Ricordando Georges Bizet (1838 – 1875) III: il capolavoro (“Carmen”, 1875)

A 180 anni dalla nascita.
Agli inizi del 1873 il direttore dell’Opéra-Comique Camille Du Locle commissionò a Bizet un’opera suggerendogli di trarre l’argomento dalla lunga novella di Prosper Mérimée, Carmen. La stesura del libretto fu affidata ad Henri Meihlac e a Ludovic Halévy che apportarono importanti innovazioni rispetto all’originale come l’inserimento di due nuovi personaggi, Escamillo e Micaela, oltre a una nuova identità per Don José che da rozzo e brutale bandito diventò un brigadiere dei dragoni; inoltre lo stesso Bizet scrisse i versi della celebre Habanera. L’opera avrebbe dovuto andare in scena alla fine dell’anno, ma ne ritardarono la rappresentazione continue difficoltà tra cui l’impossibilità di trovare l’interprete per il ruolo principale dopo il rifiuto di Marie Rôze, alla fine sostituita, dopo lunghe trattative e un lauto compenso, da Célestine Galli-Marié. Iniziate le prove, l’assistente di Du Locle, Leuven manifestò le sue perplessità sulla trama, secondo lui, scandalosa per essere rappresentata in un teatro frequentato in massima parte da famiglie e sul finale tragico che Bizet rifiutò di cambiare. Inoltre gli orchestrali considerarono la musica impossibile da eseguire e le difficoltà finanziarie preoccuparono il direttore del teatro a tal punto da meditare un eventuale ritiro dell’opera nonostante i sentimenti di profonda stima e personale simpatia nei confronti del compositore. Finalmente, con grande gioia di Bizet, le prove continuarono e quelle finali convinsero la maggioranza della compagnia della bontà del lavoro. Alla prima rappresentazione avvenuta il 3 marzo 1875, lo stesso giorno in cui Bizet ricevette la Légion d’Honneur, accorsero numerosi non solo dei professionisti dello spettacolo come Jules Pasdeloup e letterati come Alphonse Daudet e Alexandre Dumas figlio, ma famosi compositori come Charles Gounod, Jules Massenet, Léo Delibes, Jean-Baptiste Fauré e Charles Lecocq. La première non ebbe l’accoglienza sperata anche se, secondo quanto scrisse Halévy nel suo diario, furono applauditi il finale del primo atto, l’intermezzo, il couplet di Escamillo del secondo e l’aria di Micaela nel terzo. I critici non furono affatto benevoli e, mentre alcuni rimproverarono al compositore il mancato adeguamento allo stile di Wagner, altri lo attaccarono per aver dato maggiore importanza all’orchestra rispetto alle voci. Unica eccezione fu quella del poeta Théodore de Banville che elogiò proprio quel carattere innovativo dell’opera e dei personaggi trattati realisticamente che lasciò interdetto un pubblico ancora molto legato alla tradizione e non avvezzo alla forza passionale che travolge i due protagonisti Don José e la bella sigaraia Carmen e, soprattutto, al finale tragico con la morte della protagonista.
Opéra-comique in 4 atti su Libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy dalla novella omonima di Prosper Mérimée. Gaëlle Arquez (Carmen); Daniel Johansson (Don José); Scott Hendricks (Escamillo); Elena Tsallagova (Micaёla); Simeon Esper (Le Remendado); Darius Perczak (Le Dancaire); Jana Baumeister (Frasquita); Marion Lebègue (Mercédés); Rafaeil Fingerglos (Moralès); Sébastien Soulès (Zuniga); Stefan Wallraven (Lillas Pastia). Wiener Symphoniker. Paolo Carignani (direttore). Prague Philharmonic Choir, Bregenz Festival Choir e Kinderchor der Musikmittelschule Bregenz-Stadt. Regia Kasper Holten. Scene Es Devlin. Costumi Anja Vang Kragh. Luci Bruno Poet. Registrazione: Festival di Bregenz, 19-21 luglio 2017. T.Time:138′ 1 DVD CMajor-Unitel 7742208 – 2018
Delle tante versioni in Cd e DVD di questo capolavoro del teatro musicale segnaliamo la spettacolare edizione realizzata al Bregenzer Festspiele nella suggestiva cornice del Lago di Costanza nel 2017 e distribuita dall’etichetta Unitel. Il lago diventa centrale anche in questa produzione, essendo parte integrante di quello spazio scenico, la cui struttura principale, disegnata dalla scenografa britannica Es Devlin, raffigura due mani femminili che lanciano le carte, espressione di quel destino ineluttabile che condurrà alla morte l’eponima protagonista. La rappresentazione del destino, insieme a quella di una marcata sensualità, sembra guidare la parte visiva di questo spettacolo, curato, per quanto riguarda la regia, da Kasper Holten che sfrutta al meglio tutte le possibilità di quello spazio scenico e soprattutto l’acqua che, se, alla fine, del primo atto diventa una via di fuga per Carmen (in realtà una comparsa), la quale, inseguita dai dragoni, si getta nel lago, alla fine muore affogata tra le flebili onde piuttosto che pugnalata da Don José. Molto bello è il contrasto marcato tra la sensuale e carnale Carmen e Micaela che canta la sua aria Je dis, que rien ne m’épouvante, su un palco in alto a sinistra ricavato dalla mano della scenografia, dove appare isolata in una condizione di purezza inaccessibile. Il carattere sensuale di questo spattacolo è confermato anche dai costumi di Anja Vang Kragh soprattutto per quanto riguarda le colleghe di Carmen. Infine coerenti con le scelte registiche e suggestive sono le luci di Bruno Poet.
Passando alla parte musicale va subito evidenziata la splendida concertazione di Paolo Carignani che alla guida dei Wiener Symphoniker trova tempi efficaci e sonorità belle e sensuali che non soverchiano mai i cantanti, ma ne esaltano le doti vocali. Nel cast giganteggia Gaëlle Arquez, una Carmen pienamente convincente sia sul piano scenico che vocale sin dall’habanera e dalla seguidilla, veramente ipnotiche e ammaliatrici; dotata di una voce
bella e omogenea, l’artista francese disegna una Carmen altera che non si piega nemmeno di fronte alle minacce di morte. Al suo fianco Elena Tsallagova è una Micaёla dolce, ma nello stesso tempo decisa e volitiva che sul piano vocale si segnala per un fraseggio e un’intonazione curati ma soprattutto per la ricerca di un’espressività che trova nella sua aria, Je dis, que rien ne m’épouvante, uno dei momenti più intensi. Purtroppo non dello stesso livello appaiono i due protagonisti maschili: se Daniel Johansson, grazie ad un fraseggio e un’intonazione curati, riesce a dare un’immagine di Don José, nel complesso convincente, sebbene troppo in balia di una Carmen che dispone come vuole della sua vita, non colpisce particolarmente sul piano interpretativo l’Escamillo di Scott Hendricks che appare poco incisivo. Corrette le prove dei numerosi comprimari: Simeon Esper (Le Remendado); Darius Perczak (Le Dancaire); Jana Baumeister (Frasquita); Marion Lebègue (Mercédés); Rafaeil Fingerglos (Moralès); Sébastien Soulès (Zuniga); Stefan Wallraven (Lillas Pastia). Ottima, infine, la prova dei cori: Prague Philharmonic Choir, Bregenz Festival Choir e Kinderchor der Musikmittelschule Bregenz-Stadt