Recital di Anna Caterina Antonacci per il ciclo “L’arte del canto”

Firenze, Saloncino del Teatro della Pergola, Stagione 2011-2012 degli Amici della Musica di Firenze
Recital di Anna Caterina Antonacci per il ciclo “L’arte del canto”
Soprano Anna Caterina Antonacci
Pianoforte Donald Sulzen
Claudio Monteverdi: Il lamento della ninfa
Stefano Donaudy: Amorosi miei giorni
Marc’Antonio Cesti: Intorno all’idol mio
Ottorino Respighi: Sopra un’aria antica (Intorno all’idol mio)
Ildebrando Pizzetti: Levommi il mio pensier
Pietro Mascagni: Serenata
Francesco Cilea: Non ti voglio amar; Nel ridestarmi
Licinio Refice: Ombra di nube
Francesco Paolo Tosti: Quattro canzoni d’Amaranta
Reynaldo Hahn: Sei chansons en dialecte venitien (Sopra l’acqua indormenzata; La barcheta; L’avertimento; La Biondina in gondoleta; Che pecà)
Henri Duparc: L’invitation au Voyage
Gabriel Faurè: Mirages, op. 113 (Cygne sur l’eau); Au bord de l’eau; L’horizon chimérique, op. 118 (La Me est infinie; Je me suis embarqué; Diane, Séléné; Vaisseaux, nous vous aurons aimés)
Firenze, 12 marzo 2012

Per la prima volta ospite degli Amici della Musica di Firenze, Anna Caterina Antonacci affolla il saloncino del Teatro della Pergola con l’appuntamento di punta della stagione concertistica 2011-2012 inserito nel ciclo “L’arte del canto” grazie al contributo della Fondazione Carlo Marchi. La Antonacci è stata  affiancata come di consueto per i recital dal pianista statunitense Donald Sulzen in quest’occasione si è fatto valere anche per una ricercata espressività tecnica sostenendo la linea melodica della voce che l’affiancava in una fresca sintonia. Il ricco programma della serata spazia da Monteverdi alla contemporaneità. Ciò mette in evidenza la rara padronanza della Antonacci sia del registro mezzosopranile che di quello sopranile, ma soprattutto la sua versatilità nel contemplare vari linguaggi musicali e stili vocali che abbracciano un arco di circa cinquecento anni. La ricercatezza della programmazione seduce l’occhio del lettore del programma di sala in primo luogo per le scelte di un repertorio mirato e accurato.
La prima parte porta il titolo di “In stile antico”. L’apertura è sotto il nome di Claudio Monteverdi del quale la cantante è una tra le più qualificate interpreti. “Il lamento della ninfa”, dell’VIII libro del 1638 fa sì che si metta in risalto uno gusto vocale che è a metà tra il “recitar cantando” della scuola fiorentina e l’aria barocca che proprio in quegli anni a Venezia conosceva la sua epoca d’oro. Dopo “All’idol mio” di Cesti del XVII secolo, i brani proposti sono eminentemente quelli della romanza da salotto e tutti si rifanno o contemplano quel gusto musicale vivo fino all’epoca barocca. Di essi si segnalano almeno “Sopra un’aria antica (Intorno all’idol mio)” che respighi Respighi scrive tenendo a mente il materiale musicale del già citato brano del Cesti nonchè l’integrale delle “Quattro canzoni d’Amaranta” di Tosti che vantano della poesia di D’Annunzio. Ovunque regnano imperanti il pathos, un fraseggio chiaro e scorrevole, un timbro brunito di rarissimo fascino fino ad una chiarezza della parola resa tale anche un’impostazione “teatrale” della voce.
Se al centro dell’attenzione nella prima parte è stata la melodia, nella seconda, invece, è il ritmo e “Reflets dans l’eau” ne è il titolo. In questo lembo di concerto continua ancora a destare interesse il fraseggio anche se ciò che spicca è soprattutto la bravura nella pronuncia innanzitutto del francese (che sulle labbra di Anna Caterina Antonacci scorre di un ottimo suono) con “L’invitation au voyage” di Duparc (che si avvale dei versi di Baudelaire) e una miscellanea di brani di Faurè, e del dialetto veneziano con cinque delle sei chancos en dialecte venetien del ciclo “Venezia” di Hahn. Al termine della brillante esibizione sono ben quattro i bis concessi al pubblico entusiasta con “Marechiaro” di Tosti, “La tarantola”, “Nebbie” di Respighi e il celeberrimo “Moon River” offrendo una vera e propria sintesi di spigliatezza, fraseggio, impostazione, pathos, virtuosismi e varietà di colorature della voce: un vero e proprio brillante manifesto dell’arte del canto.