Trieste, Politeama Rossetti: “Ain’t Misbehavin”’- The Fats Waller Musical Show

Trieste, Politeama Rossetti, Sala Assicurazioni Generali, Musical & Grandi Eventi
“AIN’T MISBEHAVIN’- THE FATS WALLER MUSICAL SHOW”
Di Richard Maltby, Jr. e Murray Horwitz
Interpreti: Yvette Monique Clarck, Patrice Covington, Rebecca E. Covington, Milton Nealy, Wayne W. Pretlow
Scene:
Steven C. Kemp
Adattamento musicale, orchestrazioni e arrangiamenti di Luther Henderson
Arrangiamenti musicali di Jeffrey Gutcheon & William Elliott;
Direttore musicale, direttore orchestra e pianista William Foster McDaniel
Regia Richard Maltby, Jr.

Trieste, 11 dicembre 2011

Ma che meraviglia, nuovamente! Non potete immaginare che sollievo, che piacere sia per il povero cronista/inviato/prosatore, che ha il compito di raccontare a chi non ha potuto assistere allo spettacolo, relazionare di uno spettacolo pienamente riuscito…
Alla replica di domenica 11 dicembre, l’ultima in programma, la sala era piena solo per metà ma il pubblico ha sfoderato un calore raro per ricompensare gli artisti in palco. Stiamo parlando della compagnia che ha presentato Ain’t misbehavin’ nella Sala Assicurazioni Generali del Politeama Rossetti di Trieste.
Entrando in sala, siamo accolti da una scenografia fissa, con un siparietto centrale che poi scopriremo ospitare la band, come se ci trovassimo in un café chantant… all’inizio la fissità sembra preoccupante ma, man mano che gli artisti iniziano a cantare, dimentichiamo tutto quello che li circonda, il modo in cui sono vestiti e decolliamo verso il pianeta musica, accompagnati da voci preparatissime, melodiose e di grandissima qualità. Già, in questo caso più che di cantanti dobbiamo parlare di veri e propri musicisti. E non basta: hanno una mimica strepitosa, all’occorrenza danzano in modo molto convincente e tengono la scena. L’altro aspetto sconvolgente è che, a confronto con certi kolossal che viaggiano con 9 tir di materiale scenografico e di costumi, anche il neofita si accorge che basta la qualità degli artisti a riempire la scena. Quando ci sono scenografie costruite (non semplici fondali dipinti ma vere e poprie strutture, spesso autoportanti), parchi luci degni di un concerto rock, dispiego di masse in scena (danzatori, comparse e quant’altro) spesso servono solo a distrarre lo spettatore dalla pochezza artistica messa in scena.
Dopo un paio di canzoni è chiaro che non c’è una storia da seguire, che non bisogna scervellarsi per ricordare nomi o intrecci complicatissimi ma che basterà lasciarsi andare come ascoltando un concerto da auditorium arricchito, però, da scene, costumi ed interpretazione.
La compagnia, tutta rigorosamente composta da artisti neri, ci regala ventisette canzoni di (Thomas) Fats Waller, un’artista prodigio che fin dalla tenera età stupì per la rapidità nel comporre, per il bisogno di musica nonostante la povertà della famiglia richiedesse lavoro e sacrificio, per la vita rocambolesca. La sua musica ci riporta immediatamente agli Anni Ruggenti, all’Età del jazz: un periodo storico di cui Francis Scott Fitzgerald ci ha lsciato dei diari/romanzi precisissimi, un decennio in cui tutto sembrava possibile e realizzabile, alla portata di tutti. Dalla musica di Fats Waller tutto questo traspare: almeno 25 brani sono di una solarità schiacciante, con testi banali pervasi di ottimismo, sulla scia di un entusiasmo incontenibile e interminabile. Quest’entusiasmo continua a pervaderci a quasi cent’anni di distanza, segno delle genuinità con il quale era stato creato, ed è gioia per le orecchie, per gli occhi e per le mani che non smettono di applaudire o di scandire il tempo..
Vanno assolutamente nominati tutti e cinque gli artisti/cantanti/attori/danzatori: Yvette Monique Clark, Terita R. Redd, Rebecca E. Covington, Milton Nealy e Wayne W. Pretlow. Sono accompagnati dalla band capitanata da William Foster McDaniel che non smette di suonare il piano per un solo attimo! Insomma, grande serata, grande musica, grandi artisti: peccato che ve la siate persa!