Catania, Teatro Massimo Bellini: “Madama Butterfly”

Catania, Teatro Massimo Bellini – Stagione d’opera e balletto 2019
“MADAMA BUTTERFLY”

Tragedia giapponese in tre atti.
Libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa
Musica di Giacomo Puccini
Personaggi e interpreti
Madama Butterfly (Cio-Cio-San)
DARIA MASIERO  

Suzuki ILARIA RIBEZZI
Kate Pinkerton SABRINA MESSINA
F.B. Pinkerton RAFFAELE ABETE
Sharpless ENRICO MARRUCCI
Goro ENRICO ZARA
Il principe Yamadori  GIANLUCA FAILLA
Lo zio bonzo FRANCESCO PALMIERI
Il commissario imperiale  SALVO DI SALVO
L’ufficiale del registro GIANLUCA FAILLA
Orchestra e Coro del Teatro Massimo Bellini
Direttore Gianna Fratta
Maestro del coro Luigi Petrozziello

Regia Lino Privitera
Scene e costumi Alfredo Corno

Nuovo allestimento scenico
Catania, 12 maggio 2019
Opera popolarissima, Madama Butterfly di Giacomo Puccini ha chiuso la prima parte della stagione di opere e balletti 2019 attirando una buona presenza di pubblico, ma proponendo un allestimento, curato, per quanto riguarda la regia, da Lino Privitera, nel complesso tradizionale con qualche novità delle quali quella iniziale appare come una forzatura. L’opera si apre, infatti, con un colpo di gong che prelude a una forma di anticipazione della tragedia di Cio-Cio-San la quale, attorniata sulla scena da samurai, dà l’avvio a una videoproiezione in cui la vicenda della sfortunata gheisha, secondo una prassi abbastanza in voga nei teatri, viene sintetizzata attraverso alcuni simboli, principalmente la farfalla e la croce che allude alla fede cristiana da lei abbracciata dopo aver rinnegato la religione avita. I samurai, inoltre, riempiono alcuni momenti scenicamente vuoti come il famoso Coro a bocca chiusa, eseguito in modo incantevole dal coro del Teatro Massimo Bellini, ben preparato e diretto da Luigi Petrozziello, per assumere un ruolo fondamentale nel finale quando uno di loro consegna a Cio-Cio-San la spada con la quale la povera donna farà harakiri. Con questa scelta sembra che il regista abbia voluto accentuare il carattere sacrificale e rituale del suicidio di Butterfly, adombrato nel verso Con onor muore chi non può serbar vita con onore, ma ad essere sacrificato, in questa lettura, è il sentimento d’amore esclusivo di Butterfly per Pinkerton e per il figlio che le viene tolto.  Per il resto i personaggi si sono mossi in modo abbastanza tradizionale all’interno di una bella scenografia disegnata da Alfredo Corno, il quale ha rappresentato con delle scale sistemate sullo sfondo la collina, sulla quale si trova la casa di Butterfly, quest’ultima costituita, secondo la tradizione giapponese, con pareti mobili. Coerenti, infine, i costumi, sempre disegnati da Corno. Passando all’aspetto musicale, va notata la concertazione, nel complesso, corretta di Gianna Fratta. La scelta dei tempi, in particolar modo, è apparsa corretta, ma un po’ rigida e metronomica tanto che i momenti di più intenso lirismo sono risultati poco coinvolgenti e non sempre particolarmente espressivi. Eccessive, in alcuni momenti, le sonorità che hanno soverchiato i cantanti, anche se particolarmente incantevole è stato il già citato Coro a bocca chiusa, sicuramente il momento migliore dell’intera recita dal punto di vista espressivo. Vocalmente più a suo agio nel settore acuto nonostante qualche suono sforzato, Daria Masiero è una Butterfly che, dal punto di vista interpretativo, è riuscita a rendere bene l’evoluzione psicologica del personaggio da ingenua fanciulla a donna matura. L’artista, che ha esibito un buon fraseggio soprattutto nel secondo atto caratterizzato dal famoso “stile di conversazione”, è stata soverchiata, soprattutto quando la voce scendeva verso il registro medio-grave che ci è parso non particolarmente sonoro, da un’orchestra un po’ troppo invadente per una partitura piena di delicati momenti quasi “cameristici”. L’inteprete, però, è stata di una dolcezza infantile, ma anche appassionata in Bimba dagli occhi pieni di malia e nella celebre romanza Un bel dì vedremo, mentre ci si sarebbe attesa maggiore incisività dal punto di vista drammatico in Tu, tu, Piccolo Iddio. Un fraseggio e un’intonazione curati hanno contraddistinto anche la prova di Raffaele Abete che, contando su un mezzo vocale potente e su acuti squillanti, ma anche morbidi quando è necessario, è stato un Pinkerton convincente sia nei momenti di maggiore passione, come il duetto che conclude il primo atto, sia quando ha interpretato l’uomo attanagliato dal rimorso nel terzo. Buone le prove di Enrico Marucci, uno Sharpless, sinceramente partecipe del dramma di Butterfly e dal fraseggio curato, evidente soprattutto nel secondo atto, e di Ilaria Ribezzi, una Suzuki pienamente in ruolo, sia vocalmente (ottimi fraseggio e intonazione) che scenicamente. Corrette, infine, le performances dei numerosi comprimari: Gianluca Failla (Yamadori), Francesco Palmieri (lo zio bonzo), Sabrina Messina (Kate Pinkerton) ed Enrico Zara (Goro). Alla fine applausi per tutti e un’autentica ovazione per la protagonista da parte di un Bellini gremito che ha mostrato di apprezzare lo spettacolo.