Berlino, Komische Oper:”Die sieben Todsünden”

Berlino, Komische Oper – Stagione Lirica 2011/2012
“DIE SIEBEN TODSUNDEN” (I sette peccati capitali)
Balletto con canto in sette parti su libretto di Bertold Brecht
Musica di Kurt Weill
Anna  DAGMAR MANZEL
Vater  JOSKA LEHTINEN
Bruder  ADAM CIOFFARI
Bruder MANUEL GUNTHER
Mutter TIM KLASKI
Orchestra della Komische Oper Berlin
Direttore Kristiina Poska
Pianoforte Frank Schulte
Regia Barrie Kosky
Coreografia Otto Pichler
Drammaturgia Bettina Auer
Berlino, 12 febbraio 2012 

todsuendenCommissionato in origine come parte dello spettacolo Les Ballets del 1933 che vedeva Georges Balanchine come coreografo,  questa composizione fu scritta per le ballerina Tilly Losch e la cantante Lotte Lenya, apparentemente somigliantissime fra di loro, rispettivamente le  mogli di Edward James e di Weill.  Sulla scia della fortunata collaborazione fra il regista Barrie Kosky e la cantante/attrice Dagmar Manzel in Kiss Me, Kate di Cole Porter, la  Komische Oper ha deciso produrre Die sieben Todsünden in forma di one-woman show, con qualche numero canoro a carattere cabarettistico inserito come prologo e conclusione della partitura in programma.  É stato un buono spettacolo. Dagmar Manzel ha dimostrato di avere un’energica padronanza di diversi stili e una voce dai molti colori e grande estensione. É riuscita ad essere credibile sia come cantante di cabaret che come artista di palcoscenico e a rendere piacevole l’esibizione, ma il programma parla di  “Ballett mit Gesang von Kurt Weill”, quindi c’è da chiedersi: dove todsuendenera il Balletto? Per quanto coraggiosamente abbia provato con l’aiuto di un’estenuante gestualità teatrale ed un sapiente uso del riflettore, la Manzel non è riuscita a compensare il suo non essere  una ballerina. Forse va piuttosto sottolineato il suo successo a metà in uno spettacolo chiaramente concepito per essere ballato e accompagnato da un quartetto maschile. La  comunque brava Manzel si è mossa per il palco in uno spettacolo che è sembrato non finire mai. Quando improvvvisamente si è fermata,  il pubblico l’ha applaudita con un senso fisico di  sollievo. La todsuendenmancanza di un  elemento essenziale come quello della danza è stata evidente in molti momenti. L’orchestra era situata in fondo al palcoscenico ed ha suonato la musica di Weill benissimo, con grande partecipazione, sotto la direzione elegante di Kritijana Poska. Il quartetto delle voci maschili era collocato ai lati del palco: una scelta logistica che ha creato qualche disagio di coordinamento e intonazione. Eccezion fatta per un sipario nero trasparente che la Manzel, ogni tanto apriva e chiudeva,  e un'”occhio di bue” che la seguiva (Berlin im Licht?) l’unico elemento scenico era la  Manzel stessa. Come già abbiamo accennato I sette peccati capitali  sono stati preceduti da altri inserimenti musicali. La Manzel e il pianista Frank Schulte si sono cimentati in  un medley di numeri del duo Weill-Brecht inclusa “Surabaya Johnny”, e del Weill più sentimentale, americano a Broadway. Un inizio a suo modo  affascinante, ma la canzone aggiunta, accompagnata anche questa dal solo pianoforte, dopo la commovente conclusione non ha convinto… un peccato “veniale”. Una serata piacevole, ma non abbastanza “peccaminosa”.
Foto Monika Rittershaus – Komische Oper Berlin