Roma, Invito alla danza 2013: Peridance Contemporary Dance Company

Roma, Teatro Vascello, Invito alla danza 2013, 23° edizione della rassegna internazionale di danza e balletto
“NEW YORK OGGI”
Peridance Contemporary Dance Company

Prima nazionale
“Vivian & Paul”
Coreografia di  Sidra Bell
Interpreti: Christopher Bloom, Nikki Holck, Yesid Lopez, Madison McPhail
“Twilight”
Coreografia di  Igal Perry
Interpreti: Yesid Lopez, Eila Valls
“Mabul”
Coreografia di  Ohad Naharin
Interpreti: Christopher Bloom, Joanna DeFelice
“Infinity”
Coreografia di  Igal Perry
Interpreti: Yesid Lopez, Christopher Bloom, Jason Collins, Phil Orsano, Joanna DeFelice, Nikki Holck, Leigh Lijoi, Madison McPhail
“Evermore”
Coreografia di  Dwight Rhoden
Interperti: Yesid Lopez, Christopher Bloom, Jason Collins, Phil Orsano, Nikki Holck, Leigh Lijoi, Madison McPhail, Eila Valls Roma, 15 luglio 2013
Arriva la Peridance ad Invito alla Danza, compagnia di Manhattan fondata ormai nel 1981 da Igal Perry. Una strana serata, per molti versi disomogenea, ma anche affascinante, molti stili, molte proposte. Difficile incasellare in un contesto preciso la compagnia, cosa a cui noi europei evidentemente non sappiamo resistere. A partire dai danzatori, tutti così diversi per proporzioni fisiche e dinamiche ma certamente spinti alla ricerca di uno stile comune non sempre adatto e adattabile a quei corpi. Elemento generale la bravura. In effetti dopo aver assistito al primo pezzo, Vivian & Paul di Sidra Bell pensi che potrai godere di una serata tutta moderm, muscoli, prese e dinamica. I quattro danzatori vestiti in pelle nera si cimentano in passi a due continui fatti di prese, fuori peso e ancora prese. Sembra una lotta; uomini muscolosi e possenti sollevano con niente donne altrettanto “forti” con grande dinamica e facilità. La musica su brani di Bran Eno and Dennis Bell non è accattivante, ripetitiva, a volte noiosa ma i quattro catalizzano l’attenzione aumentando la faticosa tensione. Tutt’altro tono con Twilight del direttore Igal Perry. Yesid Lopez e Eila Valls in stile neoclassico non troppo moderno sul morbido ed emozionante pianoforte di Chopin interpretano un pas de deux vorticoso, spesso senza respiri o sospiri, veloce, dinamico, non così musicale. Chissà, se fosse stato pensato in punta avrebbe avuto un colore diverso ma i due danzatori sono molto bravi, lirici e ed eseguono con trasporto. Vera chicca della serata è Mabul dello straordinario Ohad Naharin. L’opera intera fu creata nel 1992 per la Batsheva Dance Company. Naharin ne donerà un piccolo passo a due alla Peridance in memoria di sua moglie, Mari Kajiwara, sposata nel 1978, danzatrice di Alvin Ailey prematuramente scomparsa. Qualsiasi cosa crei Naharin tocca corde lontane, vibrazioni, qualcosa di atavico.
Talento unico. Joanna DeFelice entra di lato, procede all’indietro, Christopher Bloom la segue, cammina accucciato, faticosamente, testa tra le braccia, polsi morbidi protesi in avanti, dondolanti, aria di supplica. Continua a seguirla lei procede, si trovano. Prima tensione, scontro, lui sbatte la testa sul petto di lei. Su Vivaldi questo incontro pieno di pathos, forza emotiva, richiami antichi, non gioia finale, forse lampi di serenità, ma non troppa. Due pezzi corali chiudono la serata. Sull’adagio della Sonata per pianoforte n. 29 Hammerklavier di Beethoven ancora Igal Perry presenta Infinity. Tinte neoclassiche, tecnica in abbondanza, spazio, corse, pas de deux, tante promenades, tante prese. Infine Evermore di Dwight Rhoden giudicato dal New York Times fra i coreografi più rappresentativi di oggi. Brani tratti da Nat King Cole per un sapore quasi da Broadway, ancora tanto movimento e richiami neoclassici, modern ed anche jazz; allegro e spensierato. Due brani simili, soprattutto ben eseguiti dai bravi danzatori, puliti, precisi, molto spesso all’unisono nel rispetto di spazi e disegni ma soprattutto ben danzanti. Quel che ne resta è una bella serata, molto apprezzata dal pubblico per la generosità degli interpreti calati nei ruoli pur se non sempre fisicamente calzanti, per un immagine di leggerezza, freschezza, di danza dinamica non appesantita da concettualismi che portino per forza a riflessioni o drammatici approcci, cose cui forse siamo ormai poco avvezzi. Una riflessione sorge su cosa “cerchino” gli autori del neoclassico o contemporaneo americano ma se è vero che la danza è gioia, e per questo mettiamo da parte un po’ di ricerca, va bene.