Macerata, Arena Sferisterio, Stagione Lirica 2017: “Aida”

Macerata,  Arena Sferisterio – Stagione Lirica 2017 
“AIDA”
Opera in quattro atti su libretto di Antonio Ghislanzoni
Musica di Giuseppe Verdi
Il re d’Egitto CRISTIAN SAITTA
Amneris, sua figlia ANNA MARIA CHIURI
Aida, schiava etiope LIANA ALEKSANYAN
Radamès, capitano delle guardie STEFANO LA COLLA
Ramfis, capo dei sacerdoti GIACOMO PRESTIA
Amonasro, re d’Etiopia, padre di Aida STEFANO MEO
Un messaggero ENRICO COSSUTTA
Una Sacerdotessa FEDERICA VITALI
Fondazione Orchestra Regionale delle Marche
Coro Lirico Marchigiano “Vincenzo Bellini”
Complesso di palcoscenico Banda “Salvadei”
Compagnia Artemis Danza
Direzione Riccardo Frizza
Maestro del Coro Carlo Morganti
Regia Francesco Micheli
Scene Edoardo Sanchi
Disegni Francesca Ballarini
Costumi Silvia Aymonino
Luci Fabio Barettin
Coreografie Monica Casadei
Coproduzione con il Teatro Comunale di Bologna
Macerata, 30 Luglio 2017
Non poteva certo mancare, sotto il titolo “Oriente”, l’Aida di Giuseppe Verdi, che porta con sé, nel suo immaginario più sfacciato, il maggior numero di stereotipi relativi sia al suo allestimento, sia a quelle visioni ottocentesche che influenzavano la percezione del mondo dei faraoni, ancor prima di decifrarne il linguaggio e la sua più intima letteratura. Spettacolo questo già messo in scena nell‘arena dello Sferisterio nell’estate del 2014 e ora in coproduzione con il Comunale di Bologna, che lo vedrà debuttare a Novembre con spazi indubbiamente più contenuti e profondità e volumi differenti. Una bella sfida. Seppure lo spettacolo abbia subito dei piccoli ritocchi e graficamente sia stato arricchito con altri disegni – non tutti di ispirazione egizia  – e con nuove “parole chiave” a proiezione sui vari sfondi, nel suo insieme rimane quello già da noi recensito, eccezion fatta per gli aspetti vocale e musicale, per l’occasione differenti.
Riccardo Frizza dimostra nuovamente di essere un solido professionista e di saper dosare con saggia maestria e buon gusto ogni suono in buca, portando e restituendo in scena altrettanti suggerimenti vocali ben seguiti dai cantanti. Vanno lodati gli sforzi considerevoli dei maestri dell’Orchestra Regionale delle Marche che, con pochissime prove, sono ancora una volta riusciti a dare una lettura dell’opera complessivamente dinamica. Si è colta la ricerca di un certo equilibrio e incisività, senza mai cadere in sonorità eccessivamente ridondanti. Liana Aleksanyan, che è andata a sostituire Maria Pia Piscitelli, è stata un’Aida solida e dalla voce indubbiamente di bel colore e timbro, nel cui registro acuto è riuscita a dare maggior prova di sé, seppur alle volte presa da eccessivo temperamento enfatico, risultando nel fraseggio un po’ troppo manieristica; meno bello il registro centro-grave privo di quella corposità e lussureggiante profondità che ci si sarebbe aspettati per un ruolo così complesso. Non manca la giusta partecipazione scenica, anche se in alcuni momenti è risultata purtroppo un po’ troppo impacciata e totalmente fuori dal contesto registico d’insieme. Lodevole il duetto con Radames nel finale dell’opera, sia per partecipazione vocale che per emotività scenica. Anna Maria Chiuri (Amneris), anche lei chiamata in extremis in sostituzione di Sonia Ganassi, ha dato prova di essere assolutamente adatta al personaggio sia per una presenza scenica credibile e piglio ed impeto caratteriale, sia perché ha sfoggiato un fraseggio di grande forza che ha ben sopperito a qualche difficoltà nel registro acuto non sempre ben centrato. Stefano La Colla (Radames) ha voce piena e ben timbrata, elargita sempre con grande generosità e trasporto, senza mai appiattire il dinamismo vocale e creando interessantissime sfumature anche interpretative. Ha saputo delineare un personaggio non solo dominato dall’irruenza giovanile, caratteristica questa del Radames verdiano, ma lo ha saputo altresì arricchire con quella tenerezza e fragilità  raggiungendo, nella commistione di questi elementi, l’apice nella scena finale con la giusta dolcezza e riconoscibile fragilità. Ha una voce da uno squillo sempre ben portato e ben proiettato, capace anche di un canto basato sul nitore dei lungi respiri, il tutto in una linea stilistica sempre varia. Buono Stefano Meo (Amonasro), la cui voce ha saputo riempire la vastità dello Sferisterio, seppure alle volte fin troppo spinta, perdendo di fissità e di fibra. Problemi di intonazione per Giacomo Prestia (Ramfis), ottimo Cristian Satta (Re), bellissima la voce della sacerdotessa di Federica Vitali, meno bene il messaggero di Enrico Cossutta. Una bella prova quella del Coro Lirico Marchigiano “Vincenzo Bellini”, seguito e diretto da Carlo Morganti, forse rispetto a Butterfly un pochino meno attento e preciso negli attacchi, ma sempre di grande livello. Applausi a tutti gli interpreti e al direttore da un pubblico certo numeroso e soddisfatto.