Sassari: un omaggio a Berlioz e Poulenc

Sassari, Teatro Comunale, Stagione Sinfonica 2013 dellEnte Concerti Marialis de Caroli
Orchestra dell´Ente Concerti “Marialisa de Carolis”
Direttore Benjamin Bayl
Soprano Majella Cullagh
Francis Poulenc: Suite Française d´après Claude  Gervaise, FP 80; “La Dame de Monte-Carlo”,
Monologo lirico per soprano e orchestra; “Sinfonietta”
Hector Berlioz: “Béatrice et Bénédict”, Ouverture dall’opera; “Herminie”, Scena lirica per soprano e orchestra.
Sassari, 19 novembre 2013


Un doveroso minuto di silenzio per ricordare le vittime del ciclone che si è abbattuto sulla Sardegna ha introdotto nel Nuovo Teatro Comunale di Sassari il secondo concerto sinfonico, nell’ambito della 70esima stagione lirica organizzata dall’Ente Concerti de Carolis, in cui purtroppo l’aspetto emotivo legato a una cronaca tragica è stato troppo preponderante rispetto a quello strettamente artistico. Il pubblico, molto scarso forse anche per la situazione, ha avuto però una doppia motivazione per la propria presenza. Da una parte la reazione della “polis”, che non può non manifestarsi anche attraverso aspetti collettivi apparentemente meno importanti: il teatro, un concerto, la voglia di stare insieme comunque, specialmente nei momenti difficili, aiuta a trasmettere la voglia di comunicare e di solidarietà in una società che ha il dovere di assistere chi è stato colpito e il bisogno di sorpassare comunque il dolore. Dall’altra si è semplicemente assistito a un bel concerto sinfonico, una rarità ormai, considerando il triste confinamento culturale della grande musica nel territorio.
Raro e particolarmente interessante è stato anche il programma eseguito dall’Orchestra dell’Ente, diretta per l’occasione dall’australiano Benjamin Bayl. La prima parte comprendeva tre brani di Francis Poulenc: la Suite Francaise d’après Claude Gervaise, per ensemble di fiati, percussioni e clavicembalo, la splendida scena lirica La Dame de Monte – Carlo per soprano e orchestra e la Sinfonietta. La Suite e la Sinfonietta sono espressioni da manuale del versante neo classico del loro autore: scritte rispettivamente nel 1935 e nel 1947 ne mostrano l’abilità costruttiva, la facilità melodica e la leggerezza un po’ vacua nel trattare la materia sonora. La Suite in particolare, nelle mescolanze tra ance e ottoni, riesce a ricreare un interessante timbro arcaicizzante con un effetto che anticipa di pochi anni lo Stravinskij della Messa, pur senza averne la straordinaria e semplice profondità. L’orchestra dell’Ente è stata ottimamente guidata da Bayl e, specialmente nella Suite, ha dato una bella dimostrazione di precisione e intonazione offrendo un’interpretazione “oggettiva” e lucida, perfettamente in linea con le caratteristiche della partitura e ben valorizzata dal colore degli ottoni. La Dame de Monte – Carlo, su testo di Cocteau, è un’opera che precede di poco la scomparsa, cinquanta anni fa, del suo autore. E’ un oggetto misterioso, testardamente tonale in un’epoca di strutturalismo dilagante: ma quanta finezza… Finezza pienamente valorizzata dall’elasticità agogica e dinamica del direttore e dall’interpretazione del soprano Majella Cullagh che, pur con alcuni problemi tecnici, in primis un eccessivo vibrato che sporcava la pulizia dell’intonazione, ha dato validissima espressione alla drammaticità del testo.
La seconda parte, dedicata interamente alla musica di Hector Berlioz, completava un ideale “pendant” transalpino, anche se è chiara l’ispirazione “allemande” per il più importante autore sinfonico francese del diciannovesimo secolo. Bayl ha impresso nei tempi allegri dell’Ouverture da Béatrice et Bénédict un ritmo vivace e serrato che talvolta ha messo in difficoltà le sezioni dell’orchestra, specialmente nei vari disegni alternati e in controtempo. Tuttavia la grande cantabilità e l’arco espressivo sempre ben presente hanno fatto passare in secondo piano piccoli peccati veniali dovuti probabilmente alle poche prove a disposizione. Di grande interesse anche l’esecuzione della scena lirica Herminie, giovanile opera di Berlioz che gli valse la prestigiosa borsa di studio del Prix de Rome: si tratta di un’opera in cui l’ovvio accademismo dell’occasione è ben temperato da una certa ricercatezza armonica e, soprattutto, dall’apporto coloristico della strumentazione che fa ben presagire nel settore l’importanza del suo autore. Anche in questo caso la Cullagh è stata capace di una prova di classe, pur soffrendo maggiormente nelle dinamiche, rispetto alla prima parte, per la sontuosa orchestrazione del brano. Veramente apprezzabile l’equilibrio nell’uso del rubato di Bayl che ha sempre dimostrato come la tenuta ritmica e formale di un brano non possa prescindere da un’intelligente libertà agogica correttamente utilizzata a fini espressivi. L’orchestra ha sempre ben assecondato il gesto chiaro ed essenziale del direttore e ha mostrato, specialmente negli archi, una capacità di variazione dinamica veramente apprezzabile. Unico appunto: forse per l’acustica molto definita della sala non è apparsa molto felice la scelta di mettere le viole a destra, in prima fila. Tanti applausi alla fine per la piccola comunità che a Sassari, il 19 novembre 2013, ha scelto di andare a Teatro per fare, e ascoltare, della bella Musica.