Arena di Verona Opera Festival 2015: Carmen Gala Concert

Arena di Verona – 93° Opera Festival 2015
“CARMEN GALA CONCERT”
Orchestra, Coro e Corpo di ballo dell’Arena di Verona
Direttore Omer Meir Wellber
Maestro del Coro Salvo Sgrò
Coreografia Renato Zanella
Soprani Irina Lungu, Francesca Micarelli
Mezzosoprani Anita Rachvelishvili, Alice Marini
Tenore Carlo Ventre
Baritoni Dalibor Jenis, Nicolò Ceriani, Victor Garcia Sierra
Mandolino solista Jacob Reuven
Violino solista Giovanni Andrea Zanon
Georges Bizet: “Carmen”, selezione dell’opera
Pablo de Sarasate: “Carmen Fantasy” per violino e orchestra
Isaac Albéniz: “Asturias” versione per mandolino e orchestra
Verona, 24 Luglio 2015   

Nell’anno dell’Expo, e di un pubblico forse ancor più eterogeneo di quello che normalmente affolla l’anfiteatro veronese, la formula del concerto di gala sembra funzionare bene e richiama un’ottima quantità di pubblico. Una carrellata di highlights dell’opera, intervallati da alcuni momenti strumentali in tema, per uno spettacolo corto e vivace che non riesce a stancare neppure lo spettatore meno avvezzo.
Protagonista della serata è la stella Anita Rachvelishvili, già Carmen alla Scala nel 2009 e Amneris nell’Aida dell’attuale festival areniano. In “L’amour est un oiseau rebelle” -cantata davanti a uno stormo di smartphone e tablet schierati a riprendere- colpisce l’ottima scansione ritmica e della dizione, sempre molto chiara e senza alcun discapito per la fluenza del fraseggio. L’emissione è morbidissima e la vocalità, forte di un’ottima proiezione su tutti i registri, sembra voler richiamare a se l’orecchio dell’ascoltatore attraverso il perfetto controllo della timbrica piuttosto che dispiegarsi eccessivamente in volume e rischiare di perdere di rotondità. La tecnica è salda e non concede spazio a mancanze di sostegno o intonazione. In “Les tringles des sistres tintaient” si fa ancor più evidente il perfetto controllo di ogni minima sfumatura timbrica, che va a rendere l’interpretazione del mezzosoprano georgiano musicalmente interessante e rifinita in ogni dettaglio. Carlo Ventre è un Don Josè discontinuo, ora squillante e luminoso in acuto ora affaticato e poco proiettato nel registro grave. La dizione francese pare un po’ poco scorrevole e nonostante una buona intensità drammatica della linea del canto, soprattutto nel finale “C’est toi, c’est moi”, Ventre esce piuttosto affaticato dal confronto con l’imponente vocalità della Rachvelishvili. Si vede comunque l’esperienza di un interprete di lungo corso, e di una voce che anche in serate non perfetta forma è capace di belle e squillanti aperture in acuto. Convince la Micaela di Irina Lungu: ancorché in assestamento sul repertorio lirico il soprano russo rende bene il duetto “Parle-moi de ma mère”  con una vocalità morbida e ampia, di bel colore. Il fraseggio è molto elegante e fluisce bene nonostante la scelta di un vibrato sempre molto marcato. Qualche mancanza di sostegno in “C’est des contrabandiers” non compromette una resa musicalmente raffinata arricchita di una bella limpidezza negli acuti e di un bel filato finale. L’Escamillo di Dalibor Jenis ha un timbro interessante e una linea di fraseggio piacevolmente chiara e intellegibile ma nonostante questo la sua “ Votre toast, je peux vous le rendre” evidenzia qualche problema di proiezione nel registro medio-basso, a tratti limitato, rendendo il risultato poco avvolgente. Appropriati gli interventi dei comprimari Nicolò Ceriani, Victor Garcia Sierra, Francesca Micarelli, Alice Marini, e ottima la prova del Coro della Fondazione Arena di Verona diretto dal maestro Salvo Sgrò, ogni intervento è parso preciso, compatto e ben articolato. Apprezzabili le scelte di Omer Meir Wellber, il direttore israeliano mantiene una posizione sobriamente asservita alle esigenze dei solisti, uscendo poi col giusto brio ed un bel gesto energico al momento degli interludi orchestrali. Il primo degli interventi strumentali del Carmen Gala è affidato al giovanissimo violinista Giovanni Andrea Zanon impegnato nella funambolica Carmen Fantasy di Pablo de Sarasate. Appena diciassettenne, Zanon mostra un’ottima disinvoltura davanti a un così grande uditorio e confeziona una performance brillante nonostante qualche momento di scollamento nell’insieme con l’orchestra e una formazione tecnica ancora (e giustamente) in divenire. Ripetute ovazioni del pubblico per il giovane violinista.  Lo spirito così squisitamente spagnoleggiante di Asturias di Isaac Albéniz ben si adatta al carattere della serata. Lo showpiece, originalmente per chitarra e qui presentato in una versione per mandolino e orchestra, è eseguito dal celebre israeliano Jacob Reuven che si presenta davanti agli oltre undicimila spettatori presenti in arena con una certa spavalderia che ben si confà al carattere della musica eseguita. Con grande spolvero Reuven sigilla un’esecuzione pregevole sotto ogni punto di vista e riscuote un ottimo consenso. Spettacolo breve, vario e frizzante. Successo assicurato. Foto Ennevi per Fondazione Arena