Umberto Giordano 150 (1867 – 1948): “La cena delle beffe” (1917)

Dopo Madame Sans-Gêne per l’opera successiva Giordano contattò, nel 1917, il drammaturgo Sem Benelli per chiedergli di poter trasformare il suo dramma, La cena delle beffe, che aveva riscosso notevole successo tanto da essere rappresentato contemporaneamente da quattro compagnie diverse, restando in repertorio fino ad oggi. Il dramma di Benelli era stato adattato da Jean Richepin con il titolo La beffa e rappresentato a Parigi nel 1910 con Sarah Bernhardt, rimanendo in cartellone per 21 serate, mentre l’adattamento inglese di Edward Sheldon con il titolo The Jest ebbe 256 repliche al Plymouth Theatre di New York. Inizialmente Benelli rifiutò la proposta di Giordano avendo concesso i diritti a comporre un’opera lirica al compositore Tommaso Montefiore il quale non aveva ancora scritto niente. Infine, grazie all’intervento di Sonzogno, Giordano ottenne i diritti e addirittura lo stesso Benelli si occupò dell’adattamento.
L’opera in quattro atti fu rappresentata per la prima volta il 20 novembre 1924 alla Scala con la regia di Giovacchino Forzano, la direzione di Arturo Toscanini e con Carmen Melis (Ginevra), Hipólito Lázaro (Giannetto) e Benvenuto Franci (Neri). La première fu un trionfo per il direttore e per i cantanti, mentre non tutti i critici furono concordi nell’esaltare l’opera, il cui successo alla prima scaligera portò in dote una serie di rappresentazioni in tutta Italia e all’estero. Il 25 marzo 1925 l’opera fu data al Teatro San Carlo di Napoli sotto la direzione di Gino Marinuzzi con Ebe Stignani e Mariano Stabile; il 19 novembre dello stesso anno alla Fenice di Venezia e il 21 novembre al Teatro Comunale di Bologna sotto la direzione di Vincenzo Bellezza, mentre fra le perfomances all’estero ricordiamo quella al Metropolitan di New York il 2 gennaio 1926 con Frances Alda, Beniamino Gigli, Titta Ruffo sotto la direzione di Tullio Serafin.
La vicenda si svolge a Firenze durante il governo di Lorenzo de’ Medici.
Atto primo. Lorenzo de’ Medici ha ordinato a Tornaquinci di organizzare una cena a casa sua per cercare di riappacificare Giannetto Malespini e i fratelli Neri e Gabriello Chiaramontesi. Essi erano diventati rivali nel momento in cui Neri aveva rubato l’amante Ginevra a Giannetto al quale i due fratelli avevano inflitto parecchi tormenti tra cui la chiusura dell’uomo in un sacco che si erano divertiti a pungere con le spade prima di gettarlo nell’Arno. Per vendicarsi Giannetto convince Neri, ubriacatosi alla cena di Tornaquinci, ad indossare l’armatura e ad andare in un quartiere poco rispettabile di Firenze dove viene coinvolto in una rissa; fatta, poi, diffondere dal suo servo la notizia di quanto era avvenuto, Neri è considerato pazzo e rinchiuso. Giannetto, allora, trascorre la notte con Ginevra che lo scambia per Neri.
Atto secondo. La mattina successiva Ginevra scopre l’identità dell’uomo con cui è stata la notte precedente, ma, piuttosto che mostrarsi inorridita, finge di essere felice e di rimpiangere di non aver saputo la verità prima perché l’incontro sarebbe stato ancor più emozionante. All’improvviso arriva Neri furioso sia per il comportamento di Ginevra sia per la malvagità di Giannetto; giungono, perè, anche i servi dei Medici che portano via Neri.
Atto terzo. Neri è imprigionato nella cantina dei Medici trattato come un pazzo, mentre Giannetto e un dottore che, fingendo di volerlo curare, conduce, per deriderlo, alcune persone che egli aveva offeso. Fra queste persone vi è anche Elisabetta, una delle donne tradite da Neri, ma ancora innamorata di lui, la quale decide di aiutarlo e gli consiglia di comportarsi come un vero pazzo in modo che lei ottenga il suo rilascio e la sua custodia. Giannetto, ritornato, resta turbato temendo di aver fatto diventare Neri veramente pazzo e gli chiede perdono. Neri, continuando la sua finzione, lo ignora, per cui Giannetto gli dice che quella notte avrebbe dormito ancora con Ginevra.
Atto quarto. Ginevra attende un altro appuntamento con Giannetto il quale rivela a Gabriello che Ginevra lo ama e che lo sta aspettando. Neri, ritornato libero, irrompe nella camera da letto di Ginevra e trafigge con la spada sia lei che un uomo da lui creduto Giannetto, ma, quando incontra quest’ultimo fuori dalla casa, capisce che è stato vittima di un’altra beffa che lo ha portato ad uccidere il proprio fratello. Diventa allora veramente pazzo e corre invocando Elisabetta, mentre Giannetto, preso dai rimorsi, non riesce più a trovare pace.
La musica di Giordano si adatta perfettamente all’intreccio di quest’opera dal ritmo narrativo serrato grazie a una scrittura quasi da colonna sonora di film che commenta e segue l’azione, mentre appare sistematico l’uso dei Leitmotive.

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