“La Traviata” all’Arena di Verona

Arena di Verona, Verona, Festival del Centenario dell’Arena di Verona
“LA TRAVIATA”
Melodramma in tre atti. Libretto di Francesco Maria Piave.
Musica di Giuseppe Verdi
Violetta Valéry LANA KOS
Flora Bervoix SANJA ANASTASIA
Annina TEONA DVALI
Alfredo Germont JOHN OSBORN
Giorgio Germont ROBERTO FRONTALI
Gastone di Letorières CARLO BOSI
Barona Duphol NICOLÒ CERIANI
Marchese d’Obigny PAOLO ORECCHIA
Dottor Grenvil GIANLUCA BREDA
Giuseppe ANTONIO FELTRACCO
Domestico/Commissionario ANDREA CORTESE
Orchestra e Coro dell’Arena di Verona
Direttore Andrea Battistoni
Maestro del Coro Armando Tasso
Regia, scene, costumi e luci Hugo de Ana
Coreografia Leda Lojodice
Verona, 22 giugno 2013

Un anfiteatro quasi al completo per il terzo appuntamento del festival del centenario con La Traviata, nell’allestimento di Hugo de Ana che inaugurò la stagione 2011. Il regista argentino riempie l’intero spazio areniano con consueta fastosità, distribuendovi imponenti cornici vuote e arricchendo la scena di un gran numero di particolari: grandi tele, libri e fogli di giornale sparsi ovunque divengono luogo d’ambientazione del dramma borghese di Alexandre Dumas in un gioco di allusioni tra l’attualità del soggetto e la finzione scenica “incorniciata” nel testo.
Sulle gradinate alle spalle del palcoscenico una serie di enormi lampade illuminate sono disposte a salire in diagonale, da cui si propagherà un’esplosione di coriandoli dorati durante la festa a casa di Flora. Gli abiti sfarzosi ma raffinati dei protagonisti e una coreografia (Leda Lojodice) particolarmente ricca contribuiscono alla notevole ed indiscutibile resa suggestiva dell’allestimento, che ha però presentato una serie di punti deboli. Gli spazi riservati alle controscene, alla sinistra e alla destra del palco centrale, sono risultati forse un po’ troppo distanti tra di loro nella misura in cui i coristi –equamente distribuiti su di essi- non sempre si sono trovati in perfetto insieme, in particolare nel secondo atto durante la festa. Talvolta inoltre i complessi movimenti scenici hanno rischiato di compromettere la resa del canto, come nel caso del finale del primo atto in cui Violetta –alle prese con la cabaletta “Sempre libera”- deve arrovellarsi nell’allacciare una serie di imbragature di sicurezza prima che l’imponente cornice su cui è seduta la porti sollevandosi in aria proprio come “dee volar il suo pensier”.
La giovane Lana Kos è una Violetta energica, di ottima presenza e potenzialità vocali evidenti. Sebbene si sia potuto apprezzare l’uso delle mezze voci e una performance in generale crescendo di intensità interpretativa e sicurezza scenica, la voce è risultata un poco oscillante nel primo atto, alle volte imprecisa e poco cristallina nei momenti di agilità. Il tenore John Osborn -nel ruolo di Alfredo Germont- dimostra un’ottima impostazione vocale contrassegnata da acuti puliti e sicuri; la voce molto leggera ha avuto però alcuni problemi di proiezione nel primo atto risultando non sempre ben udibile, ma migliorando poi sensibilmente dal secondo atto in poi fino per arrivare a rendere un’interpretazione molto convincente, elegante e ricca di sfumature. Il Germont di Roberto Frontali ha un’ottima presenza scenica ma risulta la voce meno interessante della serata, piuttosto monocorde per timbro e fraseggio e caratterizzata da un’emissione piuttosto forzata. Tra i comprimari segnaliamo l’ottima performance di Carlo Bosi e Nicolò Ceriani rispettivamente in Gastone e Duphol, convincenti e impeccabili. Buona anche la prova sostenuta da Sanja Anastasia in Flora, voce piena ed esuberante. Precisi ed appropriati il Marchese di Paolo Orecchia, il Dottore di Gianluca Breda, Antonio Feltracco in Giuseppe e Andrea Cortese nel doppio ruolo di Domestico e Commissionario. Al limite dell’inaccettabile l’Annina di Teona Dvali.
Andrea Battistoni si rivela l’interprete più convincente della serata: nella concertazione sceglie tempi elegantemente comodi dimostrandosi scrupoloso ed attento alle esigenze dei solisti, mantiene sempre perfetti i volumi sonori e dimostra grande dimestichezza con lo spazio areniano riuscendo, col suo consueto piglio vitale ed energico, a restituire un’interpretazione mai scontata e ricca di raffinati spunti musicali. Foto Ennevì per Arena di Verona