Umberto Giordano (1867 – 1948): “Madame Sans-Gêne” (1915)

Di miglior fortuna rispetto a Mese Mariano godette Madame Sans-Gêne, in tre atti, il cui testo, adattato da Renato Simoni, s’ispira alla commedia omonima di Victorien Sardou e di Émile Moreau. Un vero e proprio trionfo fu  la première avvenuta al Metropolitan Opera di New York il 25 gennaio 1915 sotto la direzione di Arturo Toscanini con Geraldine Farrar (Caterina), Giovanni Martinelli (Lefebvre), Pasquale Amato (Napoleone), mentre in Italia fu rappresentata, diretta da Ettore Panizza, a Torino il 28 febbraio dello stesso anno.
Atto primo.  Il primo atto si svolge a Parigi il 10 agosto 1792, giorno della presa delle Tuileries durante la Rivoluzione Francese. Nella lavanderia di Caterina Hubscher, una bella ragazza di origini alsaziane, chiamata Madame Sans-Gêne (Ma-dame senza problemi), è in corso un battibecco fra uno dei suoi clienti Fouché, la cui presenza non è gradita alla donna, e un giovane ufficiale, Napoleone, quando giunge un ufficiale austriaco ferito che chiede aiuto. Caterina nasconde nella sua stanza l’uomo che si rivela essere il Conte di Neipperg, la cui presenza viene scoperta dal sergente Lefebvre, fidanzato di Caterina, appena arrivato con un gruppo di amici. Egli, tuttavia, allontana i suoi uomini e, rimasto solo con la fidanzata, l’aiuta a curare il conte.
Atto secondo. Il secondo atto si svolge diciannove anni dopo al Castello di Compiègne. Napoleone, ormai diventato imperatore, ha elevato al rango di Maresciallo di Francia Lefebvre per essersi distinto in molte battaglie, e, infine, lo nomina duca di Danzica per aver vinto durante l’assedio la città. Nonostante sia diventata duchessa, Caterina si comporta sempre da lavandaia suscitando scandali a corte e l’intervento di Napoleone che ordina a Lefebvre di divorziare da lei e cercare un’altra moglie più adatta al suo nuovo rango. I due sono disperati al pensiero di doversi separare e preoccupati per la sorte del conte di Neipperg, che Napoleone sospetta essere l’amante dell’imperatrice Marie-Louise. In seguito alle sue numerose gaffes durante un ricevimento e a un suo litigio con le sorelle di Napoleone, Caterina viene convocata dall’Imperatore.
Atto terzo. Napoleone ordina a Caterina di divorziare da Lefebvre, dal momento che non è abituata a questa nuova vita, ma, in seguito alle proteste di lei che gli ricorda il suo passato di giovane ufficiale e che le doveva 60 franchi per avergli lavato i vestiti, si riappacifica con la donna con la quale non può saldare il debito, non avendo con sé la somma richiesta. L’imperatore, subito dopo, va su tutte le furie perché vede entrare Neipperg negli appartamenti dell’imperatrice e, dopo averlo degradato a soldato semplice, ordina l’esecuzione immediata della sua condanna a morte. Lo salva Caterina, che afferma la sua innocenza. Alla fine, fra lo stupore generale, appare Caterina al braccio dell’imperatore in procinto di andare ad una battuta di caccia.
Musicalmente l’opera è un’ulteriore testimonianza della strada che aveva intrapreso la scrittura di Giordano caratterizzata da melodie regolari, ma non per questo poco ispirate, e da armonie semplici. Nella partitura si evidenziano, inoltre, una cura del dettaglio e la ricerca di una certa eleganza tali da rallentare la composizione dell’opera che avrebbe dovuto calcare le scene del prestigioso teatro americano già nella stagione 1913-1914. Tra le pagine più interessanti spicca l’aria di Caterina, L’ho amato nella miseria.

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