Il Balletto del Sud nel “Lago dei cigni” a Torino

Torino, Teatro Nuovo – Stagione 2014-2015
“IL LAGO DEI CIGNI”
Balletto in tre atti
Musica di Pëtr Il’ic Čajkovskij
Coreografia Fredy Franzutti
Scene Francesco Palma
Odette / Odile NURIA SALADO FUSTÈ
Siegfried FRANCESCO CAFFORIO
Rothbart ALESSANDRO DE CEGLIA
Jody, madre di Siegfried FEDERICA RESTA
Proprietario del ristorante italiano ANDREA SIRIANNI
Principessa spagnola CHIARA MAZZOLA
Zingara ungherese VITTORIA PELLEGRINO
Le figlie dello Zar FRANCESCA BRUNO, GIULIA BRESCIANI, AMANDA MATA
Cigni, amici e amiche Corpo di ballo del Balletto del Sud
Torino, 12 dicembre 2014

Torino, Teatro Nuovo, 12 XII 2014 (Il Balletto del Sud nel Lago dei cigni) 4La versione che Fredy Franzutti ha elaborato per Il lago dei cigni risale al 1999, ed è ambientata in Baviera alla fine del secolo XIX; racconta la storia di un gruppo di nobili inglesi che vanno in vacanza presso un lago, dove ogni anno si ritrovano vecchi amici di collegio. Jodie, la madre del principe, insiste sul fatto che per suo figlio sia arrivata l’età di sposarsi e di dare inizio a una vita “adulta”. Il principe si apparta dunque rispetto al gruppo degli amici, rimane solo, poi conosce Rothbart, e con lui entra in contatto con un mondo incantato del tutto nuovo, da cui reinizia l’intera vicenda.
Le prime scene dello spettacolo sono assai gradevoli, il ricevimento carino, la scena del tè un po’ banale; poi, però, si fa molta fatica a comprendere lo stile della coreografia, perché – eccettuati i momenti ricordati – nella danza si assiste a una contaminazione continua. Soprattutto quando intende trovare un linguaggio nuovo, il coreografo deve prestare attenzione all’uniformità di metodo e di stile, selezionando quanto e appropriato, e ancor più scartando quel che non c’entra. Il I atto del balletto, invece, nella rielaborazione di Franzutti è assai confusionario: in una scena corale i ballerini eseguono un charleston, un cha cha cha o qualcosa del genere, del tutto incongrui alle esigenze espressive della musica di Čajkovskij. Sempre nel I atto, comunque, è molto bello il passo a due fra Siegfried e Rothbart: ecco una proposta nuova e ben riuscita, perché i due si muovono per terra, discorrendo evidentemente di basse passioni, esternando pensieri sordidi, dando ascolto alle voci che salgono dai precordi dell’animo. Alessandro De Ceglia, nel ruolo di Rothbart, ha un’ottima presenza scenica, anche se potrebbe enfatizzare la sua espressività, con una recitazione più accurata (e anche con un trucco più marcato).
Il livello tecnico del Balletto del Sud è senza dubbio altissimo, e si vede bene che sono in grado di interpretare qualunque ruolo, con qualsiasi variazione; dal momento che si tratta di un ensemble giovane, potranno sperimentare ancora moltissimo e molto crescere (nel corpo di ballo, tra l’altro, lavora un neodiplomato del Liceo Coreutico “Germana Erba” di Torino, ossia della scuola che forma i danzatori in seno al Teatro Nuovo).
Torino, Teatro Nuovo, 12 XII 2014 (Il Balletto del Sud nel Lago dei cigni) 2Della protagonista femminile, Nuria Salado Fustè, si può dire che fosse più preoccupata delle sue gambe, delle arabesques, delle singole movenze, che non della vicenda romantica che avrebbe dovuto reinterpretare. Nel passo a due con il protagonista maschile non c’è stato lo scambio di un solo sguardo, non si sentiva la minima intesa: sono andate così perdute tutta quella bellezza e quella magia che dovrebbero caratterizzare la scena più importante del più classico tra i balletti. L’assenza totale di pause, nel medesimo passo a due, non rende giustizia ai ballerini: il lavoro delle braccia di Odette pare quello di un’isterica, le teste rigide, gli sguardi persi nel vuoto, tutto insomma esaspera le condizioni fisiche dei due personaggi, ma l’arte è decisamente lontana. Una delle caratteristiche fondamentali della danza classica, l’equilibrio abbinato al controllo, è volutamente (ma incomprensibilmente) disattesa. In generale il ruolo di Odile è sprecato, come sottovalutato da una coreografia poco attenta: nel II atto si intrattiene con i clienti di un ristorante italiano, con un atteggiamento che è più da musical che non da balletto classico, in una confusione di tutti gli stili esistenti. Del resto lo stesso Siegfried di Francesco Cafforio è troppo istrionico, si esprime con variazioni banali (i soliti salti, le solite pirouettes: in una versione che pretende di essere moderna tutto dovrebbe rispondere a un gusto effettivamente “moderno” – se si persegue almeno una coerenza di base). Federica Resta, la madre di Siegfried, è troppo aspra nel complesso, le braccia rigide e le variazioni troppo affrettate. Il migliore interprete è certamente Alessandro De Ceglia come Rothbart: le sue variazioni risultano di buon gusto, anche se la commistione di classico e di contemporaneo rimane difficile da capire. E ancora a proposito dell’approccio allo stile coreutico, nel II atto le danze di carattere sono del tutto sacrificate: poche le allusioni agli elementi folklorici, talora sporche sotto il profilo tecnico.
Torino, Teatro Nuovo, 12 XII 2014 (Il Balletto del Sud nel Lago dei cigni)Dei costumi dei cigni maschili conviene non parlare neppure; in generale, nel I atto sono a tema, poi nel corso del II tutto si modernizza, ma mancano il glamour, il lusso, le idee (e un balletto come Il lago dei cigni rappresenta anche fastosità e impegno di mezzi; bisogna capire che il minimalismo è un lusso, quando manca adeguata immaginazione).
Alla fine la morale più complessa, inesplicabile, dal momento che vince il male: anche il principe diventa una creatura incantata, accetta di trasformarsi in cigno per amore di Odette; Rothbart è adorato da tutti, in un tripudio di felicità collettiva (“E vissero felici e contenti?” … Ma come?! Mentre il pubblico esce dal teatro, una delle tantissime bambine chiede alla madre: «Ma che cosa succede, mamma, alla fine?», e la signora risponde un poco imbarazzata: «Amore, domani mamma legge bene la storia e poi ti spiega». Se questo è l’effetto comunicativo generalizzato, il coreografo e gli artisti possono porsi a loro volta qualche domanda sull’efficacia della rielaborazione …). Ma il pubblico torinese, nel complesso, apprezza molto: tantissimi gli applausi conclusivi, soprattutto per Rothbart; in tutta questa confusione, il suo interprete è, quanto meno, l’artista più brillante.