“L’opera italiana del Novecento”

di Piero Mioli
Manzoni Editore (2018)
Volume di 754 pagine, brossura, formato 14,8×21, ISBN: 978-88-94-22146-6
€30, 00
Cento anni: così Giuseppe Rovani volle intitolare il suo grande romanzo storico-ciclico, narrando vicende comprese fra il 1750 e il 1849″.
Così anche Piero Mioli, come egli stesso ha argutamente confessato all’inizio della prefazione, avrebbe voluto intitolare questo suo saggio, L’opera italiana del Novecento che, concepito come un’edizione riveduta e aggiornata di un precedente lavoro pubblicato nel 2006,  traccia e descrive la storia del melodramma italiano in un arco di tempo che va dal 1901 al 2000, comprendendo, quindi, un secolo. Questa sua scelta, apparentemente singolare, dal momento che viene tagliata in due la produzione di compositori come Puccini, Mascagni e Leoncavallo, per non citare che i più famosi, che vissero ed operarono tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, è, tuttavia, dettata dalla necessità di stabilire dei limiti temporali tanto più che non esiste un preciso fattore di carattere sociale, civile, culturale, per non dire artistico e musicale che avrebbe potuto costituire un  terminus a quo.
Dopo un esaustivo e interessante quadro storico-culturale nel quale l’autore delinea il panorama musicale italiano nel Novecento, soffermandosi sui teatri, sugli enti, sulle fondazioni e su quelle istituzioni musicali, come il Maggio Musicale Fiorentino, la Biennale di Venezia, il Donizetti di Bergamo e il Festival dei due mondi di Spoleto particolarmente sensibili alla programmazione di opere contemporanee o fuori dal repertorio, il libro prosegue con una ricca trattazione delle opere del Novecento, diviso cronologicamente in quattro ampie sezioni che coprono in successione gli anni 1901-1922, 1923-1945, 1946-1968 e il 1969-2000. Ogni sezione, dopo un capitolo introduttivo di carattere storico che si conclude con un interessante paragrafo, Annales, in cui vengono elencati anno per anno morti e nascite di compositori o fenomeni culturali, quali rappresentazioni, pubblicazioni storiche, prime rappresentazioni e incisioni discografiche, tratta degli autori e delle opere del periodo considerato di cui Mioli fornisce una sintetica biografica insieme alle trame e a un’analisi critica. Nelle sue 700 pagine il libro, scritto con uno stile leggero venato di una certa ironia,  offre al lettore la possibilità non solo di approfondire le biografie e le opere di compositori più noti, ma anche di conoscerne alcune uscite dal repertorio e del tutto sconosciute al largo pubblico. Molto ampia è la sezione dedicata ai compositori contemporanei tra i quali figurano Clementi, Donatoni, Macchi, Castiglioni, Pennisi, Corghi, Sciarrino, Guarnieri, Vacchi, Battistelli, Ferrero, Tutino e Galante. Completano il libro una sezione dedicata agli interpreti, sia direttori, tra cui Toscanini e Gavazzeni, che cantanti e una seconda costituita da una rassegna su quanto è stato scritto sull’opera. Nel complesso il libro si presenta come un’interessante e ricca trattazione di quel fenomeno culturale e più ampiamente sociale che è il melodramma nei confronti del quale l’autore ha un approccio tale da soddisfare sia gli addetti ai lavori che i semplici appassionati.
Elegante la presentazione editoriale curata da Manzoni Editore che per questo volume si è avvalso di carta avoriata per l’interno e plastificata opaca per la copertina.