Hector Berlioz 150 (1803 – 1869): Symphonie Fantastique, Op. 14 (1830)

Trascrizione per due pianoforti di Jean-François Heisser. Jean-François Heisser e Marie-Josèphe Jude (piano vis-à-vis Pleyel, Paris 1928, collection du Musée national de la musique). Registrazione, giugno 2018, Cité de la Musique – Philharmonie de Paris, Amphithéâtre. T. Time: 52’20”. 1 CD Harmonia Mundi HMM 902503
La Symphonie Fantastique di Hector Berlioz è protagonista di un’interessante proposta discografica: la registrazione dell’esecuzione della sua trascrizione per due pianoforti. Per quanto una trascrizione pianistica di un lavoro sinfonico in generale e di Berlioz in particolare possa, a un primo impatto, destare qualche perplessità soprattutto in considerazione del fatto che il compositore francese, oltre ad essere stato uno dei più grandi maestri di orchestrazione della storia della musica, non ha mai scritto la sua produzione per orchestra partendo dal pianoforte a differenza di tanti altri suoi colleghi coevi, questa proposta non è priva di motivi d’interesse e di originalità.  Intanto bisogna notare, come ricordato da Bruno Messina, nella sua nota inserita nel booklet, che la Sinfonia fantastica, dopo la sua prima esecuzione il 5 dicembre 1830 a Parigi, iniziò a circolare non tanto nella sua versione per orchestra, ma nella sua trascrizione per pianoforte che Liszt realizzò nel 1834 e sulla quale Berlioz non si pronunciò. La trascrizione proposta nel Cd è, inoltre, l’unica per due pianoforti dal momento che nell’Ottocento molte ne erano state realizzate per pianoforte a quattro mani. Come chiarisce, il pianista e direttore d’orchestra Jean-François Heisser, autore di questa trascrizione, la versione per due pianoforti rispetto a quella a quattro mani può favorire «una ricerca timbrica combinata sugli stessi registri e trarre buon profitto da un uso indipendente del pedale». Nella consapevolezza che una trascrizione dall’orchestra al pianoforte, come una traduzione da una lingua a un’altra, comporta, pur sempre, una perdita che, in questo caso, riguarda i diversi colori strumentali che caratterizzano la ricca tavolozza berlioziana, questa, realizzata da Heisser, ha il merito di dare una nuova veste alla partitura di Berlioz alla quale, grazie alla scelta di utilizzare due pianoforti, si mostra fedele. Essa conserva, infatti, il maggior numero di dettagli possibile, soprattutto quando sono assegnate parti diverse alle differenti sezioni dell’orchestra che pur insistono su suoni appartenenti alle medesime ottave, come, per esempio, nel terzo movimento dove i legni espongono il tema, mentre gli archi lo contrappuntano.  Altro motivo di interesse è il pianoforte utilizzato in questa incisione: si tratta, infatti, di un piano vis-à-vis (pianoforte doppio) realizzato nel 1928 dall’antica e gloriosa fabbrica di pianoforti Pleyel e conservato presso il Musée national de la musique di Parigi. Questo strumento, che si segnala per il suono veramente caldo nei passi lirici e sonoro nei forti, diventa un’unica “grande” orchestra in miniatura nelle mani dei due pianisti, Jean-François Heisser e Marie-Josèphe Jude, che si dimostrano bravi a sfruttarne tutte le potenzialità al punto che il capolavoro di Berlioz appare in una veste, certamente, nuova ma tale da conservare tutti i pregi dell’originale. In questa esecuzione di limpida bellezza e di notevole e sugestivo impatto a livello interpretativo, i due pianisti, perfettamente amalgamati, accentuano i contrasti dinamici e mostrano una grande attenzione all’aspetto espressivo. Grazie alla loro interpretazione chi ascolta non solo non rimpiange l’originale, ma non può non apprezzare la novità di questa trascrizione. In questo prodotto di notevole interesse che celebra degnamente e in modo veramente originale l’anniversario berlioziano, passi di grande effetto, come l’Allegro agitato e appassionato assai del primo movimento, l’intero secondo movimento o la Marche au supplice si alternano ad altri di pura poesia quali l’introduzione del primo movimento o la  Scène au champ.