Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival Édouard Lalo tra Folklore e wagnerismo: ” Se i miei versi avessero le ali…”

Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival Édouard Lalo tra Folklore e wagnerismo (26 Settembre-10 Novembre 2015)
Soprano Marion Tassou
Baritono Thomas Dolié
Pianoforte Antoine Palloc
AMORE CAMPESTRE
Édouard Lalo: “La Chanson de l’alouette”; “La Fenaison”
César Franck:  “La Chanson du vannier”
Ernest Chausson: “Réveil”
AMORE MISTICO
Édouard Lalo: “Adieu au désert”;  “Chanson de Barberine”
Jean-Baptiste Faure: “Crucifix ”
AMORE TRISTE
Edouard Lalo: “Tristesse”
Gabriel Fauré: “Pleurs d’or”
AMORE FERITO
Charles-Marie Widor: Nocturne op. 40 n. 1
Édouard Lalo: “Le Vieux Vagabond”
Charles-Marie Widor: “L’Hiver” op. 52 n. 1
AMORE VISSUTO
Édouard Lalo: “Marine”
Jules Massenet: “Marine”
Édouard Lalo: “Les Petits Coups”
César Franck: “Aux petits enfants”
AMORE SOGNATO
Ernest Chausson:”La Nuit”
Charles-Marie Widor:  “Qu’un songe au ciel m’enlève” op. 40 n. 2
Venezia, 27 settembre 2015

Secondo appuntamento del Festival “Édouard Lalo tra folklore e wagnerismo” nell’ambito della stagione veneziana del Palazzetto Bru Zane. Lalo fa parte di quei musicisti che, come Gounod (autore di Faust), Bizet (di Carmen), Charpentier (di Louise), vengono, nella maggior parte dei casi, ricordati ed eseguiti limitatatmente ad una sola composizione, che ha eclissato le altre. Quanto al musicista di Lille, il suo nome viene associato quasi esclusivamente alla Symphonie espagnole e, al massimo, anche all’opera Le Roi d’Ys, mentre si trascura tranquillamente la sua produzione da camera, che – non vastissima – può essere proposta integralmente nell’ambito di un unico festival. È quello che ha voluto realizzare il Palazzetto Bru Zane con questa rassegna.
La serata di cui ci occupiamo proponeva, in particolare, alcuni titoli dalla produzione dell’autore incentrata sulla mélodie. Si tratta di un genere nuovo rispetto alla Romance, grazie al quale, dopo il 1870, una generazione di musicisti francesi intese dar vita ad una produzione squisitamente nazionale. Ad essi si unì anche il germanofilo Lalo, che fu appunto tra i fondatori della Société Nationale de Musique: non tutti sanno che il musicista dedicatario di questo festival ha composto 32 mélodies per una o due voci e pianoforte, di cui si ascolterà una selezione durante il festival, mentre è in preparazione un cofanetto, di prossima uscita, con due cd, contenenti l’integrale di questa produzione. Oltre a questo concerto – nel quale alle composizioni vocali di Lalo si affiancavano, in un proficuo confronto, quelle di altri autori francesi contemporanei –, ne è previsto un altro il 6 ottobre, interamente dedicato a Mélodies di Édouard Lalo.
Veramente ricco il programma della serata, dedicato alla poesia d’amore, e – particolare che farà piacere ai cultori della semiologia, magari di derivazione strutturalista – molto ben organizzato per sottotemi: amore campestre, amore mistico, amore triste, amore ferito, amore vissuto, amore sognato.
Di eccellente livello i giovanissimi interpreti vocali – la nantaise Marion Tassou (soprano) e il bordelais Thomas Dolié (baritono), accompagnati al pianoforte, con intelligenza e buon gusto, dal niçois Antoine Palloc. Voce di prim’ordine, quella della Tassou, dal timbro puro ed omogeneo nei vari registri, che ha pienamente convinto anche grazie ad un fraseggio veramente chiaro, elegante ed espressivo, a cominciare dalle mélodies di Lalo, che ha cantato da sola, generalmente caratterizzate – come le altre in programma – da una linea vocale estremamente aderente alla parola, al ritmo, alla scansione sillabica, senza l’aggiunta di particolari abbellimenti: dalla gioiosamente sillabata Chanson de l’alouette alla teneramente appassionata Chanson de Barberine, alla desolata Tristesse, alla spiritosa Les petits coups su un ritmo quasi di mazurka, che ha davvero divertito il pubblico. Analoghe le qualità del baritono Thomas Dolié, che ha esibito, in particolare, una voce ben timbrata, capace di raffinatezze, come richiede questo repertorio tutt’altro che popolare, ad esempio di calibrate mezze voci, evidenziandosi positivamente nei brani a lui solo affidati: dall’entusiastica Fenaison alla lirico-eroica Adieu au désert, alla cupa Le Vieux Vagabond, tutte di Lalo. Di volta in volta travolgenti o liricamente estatici i due cantanti insieme, dimostrando perfetto affiatamento e reciproca capacità di ascolto: dalla dolcemente evocativa Chanson du Vannier di César Franck, alla misticheggiante Crucifix di Jean-Baptiste Foure, alla intimamente sensuale Marine di Jules Massenet, all’atmosferica Nuit di Ernest Chausson. Un bis, a placare gli scroscianti applausi a fine serata: di Charles-Marie Widor, Je ne croyais pas au bonheur, che ha confermato l’elevato livello artistico di questi giovani interpreti, pianista compreso.