sette scene libretto proprio, da Erdgeist e Die Büchse der Pandora di Frank Wedekind
Musica di Alban Berg
Orchestrazione dell’ Atto III completata da  Friedrich Cerha (1979)
Lulu LAURA AIKIN
Gräfin Geschwitz JENNIFER LARMORE
Eine Theatergarderobiere / Ein Gymnasiast / Ein Groom ANDREA HILL
Der Maler / Der Neger MARLIN MILLER
Dr Schön / Jack WOLFGANG SCHÖNE
Alwa KURT STREIT
Der Tierbändiger / Ein Athlet SCOTT WILDE
Schigolch FRANZ GRUNDHEBER
Der Prinz / Der Kammerdiener / Der Marquis ROBERT WÖRLE
Der Theaterdirektor /Der Bankier VICTOR VON HALEM
Eine Fünfzehnjährige JULIE MATHEVET
Ihre Mutter MARIE-THÉRÈSE KELLER
Die Kunstgewerblerin MARIANNE CREBASSA
Der Journalist DAMIEN PASS
Ein Diener UGO RABEC
Paris Opera Orchestra and Chorus
Direttore Michael Schonwandt
Regia Willy Decker
Scene e Costumi Wolfgang Gussman
Luci Hans Toelsed
Coproduzione col Gran Teatre del Liceu di Barcellona e Tokyo Opera Nomori
Parigi, 17 ottobre 2011
La scenografia di apertura di Wolfgang Gussmann rende già l’idea di quest’opera piena di segreti di famiglia, anagrammi musicali e palindromi. Lulu, presentata in un serraglio per animali, se ne sta appollaiata al centro del palco sulla cima di una scala, di fronte ad una folla di cloni maschili che la scrutano da file di posti fiocamente illuminati dietro la scena. Viene presentata come un pericoloso serpente, “creato per causare sofferenza”. Le scale giocano un ruolo fondamentale in questa produzione. Nessuno sembra capace di muoversi senza usarle. Ma sono delle terribili distrazioni, perché sembrano molto pericolose. Ogni volta che un cantante le sale o le scende, c’è da temere per la sua vita. Il regista Willy Decker tiene il pubblico in una suspense perpetua per tutta la serata creando una produzione che si colloca su più livelli.
Il direttore d’orchestra Michael Schønwandt dirige con gran classe, mettendo insieme uno spettacolo di appassionato virtuosismo da parte dell’orchestra dell’Opéra-Bastille. C’erano mordente, spinta ed energia freudiana ossessiva in abbondanza. Le sezioni di ottoni e fiati, gli archi, le tastiere e le percussioni sono stati tutti totalmente dediti alla ciclopica impresa. È incantevole ascoltare la partitura di Berg infiammarsi quando l’orchestra ne offre la possibilità. Il tema dell’amore dannato è sempre toccante e l’interludio al secondo atto, la “filmusik”,  in cui generalmente è prevista la proiezione di un film che mostra il processo a Lulu è stato eseguito con una tale passione che è stato un peccato che questo contributo visivo non fosse presente. Sarebbe un appuntamento da non perdere.
Tuttavia si possono avere riserve circa la pienezza dell’orchestra nei recitativi di Berg. Per esempio, quando ci si sposta senza interruzione dalla pista da circo del Prologo ad un appartamento privato, dalla canzonatura alla conversazione, è necessario sentire tutte le esitazioni e le allusioni della partitura musicale per poter capire i profondi sottotesti dell’intreccio. Nell’opera, il recitativo fa avanzare l’azione di un passo ben più veloce di quanto faccia l’aria. E in una storia particolarmente complicata, i cui temi spaziano da Eva a Jack Lo Squartatore, i sottotitoli non sono più sufficienti. In questi momenti, Michael Schønwandt avrebbe potuto ridimensionare leggermente l’orchestra. Nei recitativi, Berg chiede ai suoi cantanti un’ampissima gamma dinamica, dal pianissimo al fortissimo, e scrive meticolose indicazioni per quasi ogni frase. Molte di queste intenzioni si sono perse nell’eccessivo volume dell’orchestra.
Il cast è stato fantastico. La cura che hanno messo i cantanti nel differenziare i dialoghi non accompagnati, la prosa libera con accompagnamento orchestrale, la declamazione ritmica, lo sprechgesang in tutti i registri, le note cantate a mezzavoce e il canto a voce piena sono stati ammirevoli. Il soprano Laura Aikin (Lulu) è stata meravigliosa, dato che il ruolo le calza a pennello. Esplora ogni possibilità della sua voce. I suoi passaggi di coloratura, i trilli acuti e le cadenze sono stati tutti pianificati squisitamente. Nel duetto fra Lulu e il  Dr Schön, Laura Aikin è riuscita meravigliosamente in un effetto eco sussurrato durante la sua seconda frase “Er ist blind”, comunicando chiaramente che non stava più pensando al maggiordomo, ma a Schön stesso, quasi a voler dire: “non mi vede per come sono realmente”.
Sia Laura Aikin che Jennifer Larmore (la Contessa Geschwitz) affrontano l’organico orchestrale senza sforzo, cesellando bei versi anche quando sono alle prese con l’agonia della lussuria e della strage. Le loro voci hanno uno squillo naturale che le proietta facilmente, al punto di essere premiate entusiasticamente alla fine da un pubblico che le ha saputo apprezzare.
Il basso-baritono Wolfgang Schöne (Dr. Schön) è stato una sofisticata incarnazione demoniaca di un uomo combattuto fra la lussuria e il desiderio di rispettabilità. Ha cantato ogni frammento melodico della sua parte con cura scrupolosa e agio. I tenori Kurt Streit (Alwa) e Marlin Miller (Il Pittore) sono stati anch’essi notevoli nella rappresentazione dei più giovani e frustrati amanti di Lulu. La grande prova del tenore lirico Marlin Miller, la frase che esplora ogni gradino del suo registro acuto (LA-SI, SIb, DO naturale) proprio prima del suo suicidio, è stata affrontata meravigliosamente. Il tenore Kurt Streit (Alwa) ha tutta la potenza e il giovanile scintillio che il suo ruolo richiede. Il suo Inno a Lulu, alla fine del secondo atto, potrebbe aver avuto più tempo, ma dato che a quel punto lui rimane l’unico amante di Lulù in vita (Goll, il Pittore e Schøn sono ormai tutti morti), uno potrebbe dire che non è il momento adatto per dilungarsi.
Franz Grundheber (Schigolch), il leader della banda dell’intreccio secondario dell’opera, apporta una ventata comica sin dalla sua prima entrata, interpretando il proprio testo al suono della musica da camera dell’ensemble di fiati della Scena 2. Il suo Sprechgesang e la sua articolazione in tedesco sono stati un piacere per le orecchie. Non salta mai un accento, fino a rendere un gioco da ragazzi l’asma cronica di Schigolch. Scott Wilde (Il Domatore di animali, L’Atleta) ha cantato il suo primo ruolo nel Prologo con grande aplomb. Lo Sprechstimme c’era, così come il legato degno di un rettile sinuoso. Nel suo secondo ruolo (l’Atleta), è stato il perfetto basso buffo, divertente e piacevole. Andrea Hill (Il Ginnasta) e Robert Wörle (Il Principe, Il Marchese) meritano anch’essi, entrambi, una menzione per il buon lavoro fatto sui loro personaggi.
Lulu è un lavoro enigmatico. Sia il lavoro teatrale di Wedekind, originariamente in due parti, che l’opera di Berg, incompleta alla sua morte nel 1935 e fino alla sua prima di Parigi del 1979, ha una storia che ha alti e bassi che ne rendono la lettura intrigante. Questa nuova produzione dell’Opéra di Parigi non fallirà nell’intento di farvi cadere nell’incantesimo di Lulu.
Foto Ian Patrick – Opéra National de Paris