Rovigo, Teatro Sociale:”Un ballo in maschera”

Rovigo, Teatro Sociale, Stagione Lirica 2012/2013
“UN BALLO IN MASCHERA
Melodramma in tre atti, libretto di Antonio Somma, da Gustave III ou le bal masqué di Eugène Scribe
musica di Giuseppe Verdi
Riccardo, conte di Warwick  GIORGIO CARUSO
Renato, suo segretario e sposo di  IGOR GOLOVATENKO
Amelia DIMITRA THEODOSSIOU
Ulrica, indovina di razza nera  GIOVANNA LANZA
Oscar, paggio PAOLA CIGNA
Silvano, marinaio DAVIDE LUCIANO
Samuel e Tom nemici del Conte  ENRICO RINALDO, STEFANO RINALDI MILIANI
Coro Lirico Veneto.
Orchestra Regionale Filarmonia Veneta
Direttore Stefano Romani
Maestro del Coro Giorgio Mazzucato
Regia  scene e costumi Ivan Stefanutti
Luci Claudio Schmid
Coreografo Fabrizio Paganini
Nuovo allestimento in coproduzione del Teatro Donizetti di Bergamo e del Teatro dell’Opera Giocosa di Savona.
Rovigo, 9 dicembre 2012

“Un Ballo in Maschera” di Giuseppe Verdi, “il più melodrammatico dei melodrammi” come l’ha definito D’Annunzio, è andato in scena al Teatro Sociale di Rovigo il 7 e il 9 dicembre 2012.  Lo spettacolo firmato   da Ivan Stefanutti (sue la regia, le scene e i costumi) segue ancora una volta la sua predilezione per l’essenzialità,la funzionalità e l’eleganza dell’allestimento. Una nota ironica e graffiante (che nel corso  degli anni ho imparato a riconoscere come sue particolare caratteristica) emerge all’interno delle sue scenografie o dei  costumi, qui per altro quanto mai appropriati e di sicuro effetto nel finale. Ed ecco quindi  una Ulrica  in una inquietante mise nera attorniata dalle sue malefiche maliarde in fascinoso abito rosso  e tacco 12.  Scene di notevole suggestione sono apparse “ l’orrido campo”, cupo, con nuvole plumbee che scaricano pioggia e l’incombente forca dell’impiccato che domina la scena livida.  Al contrario, la scena del ballo si apre di sorpresa su uno scenario coloratissimo e movimentato ma pur sempre controllato e soprattutto misurato nei movimenti  di coro, ballerini e comparse. Uno spettacolo riuscito e che ha incontrato un convinto favore da parte del pubblico.  La compagnia di canto si è rivelata alquanto alterna nei risultati. Il tenore Giorgio Caruso nel ruolo del protagonista non riesce ad emozionare. Pur riconoscendogli una voce in grado di svettare penetrante e sicura negli acuti, questo non basta a riscattare un fraseggio che appiattisce e rende monocorde tutto quello che la scrittura vorrebbe di sfumato, addolcito, appassionato e triste. Riccardo  è personaggio composito, valoroso in armi, benevolo e giusto nel governare, fedele e fiducioso nel rapporto di amicizia. Vive disperatamente il suo amore per Amelia  proprio perché viene a scontrarsi con l’onestà del suo rapporto con l’amico Renato, il marito, ma tutto questo non ci viene restituito dal canto. Al suo debutto nel ruolo di Amelia il soprano Dimitra Theodossiou. Si parla di un’artista completa che ha saputo emozionare con una voce che, sempre sicura, duttile e rifinita, le ha permesso di raggiungere momenti di grande pathos nell’aria del terzo atto cantata con dolcissima e disperata partecipazione. Giovanna Lanza, mezzosoprano, interpreta il personaggio inquietante dell’indovina con voce sicura, pastosa, sia nel registro grave che in quello acuto e che risponde appropriatamente a quanto di arcano e temibile c’è nel suo misterioso contatto con il “re dell’abisso”. Renato era il baritono russo Igor Golovatenko, voce dotata di grande volume,  ampiamente sfoggiato nell’aria del terzo atto, ma che ritengo non controllata  sufficientemente per poter rendere la complessità del personaggio, per altro anche in questo caso, al debutto. Paola Cigna si muove sicura nei panni del paggio, agile e brillante nei virtuosismi di soprano leggero, muove i fili della vicenda con irriverenza e complice nonchalance. Convincenti Davide Luciano,Enrico Rinaldo e Stefano Rinaldi Milani nei loro rispettivi ruoli e puntuale e incisivo l’intervento del coro. Lascio per ultima la prestazione dell’orchestra diretta dal Maestro Stefano Romani perché ci è parsa modesta, se non inadeguata.L’opera richiede un approfondimento e un rispetto delle mille  nuances dinamiche e del colore orchestrale che  qui non si sono sentite. Tutto si è risolto in una esecuzione monotona,  priva di sfumature e le contestazioni udite nettamente alla fine dello spettacolo sono a confermare  questa  affermazione. Foto di Nicola Boschetti