Catania, Teatro Massimo Bellini:”Don Pasquale”

Catania,  Teatro Massimo Bellini – Stagione Opera e Balletto 2014
“DON PASQUALE”
Dramma buffo in tre atti
Libretto (da Angelo Anelli) di Giovanni Ruffini e Gaetano Donizetti
Musica di Gaetano Donizetti
Don Pasquale SIMONE ALAIMO
Dottor Malatesta  FRANCESCO VULTAGGIO
Ernesto ENRICO LEPRE
Norina LAURA GIORDANO
Un notaro GABRIELE MARI
Orchestra e Coro del Teatro Massimo Bellini di Catania
Direttore Antonino Manuli
Regia Simone Alaimo
Allestimento del Teatro Massimo Bellini
Catania, 28 marzo 2014
Un esempio da imitare: il Don Pasquale (1843) di Donizetti allestito per il debutto di stagione venerdì scorso al Teatro Massimo, dove resterà fino a metà aprile. La musica è di quelle più maliziosamente accattivanti (sospesa tra la comicità graffiante dell’opera buffa e i sogni idilliaci del romanticismo): è stata argutamente concertata da Antonino Manuli che ne ha sottolineato il carattere brioso e i panorami bucolici. Un insieme ben amalgamato senza mai cadere nel farsesco o irrigidirsi nell’accademico. Una misura che non molti direttori d’orchestra oggi sanno rispettare. Scene veramente pittoresche senza escursioni metafisiche, ma con tutti i colori che rallegrano la fantasia anche dello spettatore più musone. Un regia corale e scenica di grande efficacia, con il protagonista che volteggia in sala, interloquisce con il pubblico, strappandogli continui applausi, creando effetti in cui è  difficile distinguere il vero dal fittizio. A tutto questo si aggiunge la circostanza che tutto è stato realizzato in economia, senza esborsi faraonici, mettendo a frutto con intelligenza le energie umane disponibili (dagli attrezzisti, ai maestri del coro, a professori d’orchestra) senza bisogno di aggiungere alla lista spese per la nomenclatura esterofila che  spesso è solo sfoggio di sudditanza culturale.
Così l’allestimento è costato poco e l’intera opera è stata realizzata in pochi giorni, riuscendo perfetta. Simone Alaimo è stato regista e protagonista assolutamente calato nella vicenda (la storia di un papy ottocentesco, riccone che si fidanza con una giovinetta che ovviamente lo gabba): che scherza con il personaggio, ironizza sulla società, corre nella sala, rifila qualche pacca sulla spalla agli spettatori più divertiti, insomma crea l’atmosfera dell’opera buffa, con acuti formidabili, con un cantabile armonioso, con duetti che bisognerebbe inserire su You Tube per quanto sono aggraziati e satirici allo stesso tempo. Attorno a lui volteggia Laura Giordano, vezzosa e dominatrice come sapevano essere le donne da Rossini a Gorni Kramer e con una voce che si eleva senza mai sgranare fino alle altezze più vertiginose. Il baritono Francesco Vultaggio ha un impeto giovanile  e una vocalità preziosa che scintilla anche nei duetti e nel confronto con il pieno orchestrale. E sapranno farsi valere  anche Federico Lepre e Gabriele Mari che completano il cast.  A questo aspetto esemplare, del quale può andare orgogliosa Rita Gari sovrintendente del Teatro, si aggiunge  quello umano del quale possono essere orgogliosi  tutti i Catanesi: in corso d’opera don Pasquale-Alaimo tra finzione scenica e cronaca quotidiana, ha ringraziato caldamente quanti (artisti, tecnici, pubblico) in tempi di girls  and politics, credono nella più alta cultura italiana (forse l’ultimo brand che possiamo ancora esportare) stringendo la cinghia e continuando le nostre tradizioni più alte. Lo ha detto senza bile, senza turpiloquio, senza gesti da sanculotti che concludono poco. Mentre già il botteghino era affollato da richieste di abbonamenti.

 

 

dono poco. Mentre già il botteghino era affollato da richieste di abbonamenti.