Liegi, Opéra Royale de Wallonie: “Ernani”

Liegi, Opéra Royale de Wallonie – Stagione 2015/2016
“ERNANI”
Dramma lirico in quattro atti su libretto di Francesco Maria Piave, da Hernani di Victor Hugo
Musica di Giuseppe Verdi
Ernani (Don Giovanni d’Aragona) GUSTAVO PORTA
Don Carlo, re di Spagna LIONEL LHOTE
Don Ruy Gomez de Silva, Grande di Spagna ORLIN ANASTASSOV
Elvira, sua nipote e fidanzata ELAINE ALVAREZ
Giovanna, di lei nutrice ALEXISE YERNA
Don Riccardo, scudiero del re CARMELO DE GIOSA
Jago, scudiero di Don Ruy Gomez ALEXEI GORBATCHEV
Orchestra Sinfonica e Coro dell’Opéra Royale de Wallonie
Direttore Paolo Arrivabeni
Maestro del coro Pierre Iodice
Regia Jean-Louis Grinda
Scene Isabelle Partiot-Pieri
Costumi Teresa Acone
Luci Laurent Castaingt
Produzione Opéra Royale de Wallonie / Opéra de Monte-Carlo
Liegi, 27 settembre 2015    
Prima opera della nuova stagione all’Opéra Royale de Wallonie a Liegi, questa produzione di “Ernani” è frutto della collaborazione con il teatro dell’opera di Montecarlo dove è già andata in scena nel 2014. Una produzione, quella rappresentata a Liegi, tradizionale e molto curata, rispettosa del contesto storico, molto attenta ad appagare l’occhio senza scivolare negli eccessi o nel kitsch, ma forse un po’ meno efficace nel rendere il dramma romantico di Ernani ed Elvira. La regia di Jean-Louis Grinda è sobria, raffinata, molto attenta ai particolari, e la combinazione di scene, costumi e luci è davvero molto riuscita. Tuttavia, Grinda relega gli interpreti in una certa staticità, i cantanti si muovono poco e poco succede in scena. Senza esagerare nel senso opposto – come in certe produzioni in cui lo sguardo si perde a seguire i mille rivoli di azioni che sembrano dettate da un irrazionale horror vacui – un po’ più di movimento avrebbe forse giovato. A più riprese durante la serata, la noia era in agguato. Molto belli certi momenti che lasciavano intuire suggestioni pittoriche, soprattutto grazie alle luci di Laurent Castaingt, che richiamavano Caravaggio nella prima scena tra i banditi sulle montagne d’Aragona, o la Ronda di Notte di Rembrandt nella scena del castello di Silva. Teresa Acone ha proposto costumi di fastosa opulenza. Eleganti e molto curate le scene di Isabelle Partiot-Pieri, che nel primo atto ha ideato un affascinante gioco di specchi che offriva agli spettatori punti di vista diversi sulla scena. Molto evocativa anche la scena della cripta di Aquisgrana. Diseguale la prestazione degli interpreti. Destano qualche perplessità Gustavo Porta ed Elaine Alvarez nei due ruoli principali. Il tenore argentino propone un Ernani non molto convincente, forse anche a causa delle scelte di regia che ne fanno un personaggio un po’ rigido, nel complesso poco espressivo. Il timbro ha una certa gradevolezza, la voce è potente ma alle volte tanta potenza sembra mal controllata, l’interprete vocale è a senso unico: l’evidente difficoltà di cantare con morbidezza e legando non fa emergere il lato più intimo e se vogliamo amoroso del bandito. Più o meno sullo stesso piano l’Elvira di Elaine Alvarez, che ha offerto una interpretazione corretta ma non particolarmente emozionante. La Alvarez sembra affidarsi troppo agli acuti, che esibisce senza difficoltà, e meno alla ricerca di sfumature ed espressione dei sentimenti, ed è sembrata più volte in difficoltà nel registro centrale. Va da sé che, con due interpreti non esattamente nella parte, i ruoli appaiono in parte mutilati. Il baritono Lionel Lhote mostra una buona padronanza del personaggio e capacità vocali di buon livello e adatte alla parte. Dopo un inizio un po’ opaco, il belga – non a caso beniamino del pubblico – guadagna in precisione ed espressività dal secondo atto, dove si distingue per un canto lieve, morbido, elegante  da “Vieni meco, e sol di rose”, e ancora nella grande aria dell’atto terzo (Gran Dio! Costor sui sepolcrali marmi). Il basso bulgaro Orlin Anastassov, dotato di ottime capacità interpretative e autorevolezza sulla scena, nonostante un’indisposizione annunciata prima dell’inizio dell’opera, ha saputo cantare un Silva autorevole, canta l’aria “Infelice e tuo credevi” con morbidezza e abbandono e ha ben reso il tormento di Silva. Corretti gli altri interpreti: Alexise Yerna (Giovanna), Carmelo de Giosa (Don Riccardo) e Alexei Gorbatchev (Jago). Il coro diretto da Pierre Iodice è sembrato un po’ in confusione all’inizio dell’opera, dove è mancata in certi momenti la sintonia con l’orchestra, ma è migliorato nel prosieguo, offrendo un efficace, eroico “Si ridesti il leon di Castiglia”. Anche l’orchestra diretta da Paolo Arrivabeni ha guadagnato in precisione e finezza nella seconda parte dell’opera, mentre nella prima il dialogo con i cantanti è apparso non ben calibrato e il volume, a tratti, era troppo alto, soprattutto per un piccolo teatro come questo di Liegi. Una produzione nel complesso gradevole ma con qualche lacuna sul piano musicale e vocale, che comunque è stata calorosamente applaudita dal pubblico.