Venezia, Palazzetto Bru Zane: “Trio con pianoforte”

Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival “I musicisti nella Grande Guerra” dal 6 al 28 aprile 2019
Trio Van Baerle
Violino Maria Milstein
Violoncello Gideon den Herder
Pianoforte Hannes Minnaar
Jean Cras: Trio pour violon, violoncelle et piano no 2 en ut majeur
Maurice Ravel: Trio pour violon, violoncelle et piano
Venezia, 24 aprile 2019
Jan Cras ha un rilievo tutto particolare nella rassegna – giunta ormai quasi al termine – dedicata quest’anno, dal Palazzetto Bru Zane, ai musicisti francesi all’epoca della Prima guerra mondiale. Il musicista-ammiraglio di Brest continua a stupirci favorevolmente per la qualità delle composizioni finora ascoltate. Ancora Cras era tra gli autori in programma nel concerto, di cui ci occupiamo, incentrato sul Trio con pianoforte, genere assai apprezzato, all’inizio del Novecento, diventato un passaggio obbligato della produzione musicale francese dell’epoca. Il suo nome era, per così dire, in buona compagnia, avendo vicino quello di Maurice Ravel, autore di un trio che, fin dalla sua prima esecuzione – nel gennaio 1915 – mise in secondo piano, almeno per un certo periodo, analoghi lavori di altri musicisti suoi contemporanei. La sfida sottesa a questo concerto era chiara: il bretone avrebbe retto il confronto con il raffinato compositore basco-francese?
Protagonista sul piano esecutivo è stato il Trio Van Baerle composto da tre giovani interpreti d’alta scuola – il pianista Hannes Minnaar, la violinista Maria Milstein e il violoncellista Gideon den Herder – formatisi tutti e tre presso il Conservatorio di Amsterdam – dove attualmente insegnano – e ospiti abituali del Concertgebouw, ma ormai lanciatissimi anche oltre i confini dell’Olanda. I pezzi in programma – di esecuzione decisamente impegnativa – non potevano essere affidati a mani migliori.
Complesso e denso nella scrittura, il Trio n. 2 di Jean Cras venne ammirato, fin dalla sua apparizione, per la chiarezza, l’equilibrio, la coerenza logica: insomma per il suo stile tipicamente francese. Esso fu concepito, in pochi giorni, quasi completamente nel porto tunisino di Biserta, nel 1904, e poi lungamente rielaborato a partire dal 1907. La prima esecuzione avvenne solo nel 1911 alla Société nationale de musique, con Armand Parent (dedicatario dell’opera) al violino e Ricardo Viñes al pianoforte. Magistrale si può definire l’esecuzione di questo pezzo, da parte dei tre giovani solisti, che hanno conquistato il pubblico, che gremiva la deliziosa sala dei concerti, con la pienezza, la rotondità, la qualità del suono. Senza in alcun modo sminuire il pregevole apporto, anche in questo senso, del pianoforte, meritano una particolare menzione i due strumenti ad arco, entrambi d’epoca: Maria Milstein suona abitualmente un violino di Angelo Bergonzi e Gideon den Herder un violoncello di Giuseppe dall’Aglio con un archetto attribuito a Dominique Peccatte (a loro disposizione per generosa concessione della Dutch Musical Instruments Foundation). I tre esecutori si sono segnalati per affiatamento, musicalità, senso della forma, nel rendere il fitto intreccio contrappuntistico come le numerose idee, che si succedono e si sovrappongono, ottenendo l’effetto di arricchire la tessitura, sviluppare il materiale musicale, vivacizzare il discorso. Nitido e suggestivo è risultato il passaggio fugato all’inizio del primo movimento, al pari di quello del Finale; intensamente espressivo e solenne il Corale (che ricorda Franck); intrisi di spirito giocoso i motivi popolari che risuonano nello Scherzo e nel Finale. Serietà e leggerezza si sono compensati senza contrapporsi, come suggerisce la stessa omogeneità dei materiali tematici.
Quanto al secondo titolo in programma, Ravel compose il suo trio fra la primavera e l’estate del 1914, a Saint-Jean-de-Luz, nei Bassi Pirenei, deluso per essere stato esonerato dal servizio militare, mentre avrebbe tanto desiderato servire la Patria, e in preda all’angoscia di fronte a una guerra, che riteneva non sarebbe stata così breve come asseriva certa propaganda: il suo stato d’animo, incline al pessimismo, lo induce a dedicarsi con estrema accuratezza alla stesura delle bozze, diligentemente ordinate e annotate, quasi fossero quelle di un’opera destinata a vedere la luce postuma. Per fortuna, quando il 28 gennaio 1915, Gabriel Willaume (violino), Louis Feuillard (violoncello) e Alfredo Casella (pianoforte) tennero a battesimo questo autentico gioiello, nel suo genere, alla Salle Gaveau di Parigi, l’autore era vivo e vegeto. Anche l’esecuzione del capolavoro di Ravel ha confermato le doti degli interpreti, che hanno saputo trovare l’intesa, l’espressione, l’accento più adeguati ad affrontare una composizione, in cui la trasparenza e l’inflessione intimistica della scrittura si alternano a sonorità dirompenti con effetti di estrema violenza, e dove il richiamo al classicismo si coniuga ad una prorompente originalità. Luminoso e disteso è risultato il primo movimento, Modéré, dal “colore basco”, in 8/8, il cui tema, esposto in pianissimo dal pianoforte, viene ripreso in tonalità diverse dal violino e dal violoncello; vivace Il Pantoum, in pratica uno scherzo, così chiamato da una forma poetica declamata dai malesi; diffusamente “notturno” il terzo movimento, dove Ravel recupera l’antica forma della Passacaglia; ritmicamente animato e festoso Il Finale, in cui gli strumenti ad arco si sono imposti nell’intonare brillanti accordi e trilli prolungati, facendo da cornice all’inno trionfale del pianoforte. Stupendo pezzo! Ma non tanto da eclissare l’analoga composizione di Jean Cras, che è uscito dalla nostra sfida a testa alta. Ha chiuso la serata un fuoriprogramma conquistato a furor d’applausi: l’Andante espressivo dal Trio con pianoforte in sol maggiore di Debussy.