Opéra di Marsiglia:”Elektra”

Marsiglia, Théatre Municipal de l’Opéra, Stagione Lirica 2012-2013
“ELEKTRA”

Tragedia in un atto su libretto di Hugo von Hofmannsthal, ispirato alla  tragedia di Sofocle
Musica di Richard Strauss
Klytämnestra
MARIE-ANGE TODOROVITCH
Elektra JEANNE-MICHÈLE CHARBONNET
Chrysothemis RICARDA MERBERTH
Aegisth PATRICK  RAFTERY
Orest NICOLAS CAVALLIER
Die Vertraute MARIANNE POBBIG
Die Aufseherin
ANNE-MARGUERITE WERSTER
Die Schleppträgerin   FLORENCE LAURENT
Der Pfleger des Orest
ERICK FREULON
Ein junger diener
AVI KLEMBERG
Ein alte diener
CHRISTOPHE FEL
Erste Magd
  LUCIE ROCHE
Zweite Magd CHRSTINE TOCCI
Dritte Magd  SIMONA CARESSA
Vierte Magd  BÉNÉDICTE ROUSSENQ
Fünfte Magd SANDRINE  EYGLIER
Diennerin MÉLANIE  AUDEFROY, BRIGITTE HERNANDEZ,  SOPHIE  OINVILLE, JEANNE  ROCCHESANI, ARIANE STAMBOULIDES, LAURENCE STEVAUX
Orchestra e Coro dell’Opera di Marsiglia
Direttore Pinchas Steinberg
Regia Charles Roubaud
Scene Emmanuelle Favre
Costumi Katia Dufflot
Luci Marc Delamézière
Allestimento dell’Opéra di Marsiglia
Marsiglia, 7 febbraio 2013

Non lascia certamente indifferenti questa produzione di Elektra, anzi ci lascia letteralmente “inchiodati” alla poltrona, travolti ovviamente dalla musica, ma anche da una regia e scenografia veramente coinvolgenti. La monumentale, ma allo stesso tempo minimalista, scena di Emanuelle Favre, ripropone l’interno di un palazzo con colonne e grandi porte, dove l’altezza di tre piani permette il passaggio a vista dei personaggi su un corridoio soppalcato, e una scala discendente che porta nei sotterranei dove vive Elettra. Colpisce il gioco prospettico sui diversi piani che genera un senso di vertigine, un’atmosfera malsana. Sensazioni accentuate dalle luci fredde, grigiastre,  così come tendenzialmente grigi sono i costumi. Solo Clitemnestra veste di nero come la sua anima. I contrasti che caratterizzano musicalmente quest’opera vengono assecondati anche nell’estetica dei personaggi. Ad esempio le due sorelle: Elettra, selvaggia e animalesca, indossa una giacca di pelle grande che apparteneva al padre Agamennone e sfoggia un’acconciatura adeguatamente spettinata. Crisotemide,  seria, timida e romantica in abito a fiori color pastello. Il regista Charles Roubaud fa leva sulla nevrosi isterica di Elettra; traumatizzata durante la giovinezza dall’assassinio del padre, vive solo per il desiderio di vendetta. Questo sentimento si focalizza su un oggetto onnipresente: l’ascia che lo ha ucciso. L’ha conservata per lungo tempo avvolta in fasce come un neonato. Roubaud ci offre una regia lineare,  “classica”, che senza usare incomprensibili trasposizioni, con intelligenza e sobrietà, scava nella psiche dei personaggi e nel testo, traducendo tutto ciò con una gestualità adeguata. Una recitazione  appropriata che nulla vuole aggiungere al dramma espresso dalla musica.
Tutto il cast è scenicamente adeguato e coinvolgente: Jeanne-Michéle Charbonnet è un’Elettra magnifica, mette la sua voce sonora, mai soverchiata dall’orchestra e il suo temperamento al servizio di questo personaggio. La scrittura tesa dall’inizio alla fine dell’opera ne fa un ruolo tra i più difficili del repertorio. Gli acuti del soprano sono robusti e timbrati, eseguiti con voce piena anche se un po’ stridenti. La perfetta pronuncia e la buona proiezione danno phatos ai suoi “Agamemnon”, le note lanciate e tenute con intensità conservano il carattere “selvaggio” che identifica il personaggio. Un buon supporto tecnico le permette di modulare la voce nell’assecondare i sentimenti diversi, come quando ricorda il padre con dolcezza o quando in modo rude si rivolge alla madre. Ha un vibrato largo, forse non adatto ad altro repertorio, ma che qui esalta l’intensità delle note per offrire un’interpretazione di grande levatura.  Marie-Ange Todorovitch  debutta il ruolo di Clitemnestra. Non è la voce che ci si aspetta in questo personaggio (ricordiamo che recentemente l’abbiamo sentita nell’ Italiana in Algeri), ma lo risolve con maturità, e personalità interpretativa. Il suo fascino scenico è indubbio. La voce,  malgrado la difficoltà della lingua, è ampia e ben impostata. Gli acuti sono caldi e scuri, peccato che il registro grave risulta piuttosto opaco. Risulta comunque notevolissima la sua grande scena con Elettra. Se Elettra è interpretata da un soprano americano e Clitemnestra da un mezzosoprano francese, è ad un soprano tedesco, Ricarda Merbeth, che è affidato il ruolo di Crisotemide, adatta nel ruolo per voce e presenza.  La Merberth ha sfoggiato una voce luminosa, omogenea e fresca. Gli acuti sono chiari e penetranti, la linea di canto musicalissima. Sul piano interpretativo ha saputo perfettamente contrapporsi a Elettra. Valido, musicalmente e teatralmente, tutto l’ampio comparto delle voci femminili che ruotano attorno alle protagoniste.
Sul versante maschile, Nicolas Cavallier, dà la voce profonda ad Oreste. Il suo è un canto vigoroso e si presta perfettamente al carattere determinato del personaggio. Patrick Raftery (Egisto) è presentato come un personaggio debole, quasi privato di virilità, un aspetto sottolineato dal suo  costume composto da un lungo cappotto di tulle e da una acconciatura volutamente femminile. Vocalmente e interpretativamente, Raftery, pur nella sua breve apparizione, riesce a creare un personaggio senza cadere nel caricaturale. Complessivamente validi gli altri interpreti maschili. Buona parte del succsso di questa produzione è sicuramente legato alla concertazione precisa e ferma di Pinchas Steinberg. Una direzione che conferma la l’alta levatura artistica di questo Maestro. Una lettura, la sua, personalissima, sostenuta nei tempi e caratterizzata da sonorità ampie e generose, incisive senza essere brutali o affannose. Ritroveremo lungo tutto il corso dell’opera questo senso di ansia, di tragica attesa che il maestro riesce a centellinare. L’orchestra asseconda con la giusta intensità il canto e malgrado la durezza dell’opera riesce sempre ad avere buone sonorità quasi “soffocate”. La perfetta fusione degli strumenti, le diverse sfumature, dai pianissimi agli accordi smaglianti che insieme creano la straordinaria atmosfera della partitura. Una serata che resterà a lungo nella memoria dell’Opéra di Marsiglia! Foto Christian Dresse