Napoli, Teatro di Corte di Palazzo Reale: “Zenobia in Palmira” di Paisiello

Teatro di San Carlo, stagione lirica e di balletto 2015/2016
“ZENOBIA IN PALMIRA”
Dramma per musica in due atti su libretto di D. Gaetano Sertor.
Musica di Giovanni Paisiello
Revisione critica a cura di Ivano Caiazza
Aureliano Imperatore LEONARDO CORTELLAZZI
Zenobia Regina de’ Palmireni ROSANNA SAVOIA
Arsace Principe di Persia TONIA LANGELLA
Pubblia figlia dell’Imperatore Galliano SONIA CIANI
Oraspe Generale de’ Palmireni ANGELO BONAZZOLI
Licinio tribuno militare BLAGOJ NACOSKI
Orchestra del Teatro di San Carlo
Direttore Francesco Ommassimi
Regia, Scene e Costumi Riccardo Canessa
Luci Mario d’Angiò
Video Designer Alfredo Troisi
Allestimento del Teatro di San Carlo
Napoli, 27 maggio 2016
Fra gli eventi celebrativi organizzati dal Teatro di San Carlo per i 200 anni dalla morte di Giovanni Paisiello, l’Opera Zenobia in Palmira. Subito dopo la prima, andata in scena il 18 maggio, è stata inaugurata la mostra Giovanni Paisiello al San Carlo 1740 – 1816, allestita presso il MeMus e visitabile fino al 31 dicembre 2016. Il Comune di Napoli e il Teatro di San Carlo dedicano questa produzione a Khaled al-Asaad, archeologo siriano ucciso dai militanti dell’ISIS, intento alla salvaguardia del sito archeologico di Palmira. L’omaggio ad un uomo dal profondo coraggio e dall’immensa cultura, che ha saputo anteporre alla propria vita l’amore per la storia e per l’arte, più alta espressione del genio umano, è quanto mai doveroso. Omaggio che sicuramente non si limita al semplice parallelismo, ma che pone l’accento sul valore e sul ruolo che l’arte deve incarnare in questo determinato periodo storico, pienamente convinti del fatto che “la bellezza salverà il mondo”, per dirla con Dostoevskij. L’Opera è andata in scena presso il Teatro di Corte del Palazzo Reale di Napoli, completamente impacchettato dalle impalcature necessarie al restauro. Numeroso il pubblico, perlopiù straniero, che manda in tilt il botteghino.  La revisione critica dell’opera, eseguita per la prima volta in epoca moderna, è stata affidata ad Ivano Caiazza, a cui va il merito per il lavoro svolto.
La rappresentazione nel suo complesso appare unitaria, “politicamente corretta”. La scena, ridotta all’osso, rimpolpata solo dalle retro proiezioni di ottimo livello, affidate ad Alfredo Troisi, sono firmate da Riccardo Canessa, che oltre ad esse ha la paternità anche dei costumi e della regia. Canessa, reduce da altre due precedenti esperienze presso il Teatro di Corte, ossia Don Trastullo di Jommelli e Il Campanello di Donizetti, cambia totalmente rotta, come è giusto che sia, offrendoci, per Zenobia, una regia di stampo classico, priva di alcun tipo di provocazione, incentrata sulla postura ieratica e solenne degli interpreti. Scelta, che se da un lato privilegia l’eleganza, sottolineando il legame con il passato classico e con il teatro del settecentesco, dall’altro pone un’eccessiva staticità al fluire degli eventi. A dirigere l’Orchestra Francesco Ommassimi. Il direttore veneto, propone tempi giusti, perfettamente calibrati alle esigenze dei cantanti. Dal gesto frizzante, personalissimo, ma al tempo stesso funzionale. Non convincono per nulla le sonorità, falsate da quello che ci è parso essere l’uso di amplificazione. I bassi sono eccessivamente presenti, il suono del cembalo è innaturale, distorti sono i suoni dei fagotti e dei clarinetti, troppo ovattati quelli dei corni, distanti ne risultano invece gli archi, che spariscono del tutto quando il sostegno orchestrale è affidato ai pizzicati.
Rosanna Savoia interpreta il ruolo della protagonista, Zenobia. Buono il controllo dei fiati, sicura la presenza scenica. La sua voce convince nel registro acuto, conferendo i giusti accenti che abbisognano al ruolo nei momenti di maggiore enfasi, meno in quello medio basso, che suona piuttosto opaco. Ad imporsi vocalmente su tutto il cast è il tenore Leonardo Cortelazzi. La voce è chiara, non dotata di eccessivo volume, ma l’emissione è morbida e gradevole il fraseggio. Il suo Aureliano risulta molto congeniale alla scena. Sonia Ciani (Pubblia), con bella voce da soprano leggero, asseconda la propria inclinazione soprattutto nei momenti più lirici e cantabili. Buona la prova da parte di Tonia Langella, Arsace. Timbro grave molto interessante, caldo e pastoso, meno efficace quello acuto. Ad interpretare il ruolo di Licinio, con buona espressione, seppur con una vocalità poco voluminosa ma comunque adatta alla parte, è il tenore Blagoj Nacoski. L’idea di evocare le sonorità appartenute al teatro di Paisiello sono sicuramente alla base della scelta artistica di impiegare un sopranista nel ruolo di Oraspe, interpretato da Angelo Bonazzoli. Ad esso è affidata la prima aria di tutta l’opera, “A tollerare avvezza”, dove il comandante dei Palmireni dichiara l’indomato coraggio della Regina Zenobia. Scenicamente poco convincente, anche se il physique du rôle non gli manca, non offrendo il giusto piglio, fatto di orgoglio e fierezza. Assai debole  anche la sua resa vocale,  anche la sua resa vocale, timbro non particolarmente accattivante, povertà  di colori, intonazione scarsamente controllata. Pubblico ben disposto, che ha ben gradito la riscoperta di un piccolo gioiello, apprezzandone sia l’operazione di tipo storico, che la sua effettiva messinscena. Foto Luciano Romano