Trieste, Politeama Rossetti:”Il Lago dei cigni”

Trieste, Politeama Rossetti, Stagione teatrale e di danza 2012/2013
IL LAGO DEI CIGNI”
Balletto in quattro atti
Libretto di Vladimir Petrovic Begicev e Vasil Fedorovic Geltzer basato su un’antica fiaba tedesca Der geraubte Schleier (Il velo rubato), seguendo il racconto di Jophann Karl August Musaus
Coreografia Marius Petipa e Lev Ivanov (1895) rielaborata da Leonid e Mikahil Lavroskj  
Musica Petr Ilic Caikovskij
Odette/Odile NADEJDA IVANOVA
Il Principe Sigfried DMTRIJ SMIRNOV
Corpo di ballo del Balletto di Mosca “La Classique”
Scene di Evgeny Gurenko
Costumi di Elik Melikov
Luci Sergej Yurkin
Trieste, 29 dicembre 2012
Ah, però! Così possiamo sintetizzare questo “Lago dei cigni” che il Teatro stabile del Friuli Venezia Giulia ci presenta quasi a chiusura dell’anno 2012. Veramente una buona edizione questa proposta dal Balletto di Mosca “La classique”: ottimo corpo di ballo, solisti di pregio e primi ballerini di classe! Il terrore ci pervadeva, prima dell’apertura del sipario, all’idea dell’ennesima compagnia con qualcosa di russo nel titolo: abbiamo già visto numerose produzioni raffazzonate, con corpi di ballo fatti da bambinetti di qualche scuola (di buon livello, per carità, però…), solisti traballanti e primi ballerini…mah. Questa volta dobbiamo ricrederci: la compagnia diretta da Elik Melikov e fondata con Nadejda Pavlova, deliziosa prima ballerina dell’epoca del “regime Grigorovich” al Teatro Bolshoj di Mosca, è una vera compagnia, per di più di buon livello. Appena iniziano a muoversi i danzatori capiamo che sarà una bella serata: unisoni, attenti alle file, al lavoro dei colleghi, espressivamente presenti e sorridenti. Certo a guardare con attenzione le danzatrici sono tutt’altro che omogenee nel fisico e nella preparazione, ma vanno assieme come un orologio svizzero e non c’è molto di più importante in un titolo come il Lago. La stessa cosa notiamo negli ensemble del IV atto, nei 4 cignetti e così via: brutte singolarmente, ma fuse in un corpo unico che le esalta e le rende piacevolissime. Torniamo all’apertura del sipario: belle scene (siamo entusiasti per questo ritorno ai bei fondali dipinti: creano lo stesso grandi suggestioni, senza bisogno di disboscare l’Amazzonia per creare delle finte boiserie, per la finta sala del trono, di una finta ricostruzione medievale….o no?), oniricamente colorate che strappano più di un “oh” al pubblico triestino seduto nella sala grande del Politeama Rossetti. Adeguati, rispettosi della tradizione ed ekeganti i costumi a firma di Elik Melikov, mentre le scene sono di Evgeny Gurenko e le belle e semplici luci che valorizzano entrambi sono di Sergej Yurkin. Da un punto di vista coreografico l’unico atto originale è il secondo che viene riproposto secondo la versione di Lev Ivanov del 1895. L’inizio del medesimo atto invece è una rilettura che pensiamo di poter affidare alla coppia Leonid e Mikahil Lavroskj, in quanto il fumoso programma di sala sembra indicarli come autori della coreografia. Questo inizio, invece di rappresentare la banale e inutile schiera di nobili, con le balestre in mano, a caccia di cigni sulle rive del lago, si apre sui cigni già in scena, comandati dal perfido Rothbart che ha così trasformato delle tenere fanciulle, grazie ad un incantesimo: aiuta a spiegare il perché di queste creature e ad introdurre il climax generale di quest’atto. Interessante. Il IV atto risulta invece piuttosto banale e concitato, quasi pervaso dalla fretta, vantaggio di cui parleremo tra poco, di finire rapidamente. Un altro pregio sta nell’aver ridotto i tempi morti tra un brano e l’altro, aiutando il pubblico ad applaudire nei momenti topici, senza appesantire il ritmo dello spettacolo. Alcuni tagli musicali invece, sono piuttosto grevi e difficili da digerire anche a causa delle diverse tonalità dei brani pescati da numerose versioni discografiche al fine di ottenere la versione musicale e ritmica più idonea. Nadejda Ivanova è una prima ballerina di ottimo livello e di buona scuola anche se il “Lago dei cigni” non è proprio il titolo più adatto a lei: troppo nervosa negli atti bianchi e poco sicura nel “Cigno nero”. Le linee sono bellissime, ma negli atti bianchi ha la tendenza a non finire mai il movimento, passando subito al seguente, senza lasciare all’umana retina il tempo di immortalare la bella posa che ha raggiunto. Molto meglio come “Cigno nero”, ma ci chiediamo: dal momento che anche nella variazione del secondo atto introduce una variante (al posto della diagonale di piqués ed dehors inserisce un manege di piqués en dedans) perché non evita anche i micidiali 32 fouettés en tournant che non sono proprio per lei?!? Dmitrij Smirnov è un Principe Sigfried adeguato, dalla tecnica pulita e recisa, dalle splendide linee che, purtroppo, possiamo vedere solo nella variazione del terzo atto. Ci piacerebbe citare i nomi dei solisti, ma come sempre in queste compagnie di giro, è impossibile sapere chi ha rischiato i denti in una variazione…e speriamo che almeno i nomi dei due primi ballerini siano giusti! Teatro abbastanza pieno: peccato che non fosse stracolmo visto che valeva la pena vedere questo spettacolo! Per fortuna applausi generosi…