Teatro Pergolesi di Jesi: “Adelson e Salvini”

Teatro G. B. Pergolesi di Jesi – Stagione Lirica 2016 Ancona/Jesi
“ADELSON E SALVINI”
Dramma per musica in tre atti adattato da un libretto di Andrea Leone Tottola, basato sul romanzo omonimo nella raccolta Les Épreuves du Sentiment di François-Thomas-Marie de Baculard d’Arnaud
Musica di Vincenzo Bellini
Edizione critica, Casa Ricordi, Milano
Nelly, orfana CECILIA MOLINARI
Fanny, giovane vassalla di Adelson SARA ROCCHI
Madama Rivers, governante in casa d’Adelson GIOVANNA LANZA
Salvini, amico di Adelson MERTU SUNGU
Lord Adelson RODIN POGOSSOV
Struley, nobile proscritto BAURZHAN ANDERZHANOV
Bonifacio CLEMENTE ANTONIO DALIOTTI
Geronio, confidente di Struley ENRICO MARCHESINI
Orchestra Sinfonica “G. Rossini”
Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini”
Direttore José Miguel Perez Sierra
Maestro del Coro Carlo Morganti
Regia Roberto Recchia
Scene Benito Leonori
Costumi Catherine Buyse Dian
Luci Alessandro Carletti
Nuovo Allestimento della Fondazione Pergolesi Spontini in coproduzione con Teatro Massimo “V. Bellini” di Catania.
Jesi, 11 Novembre 2016 
Il nuovo allestimento di Adelson e Salvini di Vincenzo Bellini ha inaugurato la 49° stagione Lirica di Tradizione del teatro G.B. Pergolesi di Jesi, nell’ambito della stagione lirica unica “Opera Ancona Jesi” sotto il comune tema “Amore, gelosia, tradimento, follia: ritratti di donna”. L’opera “semi seria “alla francese   è stata proposta nella versione originale, quella effettivamente eseguita a Napoli nel Carnevale 1825 e scritta dal giovanissimo compositore al termine dei suoi studi di conservatorio, con i dialoghi parlati ed il ruolo del basso buffo cantato in napoletano. L’edizione critica proposta, a cura di Casa Ricordi, rappresenta nella maniera più completa possibile lo stato attuale delle conoscenze intorno all’opera, dopo il rinvenimento nel 2001 di fonti precedentemente sconosciute, emerse nel Fondo Mascarello della Biblioteca del Conservatorio di Milano, che hanno consentito così di ridisegnare radicalmente ciò che si credeva di sapere su Adelson e Salvini.  Le grandi tele ispirate al pittore inglese contemporaneo di Bellini William Etty hanno guidato in maniera preponderante le eleganti e pulitissime scene di Benito Leonori. La riproduzione in varie dimensioni di questi dipinti hanno sostituito quasi completamente l’impianto scenico diventando quinte e fondali di scena e ricreando ed evocando altresì sia  l’atelier del giovane pittore, sia gli interni della magione irlandese e così gli esterni. L’ossessività  del nudo, l’irrequietezza pittorica del pittore inglese hanno molti punti in comune infatti con  il personaggio di Salvini e il suo assillo ed il suo grande tormento amoroso. Immaginiamo poi che, rappresentata in un conservatorio, ben pochi sarebbero stati i mezzi teatrali per la realizzazione di quest’opera tanto che questo tipo di impianto proposto ha avuto persino la fortuna di dare nuova forma alla citazione approdando alla ricercatezza storica. Considerando i limitati investimenti per mancanza di fondi dei nostri giorni si è integrato in una dimensione di calzante contemporaneità. Ci troviamo in un luogo senza tempo, dove la componente “irlandese” è quasi accennata mentre l’italianità di alcuni suoi protagonisti investe e trasforma con grande forza il panorama circostante; uno tra questi il personaggio di Bonifacio Voccafrolla che molto spesso in scena trangugia gli spaghetti come Pulcinella o Totò in “Miseria e Nobilità”. Ma l’italianità è costituita dalle passioni, dai sentimenti senza argini, dal dramma e dalla farsa e non solo dall’espressione e dalla forma. Tutto questo sentire è stato ben letto dalla regia di Roberto Recchia che senza eccessi e sempre con grandissimo rispetto del libretto e della musica ha guidato i cantanti attori in scena. Tanto hanno aiutato poi i ricercatissimi e preziosi costumi di Catherine Buyse Dian che hanno saputo dare alla cornice scenica ed all’impianto registico quel giusto tocco di raffinatezza e stile. Non per ultime le luci di Alessandro Carletti sempre molto pulite e mai eccessive in  linea con lo spettacolo. A dirigere sul podio l’ orchestra Sinfonica  G.Rossini, José Miguel Perez Sierra, che ha saputo guidare con saldezza  i complessi strumentali e vocali in totale omogeneità ed equilibrio d’insieme. Quel che è indubbiamente mancata è stata la varietà di dinamiche e la capacità di sottolineare e valorizzare  una partitura di per sé già abbastanza fragile, risultando così piatta nei contrasti emozionali. Sotto il profilo esclusivamente vocale le cose si sono svolte con estrema correttezza e calibrata professionalità. Cecilia Molinari (Nelly), dotata di un timbro  interessante per colore e corretta nell’impostazione, è parsa un po’ manierata nel gestire il ruolo di Nelly; certo le qualità ci sono ma la concertazione l’ha sicuramente  fortemente penalizzata. Mertu Sungu (Salvini) ha mostrato di possedere potenzialmente grandi doti musicali ed interpretative ma non sempre gestite al meglio: alcuni suoni forzati, certe imprecisioni  ed alcuni problemi di intonazione hanno un po’  inficiato la sua resa complessiva. Baurzhan Anderzanhov, voce di bel colore, ma povera di squillo nel registro acuto, ha delineato uno Struley monocorde in termini di fraseggio, non aiutato da una dizione lontana dall’essere considerata accettabile. A suo vantaggio una presenza scenica vitale e ben definita. Bene l’Adelson di Rodion Pogossov che si è fatto valere per la pienezza dei mezzi vocali, duttilità dell’emissione  e un  fraseggio nobile ed autorevole. Ottimo e scenicamente divertente Clemente Antonio Dailotti nella parte del buffo Bonifacio non solo per le sue evidenti e spiccate capacità attoriali ma anche per un indiscutibile talento vocale e notevole padronanza tecnica che gli hanno permesso di sostenere una parte difficilissima sia nei recitativi che nelle arie e duetti. Completavano validamente  il cast Giovanna Lanza (Madama Rivers), Enrico Marchesini (Geronio) e Sara Rocchi (Fanny). Bene il Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini” diretto dal Maestro Carlo Morganti, molto partecipe nella recitazione e preciso vocalmente.  Applausi da un pubblico soddisfatto ma un po’ annoiato. Foto Stefano Binci