Firenze, Teatro Goldoni: “La metamorfosi”

Firenze, Teatro Goldoni – Stagione del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino 2013/2014
LA METAMORFOSI
Opera della solitudine in tre parti Libretto di Pier’Alli tratto dall’omonimo racconto di Franz Kafka
Musica di Silvia Colasanti
Gregorio Samsa  voce, attore EDOARDO LOMAZZI – azione scenica, danzatore FABRIZIO PEZZONI
La sorella LAURA CATRANI
La madre GABRIELLA SBORGI
La governante TIZIANA TRAMONTI
Ospite I ROBERTO JACHINI VIRGILI
Ospite II DANIELE ZANFARDINO
Il padre ROBERTO ABBONDANZA
Il procuratore / Ospite III MICHAEL LEINBUNDGUT
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Direttore Marco Angius
Maestro del coro Lorenzo Fratini
Regia, scene, costumi e ideazione video Pier’Alli
Luci Pier’Alli, Luciano Roticiani
Allestimento Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Firenze, 9 Marzo 2014

Per alcuni compositori di oggi fare musica significa concepire suoni di difficile discernimento con i quali far risaltare la propria complessità di artisti colti.
Sembrerebbe che Silvia Colasanti non si sottragga a questa logica se non fosse che quest’opera mette in scena uno dei racconti più spaventosi della lettura europea per cui l’uso di un costante, interminabile terrore sonoro risulta giustificato. Pier’Alli, nel molteplice ruolo di regista, scenografo, librettista e movie-maker, trasforma questi suoni lividi in visioni angosciose e lo spettacolo si può dire riuscito giacché l’intento è quello di mettere in scena l’orrore e la solitudine evocati dal racconto di Franz Kafka.
La scena è filtrata da uno schermo trasparente sul quale sono proiettate immagini oniriche spaventose: nebbie intense o rarefatte, fitte macchie che si coagulano e si sciolgono lentamente, materia indistinguibile dalle forme improprie che sembra un liquido o che si frastaglia somigliando a colonie di brulicanti insetti (tale filtro non svanisce mai e avvolge la scena fino alla fine, dando a l’azione un aura di incubo notturno).
Improvvisamente, appare la sagoma di ciò che il protagonista è stato prima di allora: un commesso viaggiatore, sacrificato a prendere un treno alle cinque di tutte le mattine ma gratificato da un salario col quale sostenere tutta la famiglia. E da qui comincia la tragedia che l’opera riproduce fedelmente.
Il palcoscenico è diviso da una parete che si sposta rapidamente allargando e riducendo i due spazi dell’azione, la camera di Gregorio Samsa e la sala da pranzo, quando serve a focalizzare l’azione sulla tragedia personale del protagonista o sul dramma della sua famiglia inaspettatamente investita dalla disgrazia.
La scena, le luci, la recitazione enfatica, il forte impatto emotivo che la voce chiara ed incisiva fuori campo di Edoardo Lomazzi e il Coro riescono a provocare insieme ai movimenti inconsulti, eppure armoniosi, di un carismatico Fabrizio Pezzoni che dà vita all’essere mostruoso che il protagonista è diventato, tutto contribuisce ad accrescere l’angoscia che la musica sottolinea ed esalta. Il quintetto d’archi riproduce suoni striduli, i legni e il corno si divertono a scambiarsi formule di raccapricciante sarcasmo e alle percussioni è riservato il compito di amplificare l’inquietudine dei personaggi.
Il compito del direttore d’orchestra Marco Angius è davvero arduo, ma egli riesce a condurre il gruppo di musicisti dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino verso il massimo della tensione che riesce a plasmare all’interno del drammatico contesto rappresentato. Un risultato dovuto anche agli interpreti che onorano la difficile partitura con rigore tecnico e artistico. Un’opera interessante, una partitura molto densa e dal linguaggio musicale penetrante e incisivo, priva di veri momenti di espansione lirica vocale, ma ricca di suggestioni grazie al contributo di tutti gli interpreti, cantanti, musicisti e attori. Si esce dal teatro un po’ frastornati, ma con la netta sensazione che musica e regia sono riusciti a riprodurre l’incubo del racconto di Kafka. Il Maestro Marco Angius dirige con grande abilità e concentrazione un’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino in ottima forma, dando suono e fraseggio alle molte sfumature di colori che Silvia Colasanti ha creato nella sua composizione. Anche il Coro del Maggio Musicale Fiorentino, in formazione ridotta, offre tutta la sua professionalità nel ricreare l’atmosfera allucinata e tesa del soggetto e della musica con interventi dietro le quinte eseguiti in maniera perfetta. Il cast dei cantanti è di alto livello e perfettamente integrato in questa regia e in questa musica. Tutti con una buona dizione, musicalità e una presenza scenica intensa ed efficace. Le voci di Roberto Abbondanza (il padre) e Gabriella Sborgi (la madre) si impongono per ampiezza e bel colore, doti che non mancano neppure a Laura Catrani (la sorella), la quale ha dimostrato anche bella tecnica vocale nel rendere i difficili passaggi di registro (specie in acuto) imposti al suo ruolo. Ottima la prestazione di Tiziana Tramonti nel ruolo della governante e del trio di Ospiti (Roberto Jachini Virgili, Daniele Zanfardino e Michael Leinbundgut). A Leinbundgut, tuttavia, in alcuni punti risultava un po’ troppo grave la tessitura del procuratore, anche se nel complesso riusciva a sostenere il ruolo con professionalità. Foto Marco Borrelli