Daniel Smith e Paolo Grazia alla Stagione Sinfonica della Fondazione Arena di Verona

Verona,  Teatro Ristori, Stagione Sinfonica 2014 / 2015  della Fondazione Arena
Orchestra dell’Arena di Verona
Direttore Daniel Smith
Oboe Paolo Grazia
Ludwig van Beethoven:“Prometheus” (Die Geschöpfe des Prometheus),  Ouverture
Wolfgang Amadeus Mozart : Concerto per oboe K314 in do maggiore
Ludwig van Beethoven: “Die Weihe des Hauses”, op.124,  Ouverture
Franz Joseph Haydn: Sinfonia 104, in re maggiore “London”
Verona, 25 ottobre 2014

Squisitamente classico il programma presentato dalla Fondazione Arena per il II concerto sinfonico presso il Teatro Ristori; una cornice restaurata, ma dai lineamenti classici, per i tre maggiori rappresentanti dell’età classica, Haydn, Mozart e Beethoven. Si comincia proprio con il più giovane dei tre grandi, il buon vecchio Ludovico van, servito da uno scatenato Daniel Smith, interprete generoso ma mai sopra le righe. Debuttante nella cornice scaligera, il direttore australiano si mostra perfettamente a suo agio, specialmente nel repertorio beethoveniano. Sono state in particolare le sue scelte dinamiche, sicuramente filologiche ma arricchite da una vena del tutto personale e affascinante, a garantire il buon successo della serata, sancito da uno scroscìo incessante di applausi. Il gesto del giovane direttore è davvero interessante: le straordinarie geometrie sono adeguatamente esaltate, lasciando al dragone orchestrale quella “libertà vigilata” che mantiene viva l’attenzione del pubblico, senza gli scivoloni dilettanteschi di chi si accosta a simili capolavori senza la necessaria umiltà. Forse più a suo agio con le due straordinarie ouverture beethoveniane, a partire dal Prometheus e particolarmente nella complessa Weihe des Hauses, nelle mani di Smith l’esecuzione della Sinfonia op. 104 di Joseph Haydn risulta tuttavia frizzante e realmente “spiritosa”, come enuncia il titolo dell’ultimo tempo. Ultima sinfonia composta da Haydn, la London suscita l’entusiasmo del pubblico dal 1795, quando ancora il compositore austriaco poteva vantare tra i suoi allievi lo stesso Beethoven.
Ma è con il Concerto per oboe e orchestra di Mozart che il pubblico (purtroppo ben lontano dal tutto esaurito, ma certamente caloroso) si esalta maggiormente, grazie all’eccellente interpretazione del primo oboe del Teatro Comunale di Bologna, Paolo Grazia, anch’egli debuttante su questo palco. La formazione flautistica di Smith deve incidere non poco sulle sue scelte agogiche, che ne dimostrano appieno l’ampia conoscenza delle problematiche legate all’ oboe, legno dall’emissione considerata tradizionalmente tra le più spinose. Da parte sua, Grazia entusiasma per la cura minuziosa della linea del canto, un fraseggio rispettoso ma non obsoleto, oltre che per l’audace virtuosismo.Le sue scelte dinamiche sono appese tra il sacro e il sensuale, alla brillantezza delle cadenze ben si accosta il gusto elegante dei cantabili, insomma, Grazia non perde un colpo, e – va detto – neppure la nostra orchestra. Smith sceglie dei tempi cantabili, l’orchestra è stimolata e risponde con nuovo vigore, notato e apprezzato dal pubblico.Splendido anche il bis, il Narciso dalle Metamorfosi di Benjamin Britten, in cui il dialogo tra il giovinetto e l’amata immagine riflessa è reso con cristallina vivacità, alternata all’improvvisa e dolente consapevolezza della propria inguaribile solitudine.Numerose chiamate sul palco per entrambi i protagonisti della serata. Prossimo appuntamento della Fondazione Arena il prossimo 31 ottobre con la IX Sinfonia di Beethoven presso il Teatro Filarmonico. Foto Ennevi per Fondazione Arena