Arena di Verona Opera Festival 2013:”Gala Verdi”

Verona, Arena, Festival del Centenario 1913/2013
“GALA VERDI”
“La Traviata”
– Atto primo
Direttore Andrea Battistoni
Violetta Valéry ALEKSANDRA KURZAK
Alfredo Germont FRANCESCO MELI
Flora Bervoix  CHIARA FRACASSO
Marchese d’Obigny DARIO GIORGELE’
Barone Douphol NICOLO’ CERIANI
Dottor Grenvil GIANLUCA BREDA
Gastone di Letorières CARLO BOSI
“Rigoletto” – Atto secondo
Direttore Riccardo Frizza
Rigoletto MARCO VRATOGNA
Gilda SONYA YONCHEVA
Il Duca di Mantova VITTORIO GRIGOLO
Marullo MARCO CAMASTRA
Matteo Borsa CARLO BOSI
Il Conte di Ceprano DARIO GIORGELE’
Monterone ABRAMO ROSALEN
Paggio della Duchessa STEFANIA ABBONDI
Un uscire di corte VICTOR GARCIA SIERRA
“Il Trovatore” – Atto quarto
Direttore Giuliano Carella
Leonora
HUI HE
Azucena DANIELA BARCELLONA
Manrico CARLO VENTRE
Il Conte di Luna ARTUR RUCINSKI
Ruiz PAOLO ANTOGNETTI
Coro e orchestra dell’Arena di Verona
Maestro del Coro Armando Tasso
Regia Stefano Trespidi
Scene Giuseppe De Filippi Venezia
Coordinamento costumi Silvia Bonetti
Luci Paolo Mazzon
Verona, 17 luglio 2013
Una serata al di fuori della tradizione quella del 17 Luglio, dove in occasione del Galà Verdi vanno in scena estratti dalla “trilogia popolare” con il primo atto de La Traviata, il secondo atto di Rigoletto ed il quarto atto de Il Trovatore. Duplice l’intento di tale trovata: da una parte il tentativo di avvicinare un pubblico nuovo proponendo una carrellata degli episodi più coinvolgenti delle tre opere, dall’altra l’omaggio agli habitué dell’anfiteatro con i momenti -inevitabilmente indelebili nella memoria di ogni appassionato- che maggiormente hanno reso celebre il genio bussetano portandolo ad affermarsi definitivamente come massimo operista italiano negli anni cinquanta del XIX secolo. L’operazione, seppur colpevole della decontestualizzazione degli episodi proposti e di un allestimento con scarsi punti di interesse (era evidente un senso di un mal assortito trovarobato da magazzino)  per quanto assoggettato alle particolari esigente sceniche della serata, sembra funzionare ed è premiata dalla buona affluenza di un pubblico che si mostra entusiasta e non lesina applausi ed apprezzamenti ai protagonisti della serata.
Il primo atto de La Traviata vede impegnato sul podio il veronese Andrea Battistoni, che conferma l’ottima impressione data alla prima dell’opera qualche settimana addietro guidando l’orchestra in modo sicuro ed energico e mostrandosi fantasioso interprete nel propendere per idee e spunti sempre nuovi seppur mai scontati. Ottima la prova di Alfredo Germont interpretato da Francesco Meli: artista ormai pienamente maturo, ha convinto per l’ottima incisività del timbro vocale. Nonostante l’esiguità della parte di Alfredo nel primo atto dell’opera il tenore ligure ha dimostrato grande capacità di fraseggio e gusto musicale notevole, molto bene anche il momento dell’intervento fuori scena del finale d’att0 in cui la voce conferma le sue ottime potenzialità di proiezione. Pregevole il Libiam né lieti calici in cui la perfetta intesa di Meli con Aleksandra Kurzak nei panni di Violetta da vita ad un brindisi raffinato sotto tutti gli aspetti, complice anche la bacchetta di Battistoni attenta nel limare i piani sonori in maniera perfetta.  La Kurzak si rivela però una Violetta di scarso interesse, nonostante la sicura presenza scenica e l’esordio garbato sembra in seguito avere in mente soltanto il mi bemolle acuto del finale di cabaletta e restituisce un’interpretazione raffazzonata e con evidenti pecche  sul piano dell’intonazione.
Debutto areniano con il secondo atto di Rigoletto per il direttore Riccardo Frizza, il quale senza aver preso parte alle prove dello spettacolo sale sul podio mostrandosi sicuro conoscitore della partitura, dirige con gesto fluido e chiaro e dimostra attenzione agli organici vocali ed orchestrali. Buona prova dei solisti: Marco Vratogna (chiamato all’ultimo momento in sostituzione di Leo Nucci) è un Rigoletto un po’ sopra le righe, ma molto convincente sul piano scenico, di cui si è potuta apprezzare una voce non imponente ma sufficientemente morbida nell’emissione. In Cortigiani, vil razza dannata il baritono mostra congenialità con la pagina verdiana caratterizzando il suo ruolo al meglio e riuscendo a creare un’atmosfera drammaticamente intensa. Vittorio Grigolo si conferma nel ruolo del Duca di Mantova -suo cavallo di battaglia- con ragguardevole presenza scenica  (ma anche con la ben nota tendenza a strafare in atletismi) e vocale. D’impatto il suo ingresso in scena per Ella mi fu rapita, dove il tenore si mostra abile nel catturare l’attenzione delle migliaia di spettatori dell’anfiteatro cantando a piena voce ma senza tralasciare una certa eleganza nello stile. Degno di nota il Conte di Monterone del giovane Abramo Rosalen, voce equilibrata ed ottima per omogeneità. Brava infine Sonya Yoncheva nei panni di Gilda, il soprano bulgaro (uno dei talenti scoperti da Placido Domingo, vincitrice dell’international competition “Operalia” da lui organizzato presso il Teatro alla Scala di Milano) sfodera una certa compattezza vocale confacente con lo spazio dell’arena, non priva di capacità di fraseggio e di una ottima omogeneità timbrica. Apprezzabile il duetto con Vratogna in Tutte le feste al tempio e Si, vendetta, tremenda vendetta in cui le voci si fondono insieme con dizione perfetta e grande equilibrio andando a creare colori timbrici piuttosto interessanti e mettendo in evidenza da parte di entrambi gli interpreti, seppur giovani, un’approfondita conoscenza della parte.
Chiude la serata il quarto atto de Il Trovatore, sul podio il veronese Giuliano Carella -perfettamente a suo agio nella direzione dell’Orchestra della Fondazione Arena- dirige con gesto fluido e senza fronzoli dimostrandosi attento alle esigenze del canto. Prova positiva anche per il terzo cast della serata, impeccabili le voci maschili di Artur Rucinski (il Conte di Luna) e Paolo Tognetti (Ruiz): voci eterogenee e diversificate per tecnica di emissione ma che portano egualmente a termine i rispettivi ruoli con precisione e ottima vocalità. Carlo Ventre è un Manrico energico ma dal canto duttile, che sa fraseggiare con proprietà e non si risparmia nelle salite in acuto. Encomiabili le voci femminili: Hui He nel ruolo di Leonora mostra finalmente tutte le sue qualità restituendo un’interpretazione magistrale in D’amor sull’ali rosee e Tu vedrai che amore in terra. Apprezzabilissime le mezze voci, vocalità morbida e sempre sicura nelle salite in acuto, grande precisione nei momenti di agilità: il soprano cinese porta a termine una performance di alto livello ritrovando una forma che ancora non aveva raggiunto a pieno nei precedenti appuntamenti del festival areniano. Punta di diamante della serata il mezzosoprano Daniela Barcellona nel ruolo di Azucena, nei seppur pochi interventi ha sfoggiato una voce profonda e piena sia in grave che in acuto, precisa ed intonata, dimostrando grande presenza scenica ed un’eleganza musicale che la conferma professionista di inscusso livello. Tra i comprimari, generalmente adeguati, segnaliamo il sempre preciso apporto di Carlo Bosi (Gastone in Traviata e Matteo Borsa in Rigoletto) e per contro il problematico intervento di Stefania Abbondi (Paggio della Duchessa in Rigoletto), voce decisamente troppo flebile. Fondamentalmente inadeguati gli apparati scenografici e la impostazione registica  della serata. Se accettabile è risultata la soluzione con pannelli affrescati proposta per Rigoletto, modesta e piuttosto curiosa è stata la scelta del tipico salotto ottocentesco di stucchi e specchi corredato di un’imponente palma nel mezzo (…?), così come banale è stata la scelta di una monolitica fortezza per Il Trovatore cui –con un troppo lungo cambio di scena- è stata aggiunta a metà atto una scalinata per l’ingresso in scena del Conte di Luna. Grande successo di pubblico per questo Galà Verdi, cui riconosciamo il merito di aver –per certi versi- piacevolmente superato le aspettative.  Foto Ennevi per Fondazione Arena di Verona