Venezia, Palazzetto Bru Zane: “Il canto del cigno” con il Trio Latitude 41

Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival Camille Saint-Saëns tra romanticismo e modernità dal 24 settembre al 3 novembre 2016
Il canto del cigno”
Trio Latitude 41
Violino Livia Sohn
Violoncello Luigi Piovano
Pianoforte Bernadene Blaha
Camille Saint-Saëns: “Le Cygne” (extrait du “Carnaval des animaux”); Allegro appassionato en si mineur pour violoncelle et piano op. 43; Havanaise op. 83 en mi majeur; Trio n° 2 pour violon, violoncelle et piano en mi mineur op. 92 .
Venezia, 20 ottobre 2016
Continua con successo il viaggio alla riscoperta di Camille Saint-Saëns, un “celebre sconosciuto”, di cui il Palazzetto Bru Zane-Centre de Musique Romantique Française intende proporre, attraverso la presente rassegna, un’immagine più completa rispetto a quella “vulgata”, che appare decisamente riduttiva. Saint-Saëns, fondatore, insieme a Romain Bussine, della Société Nationale de Musique intendeva promuovere un repertorio strumentale squisitamente francese, e questa istituzione favorì, in particolare, la composizione di musica da camera in uno stile nazionale. Sebbene influenzato dall’estetica tedesca, Saint-Saëns insieme ad  altri musicisti (Fauré, Franck, d’Indy e poi i loro allievi Ravel, Schmitt e Koechlin) se ne allontana progressivamente per cercare una cifra stilistica originale, caratterizzata dal cromatismo di Franck e dall’influsso della musica popolare e, in una fase successiva, dalle enarmonie di Fauré e dalle melodie modali di Debussy.
Protagonista della serata, sul piano esecutivo, il Trio Latitude 14, la cui singolare denominazione è dovuta alla coordinata geografica corrispondente al luogo in cui avvenne il suo primo concerto, Rhode Island, che è  poi la stessa di Roma, la città di Luigi Piovano: tutto dedicato a Saint- Saëns il programma, in cui peraltro si segnala un titolo tra i più popolari del compositore francese, Le Cygne, l’unica pagina di carattere nobilmente patetico all’interno della scanzonata suite Le Carnaval des animaux (1866), con la quale è iniziato il concerto, di cui ci occupiamo. Di questa “Grande fantaisie zoologique” – come recita il sottotitolo – Saint-Saëns desiderava pubblicare soltanto il tredicesimo e penultimo brano – Le Cygne, appuntoprobabilmente perché è l’unico “serio”, lontano dal tono irriverente degli altri, che prendono di mira certi compositori e strumentisti, e la cui pubblicazione avrebbe potuto comprometterlo. Il carattere commovente del pezzo e la sua efficacia comunicativa gli valsero un successo immediato – facendone, tra l’altro, uno dei bis più eseguiti – e numerosi arrangiamenti, il più semplice dei quali consiste nel sostituire i due pianoforti con uno solo, come è avvenuto anche in quest’occasione. Con estrema concentrazione, sensibilità, attenzione alle sfumature Luigi Piovano, con l’accompagnamento arpeggiato del pianoforte della – qui come altrove – validissima Bernadene Blaha, ha intonato la struggente melodia del violoncello – recante significativamente l’indicazione Andantino grazioso –, che esprime la grazia dell’uccello lacustre, mentre scivola placido sull’acqua.
Grande temperamento e padronanza tecnica hanno dimostrato i due solisti nell’Allegro appassionato, che era stato proprio concepito per servire da bis e a questo scopo è ancora oggi come lo fu nel passato – Pablo Casals, all’inizio del XX secolo, la eseguiva spessissimo – nel repertorio di ogni violoncellista, in quanto, pone il violoncello in primo piano. Composto intorno al 1872 sulla scia della coeva Sonate n° 1 per i medesimi strumenti (violoncello e pianoforte), e al pari di questa questa dedicato al violoncellista Jules Lasserre, che si esibiva regolarmente con Saint-Saëns, si basa sulla contrapposizione di due temi: mesto il primo in modo minore, affermativo il secondo in modo maggiore, anche se l’intera partitura si basa, con una scrittura alquanto omogenea, sul dinamismo ritmico (dovuto in particolare alle sincopi), associato a un intenso lirismo e a qualche brillante passaggio più virtuosistico. La successiva Havanaise ci ha rivelato un Saint-Saëns, animato da una forte curiosità anche per la musica extraeuropea, cubana nella fattispecie. L’autore la compose nel 1887 per violino e pianoforte, ispirato dal crepitio della legna nel caminetto della sua camera d’albergo a Brest, durante una tournée con il violinista di origini cubane Raphael Diaz Albertini, dedicatario dell’opera. Questo breve pezzo in tempo binario– che dura circa dieci minuti: un altro potenziale bis –, è percorso dal ritmo tipico di questa danza, costituito dalla figura di una terzina di crome seguita da una figura di due crome. La Havanaise si collocò immediatamente tra i capolavori dell’epoca destinati al violino, accanto al Poème di Ernest Chausson (1896), della Symphonie espagnole di Édouard Lalo (1874) o ancora dell’Introduction et Rondo capriccioso dello stesso Saint-Saëns (1868). Nella sua esecuzione il violino di Livia Sohn ha brillato per musicalità e perfezione tecnica nei due episodi di grande virtuosismo, che ne costituiscono le sezioni estreme, come nella melodia lirica e sognante, corrispondente a quella centrale.
Il Trio Latitude 41 ha poi conquistato la platea nel Trio n° 2 en mi mineur pour violon,  violoncelle et piano. Iniziato ad Algeri nel marzo 1892 e ultimato a Ginevra nel luglio successivo, esso presenta una suddivisione inconsueta in cinque movimenti. I due Allegri, più estesi, racchiudono due intermezzi più leggeri (Allegretto, in una sorprendente misura di cinque tempi, e Gracioso, poco allegro, a ritmo di valzer), tra i quali, a sua volta, è collocato l’Andante, che costituisce l’asse centrale. Gli interpreti si sono fatti apprezzare, in particolare, per la loro capacità di rendere i diversi caratteri, che rivela la composizione nelle sue varie parti: il primo movimento, Allegro, dalla cupa, appassionata espressività; l’Allegretto dallo zoppicante chiacchiericcio, interrotto da due originali passaggi virtuosistici; l’Andante con moto, dove gli strumenti si scambiano un tema ossessivo; il Gracioso, poco allegro, suadente ed orecchiabile; il rapsodico Allegro finale, di pregevole fattura, impreziosito dalla presenza di un fugato. Successo pieno. Un bis: lo Scherzo dal Trio n° 1 sempre di Saint-Saëns.