“Rivals” di David Hansen

 Arias for Farinelli & Co. Arie di Leonardo Vinci (1690-1730), Leonardo Leo (1694-1744), Riccardo Broschi (1698-1756) e Antonio Maria Bononcini (1677-1726). Controtenore: David Hansen; Academia Montis Regalis, direttore e clavicembalista: Alessandro De Marchi Registrazione: Mondovì, Oratorio di Santa Croce, 12-16 luglio 2013. T.Time 76.36 1CD Sony Music 2013, 88883744012.
Voci perdute e divine, i castrati incantarono l’Occidente per diversi secoli prima di scomparire definitivamente. Con il suo album d’esordio per la Sony Music, il talentuoso controtenore australiano David Hansen rispolvera dalle sabbie del tempo alcune arie per loro scritte e pensate, molte delle quali presentate in prima mondiale. L’album si pone in una generale “Baroque-castrato-renaissance” – volendo usare un neologismo –, che oggi ha un certo seguito e è gravida di importanti risultati. Il titolo “Rivals” vuole alludere alle leggendarie rivalità che opposero i più celebri tra i controtenori a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo, di cui famosissimo fu il pugliese Carlo Broschi, detto ‘il Farinelli’, fortunato allievo di Nicola Porpora, astro del canto talmente celebre da incantare non solo l’Italia, ma anche la Francia e la Spagna, dove detenne persino un notevole potere politico; altre arie furono scritte sia per uno dei maestri di Farinelli, Gaetano Majorana, detto ‘il Caffarelli’ o ‘il Caffariello’, contadino strappato alla terra per le sue straordinarie e naturali doti, che per Antonio Maria Bernacchi, passato alla storia per le sue roulades, e Giovanni Carestini, ‘il Cusanino’, che collaborò con Händel, Hasse, Gluck e Scarlatti.
David Hansen è un controtenore straordinario: una voce dal timbro caldo, lievemente brunita (che gli permettere di estendersi ben oltre il range di un sopranista), uniforme nei vari registri, con uso parco del vibrato – che, pare, non fosse prediletto nell’emissione dell’epoca. La sua perfetta tecnica e lo smalto della sua voce, mai stridulo né schiacciato – e si noti persino un non comune carattere, un’allure sovente assente in voci forzate a tale livello – sorreggono agilmente tutte le impervie difficoltà: impressionanti le fioriture, i trilli, i picchiettati e i gruppetti. Le arie presentate sono nove in tutto, tipologicamente molto diverse; vi si trovano infatti aria strutturate compattamente, come altre multi-movimento, in cui si necessità di una forte caratterizzazione, che Hansen non manca di regalare.
Tutte le arie sono cantate intensamente, con pathos. La maggior parte di queste sono di un esponente di spicco della scuola napoletana, Leonardo Vinci. La prima è “In braccio a mille furie” dalla Semiramide riconosciuta (opera di Metastasio, che fu musicata anche da Porpora il medesimo anno del Vinci, il 1729, sempre con Farinelli nel ruolo di Merteo), in cui Hansen cura particolarmente le spericolate agilità vocali, mentre subito dopo in “Sento due fiamme in petto” (da Il Medo) è molto sensuale; della medesima opera canta “Non è più folle lusinga”, dove palesa una perfetta sgranatura dei trilli e una flessuosità delle agilità, unita alla pulizia dei passaggi resa possibile dall’uniformità della voce nei vari registri, cui fa eco un languido sentimento, poiché la difficoltà maggiore, superata con estrema naturalezza, è ancora una volta quella di creare l’atmosfera. Ancora da Il Medo canta la complessa “Taci o di morte”, con quella strepitosa iniziale messa di voce sul verbo, cui segue una melodia assai delicata; l’aria che conclude l’album è “Risveglia lo sdegno” dalla Alessandro, epica e trascinante. Altro grande nome della scuola musicale napoletana è Leonardo Leo, di cui Hansen canta due arie di grande spettacolarità: “Talor che irato è il vento” (Andromaca), dove coniuga abili capacità di fraseggiatore a difficoltà tecniche di ogni tipo, affrontate con una eccezionale maestria, e “Freme orgogliosa l’onda” (Demetrio), con la voce costretta a impervi salti. Del modenese Giovanni Bononcini canta la struggente aria “In te, sposa Griselda… Cara sposa” (Griselda), dove giocando con puri effetti di controllo del fiato, dell’emissione, genera effetti sublimi. Pregevole la scelta di cantare un’aria anche del fratello di Farinelli, il compositore Riccardo Broschi, precisamente “Son qual nave” (Artaserse, composta a Londra assieme a Hasse), aria d’impianto standard con il topos barocco della nave sballottata dai flutti – Hansen ricorre ancora al suo immenso bagaglio tecnico, questa volta con salti funambolici che portano a note gravissime (il range richiesto è di circa tre ottave).
Il complesso barocco Academia Montis Regalis è vivacemente diretto da Alessandro De Marchi, che siede al clavicembalo: l’orchestra, composta da un esiguo numero di elementi (come di prassi per le esecuzioni barocche) non perde mai lo smalto necessario per sorreggere o cullare il controtenore, grazie soprattutto a una scelta agogica che privilegia tempi mai eccessivamente dilatati, che però non vengono strappati né tirati via – risaltano così degnamente i colori degli archi e dei legni.     Un progetto editoriale del massimo interesse, che val la pena di possedere e godere; la scelta delle arie – rimane il rammarico non siano di più! – è studiata, come la loro disposizione. La bravura di Hansen regala sensazionali emozioni: seppur oggi – bisogna specificare – la restituzione sonora di queste partiture sia resa artificialmente, con l’ausilio della sola tecnica vocale, non è mai sopito il fascino onirico che promana dall’ascolto di partiture pensate per un’autentica incognita musicale, la voce evirata.