Ravenna, Teatro Alighieri:”Il Trovatore”

Ravenna, Teatro Alighieri, Stagione d’Autunno 2012
“IL TROVATORE”

Dramma in quattro parti su libretto di Salvatore Cammarano
Musica di
Giuseppe Verdi
Manrico LUCIANO GANCI
Leonora ANNA KASYAN
Conte di Luna ALESSANDRO LUONGO
Azucena ANNA MALAVASI
Ferrando LUCA DALL’AMICO
Ines ISABEL DE PAOLI
Ruiz GIORGIO TRUCCO
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Coro Lirico Terre Verdiane di Piacenza
Direttore Nicola Paszkowski
Maestro del coro Corrado Casati
Regia e ideazione scenica Cristina Mazzavillani Muti
Visual design Paolo Micciché
Costumi Alessandro Lai
Luci Vincent Longuemare
Visual director Paolo Micciché
Immagini fotografiche Enrico Fedrigoli
Progetto spazializzazione dei suoni Alvise Vidolin
Realizzato da BH Studio
Allestimento a cura di Roberto Mazzavillani
Coproduzione Fondazione Pergolesi Spontini, Teatro Alighieri di Ravenna, Teatro dell’Aquila di Fermo, Teatro Rendano di Cosenza,Teatro Comunale di Ferrara, Teatro Verdi di Pisa.
Ravenna, 17 novembre 2012 

Torniamo volentieri a parlare di un bellissimo spettacolo che è già stato recensito dal nostro Andrea Zepponi, al suo debutto a Jesi nel gennaio 2011. È stata veramente una buona idea quella del Ravenna Festival di proporre in un solo weekend tre capolavori verdiani come Rigoletto, Trovatore e Traviata…un bel percorso per vedere tre diversi frutti della vena compositiva di Verdi. Bravi e complimenti alle maestranze del Teatro Alighieri di Ravenna che, sebbene sia solo un  teatro di provincia, in questo fine settimana è riuscito a battere un record difficile da eguagliare anche per i potenti mezzi di una Fondazione lirica.
La regia di Cristina Mazzavillani Muti è accuratissima e domanda molto agli interpreti che, fortunatamente, rispondono pienamente: da anni non vedevo una Leonora torcersi dai dolori come effettivamente dovrebbe essere una morte causata dall’ingestione di veleno. Bella anche l’idea d’imprigionare Azucena con dei lunghi elastici neri gestiti da alcuni coristi, molto più suggestivi di tante finte catene di plastica. Per non parlare di tutto l’impianto scenico risolto con tre fondali in tulle per videoproiezioni e qualche praticabile al posto delle costosissime scenografie costruite e armate che impazzano in tutti gli ex-enti lirici: segno di rispetto e condivisione per una doverosa e, speriamo, ritrovata austerità!
Arrivando a teatro di corsa chissà quanti come noi, non avranno letto il programma di sala e per tutta la durata dello spettacolo si sarano chiesti come era possibile ogni tanto percepire l’effetto di eco delle voci dei cantanti… Arcano svelato: sound design a cura di Alvise Vidolin che utilizza l’amplificazione elettronica non per aumentare il volume del canto, ma per ricreare delle atmosfere, delle suggestioni…in effetti, in certi momenti si amplifica il senso di solitudine dei personaggi, o si sottolinea al vastità di alcuni quesiti….veramente un interessante e nuova prospettiva!
Lo stesso dicasi per le fotografie utilizzate come scenografie in movimento (grazie all’elaborazione digitale delle stesse) che ritraggono paesaggi tipicamente e insolitamente ravennati, quasi a voler ridefinire i luoghi di questo Trovatore nella provincia romagnola. Vediamo scorrere chiostri, pinete, mosaici, ma anche serbatoi arrugginiti, banchine di porto e macchinari industriali che offrono allo scorrere della vicenda suggestioni magnifiche e terrificanti.
Ci troviamo perfettamente in linea con quanto detto nella già citata recensione di Zepponi: Tutti giovani i cantanti e forti ciascuno di un certo fisique du rôle, si avvalevano anche di una vocalità supportata da una direzione energica e incisiva nei tempi: l’opera era in esecuzione integrale con tutte le cabalette…. va notata la valorosissima Anna Malavasi in Azucena che ha eseguito la famosa cadenza acuta del duetto del second’atto e ha ridato freschezza alla parte evitando di incorrere nei soliti verismi: le frasi oniriche e visionarie della zingara vengono scandite dalla Malavasi in modo diverso e centrano ancor di più il personaggio reso per di più con una giovane ed esuberante fisicità”.
In quanto al soprano  Anna Kasyan ( Leonora) cantante che  indubbiamente “brilla sul versante lirico e della agilità, nonché per la bellezza del colore vocale” dobbiamo però riscontrare che, almeno al Teatro Alighieri, più ampio di quello di Jesi e, forse anche caratterizzato da una acustica non felicissima, la Kasyan ha evidenziato limiti di corpo vocale per questo ruolo. In parole povere: già dalla VI fila di platea era praticamente impossibile sentirla!
Luciano Ganci si conferma un tenore di rilievo, con acuti sicuri, anche se il “passaggio” non pare sempre facile. E’ un buon interprete e regala autorevolezza al suo ruolo anche se necessita di tempo per riscaldarsi e dare il massimo, che raggiunge pienamente solo negli ultimi due atti. Domina la serata Il Conte di Luna di Alessandro Luongo: colore del timbro, tecnica, impeto e musicalità…un’artista veramente che merita di essere seguito con cura! Se ne è accorto anche il pubblico presente che tributa a lui e alla Malavasi gli applausi più convinti e calorosi. Corretto il Ferrando di Luca Dall’Amico. Funzionali ai rispettivi ruoli gli altri: Isabel De Paoli (Ines), Giorgio Trucco (Ruiz).  Buona l’esecuzione musicale a cura dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, appena discutibile solo nel settore degli archi, con un suono “aspro”. Una piccola nota di “immaturità”. La direzione musicale del Maestro Nicola Paszkowski è generosa: attenta a ogni colore della partitura, oltre a seguire con cura gli equlibri tra orchestra, coro e cantanti. Gli possiamo imputare, qua e la, di qualche  lentezza (soprattutto nelle arie della prima parte dell’opera) ma la tenuta complessiva è stata encomiabile. Valido l’apporto vocale e scenico del Coro Lirico Terre Verdiane di Piacenza, diretto da Corrado Casati.  Alla fine qualche contestazione alla regia ma che  nulla toglie alla validità di questo progetto, alla finezza con cui è stato messo in scena, all’onestà degli intenti e all’economia generale che ha reso questa una bella serata di teatro! Foto Fabio Ricci.