“L’elisir d’amore” diverte il pubblico del Teatro Filarmonico

Teatro Filarmonico di Verona – Stagione Lirica e di Balletto 2012/2013
“L’ELISIR D’AMORE”
Melodramma giocoso in due atti su libretto di Felice Romani, da “Le Philtre” di Eugène Scribe.
Musica di Gaetano Donizetti
Adina IRINA LUNGU
Nemorino  LEONARDO CORTELLAZZI
Belcore  GEZYM MYSHKETA
Dulcamara BRUNO DE SIMONE
Giannetta  ROSANNA SAVOIA
Orchestra e Coro dell’Arena di Verona
Direttore Giacomo Sagripanti
Maestro del Coro Armando Tasso
Regia di Riccardo Canessa
Costumi di Artemio Cabassi
Scene di Poppi Ranchetti
Allestimento della Fondazione Arena di Verona 2003.
Verona, 23 aprile 2013

L’ultima opera in cartellone per la stagione invernale 2012/2013 (che riprenderà dopo gli spettacoli areniani), l’Elisir d’amore di Gaetano Donizetti, ha finalmente portato una produzione di  buon livello complessivo (dopo una prima parte di stagione piuttosto deludente), che si affianca degnamente accanto a  Un Giorno di Regno di Verdi, proposto lo scorso febbraio.  L’elisir è un titolo che riscuote un sicuro successo di pubblico e risulta anche  relativamente semplice da realizzare musicalmente e scenicamente.  Comunque sia, ancora una volta, questa produzione areniana del 2003 ha fatto centro, incontrando il favore del pubblico veronese, che sta correndo, finalmente numeroso,  alle recite.
Alla recita alla quale abbiamo assisitito, nel ruolo di Nemorino si è esibito  il  tenore Leonardo Cortellazzi (alla prima era Francesco Meli).  Convincente in scena e preciso musicalmente, Cortellazzi nelle mezzevoci ha cantato  con dizione chiara e voce ferma. Al contrario, si è notato come, nella tessitura medio-alta, ci fosse una tendenza a forzare l’emissione con il risultato di produrre un vibrato  stretto e  poco gradevole. Ha comunque ottenuto un notevole successo con il bis della furtiva lacrima, ben resa perchè abilmente cantata con un bell’uso della mezzavoce.  Irina Lungu (Adina) ha sfoggiato una bellissima voce, ricca di armonici, piena e omogenea  in tutti i registri, precisa nell’agilità e puntuale nel tratteggiare l’evoluzione psicologica del personaggio che però non ha trovato un’altrettanto interessante corrispondenza vocale nell’uso di una maggior gamma di colori espressivi.  Bruno de Simone non ha deluso nel ruolo del dottor DulcamaraCon la sua consumata abilità, con tempi e reazioni apparentemente improvvisate, ricche  di citazioni, strizzate d’occhio e autoironia, ha galvanizzato l’attenzione divertita del pubblico. E se il personaggio di Dulcamara, quale imbonitore, si presta  alla macchietta, de Simone riesce a rendere il tutto comico sempre con grande controllo. Tutto ciò fa quasi passare in secondo piano i limiti di una vocalità alquanto affievolità.  Gezim Myshketa nel ruolo del rivale in amore Belcore, con una bella vocalità, piena e omogenea, ha saputo rendere efficaciamente il carattere pomposo e affettato del  personaggio. Precisa e adeguata  la Giannetta di Rosanna Savoia.  A parte un episodio di mancato insieme con l’orchestra, il coro, istruito da Armando Tasso, ha svolto in modo corretto il suo compito. La regia è curata da Riccardo Canessa e si sviluppa in una ambientazione che guarda alla teatralità innata dei presepi napoletani.  Anche se lo spazio scenico non appare ben distribuito (il  coro risulta spesso  ammassato), la regia è comunque funzionale e complessivamente efficace, così come i costumi coloratissimi di  Artemio Cabassi. Una buona prova quella del direttore Giacomo Sagripanti, che è riuscito a mantenere l’equilibrio timbrico e dinamico fra buca e scena. Ha saputo anche ben assecondare i cantanti, cosa un po’ ardua con il soprano Lungu che  nei suoi interventi tendeva a essere piuttosto intemperante nella scelta del tempo. Sagripanti ha saputo con grande garbo dosare ed evidenziare tutti i colori e le sfumature della partitura  senza cali di tensione o momenti di noia.  L’orchestra ha risposto prontamente e con attenzione alle sue richieste. Foto Ennevi per Fondazione Arena