“Capriccio” al Teatro Real di Madrid

Madrid, Teatro Real, Temporada 2019-2019
“CAPRICCIO”
Konversationsstück für Musik in un atto su libretto di Joseph Gregor, Richard Strauss e Clemens Krauss, da un’idea originale di Stephan Zweig
Musica Richard Strauss
La Contessa Madeleine MALIN BYSTRÖM
El Conte JOSEF WAGNER
Flamand NORMAN REINHARDT
Olivier ANDRÉ SCHUEN
La Roche CHRISTOF FISCHESSER
Clairon THERESA KRONTHALER
Monsieur Taupe JOHN GRAHAM-HALL
Due cantanti italiani LEONOR BONILLA, JUAN JOSÉ DE LEÓN
Il maggiordomo TORBEN JÜRGENS
Orquesta Titular del Teatro Real
Direttore Asher Fisch
Regia Christof Loy
Scene Raimund Orfeo Voigt
Costumi Klaus Bruns
Luci Franck Evin
Coreografia Andreas Heise
Nuova produzione del Teatro Real in coproduzione con Opernhaus Zürich
Madrid, 11 giugno 2019“Siamo sull’orlo del precipizio: abbiamo inciampato nell’opera!”, dice il Conte nel momento più concitato di Capriccio, sublime satira nei confronti del teatro musicale di tutti i tempi (e non solo). Giunge a Madrid per la prima volta nell’allestimento curato da Christof Loy in coproduzione con l’Opernhaus di Zurigo, lasciando meravigliato di bellezza il pubblico del Teatro Real. La gemma risplende in tutte le sue sfaccettature: molto accurata la direzione orchestrale di Asher Fisch, raffinatissima la regia, eleganti le scene e i costumi, e soprattutto magnifici i cantanti.Malin Byström è una Contessa straordinaria, perfettamente in parte, dalla voce ben dispiegata, chiara e uniforme, ricca di armonici: davvero gioisce della musica e degli scherzi, davvero soffre quando resta sola e considera la propria esistenza, il dolore del passato e l’incertezza del futuro, all’inquieta ricerca della bellezza. Molto raffinato il fraseggio del compositore, il tenore Norman Reinhardt, in felice contrasto con il trasporto del poeta Olivier, interpretato dal baritono André Schuen. Il mezzosoprano Theresa Kronthaler dà voce, solida nell’emissione, sia per la declamazione sia per il canto, all’attrice Clairon. Molto simpatiche le prestazioni di Josef Wagner (il Conte, fratello della Contessa) e John Graham-Hall (Monsieur Taupe, il suggeritore); ma la voce maschile più impressionante, per controllo nell’emissione e ricchezza di timbro, espressività e squillo è senza dubbio quella del basso Christof Fischesser, nella parte del direttore di teatro La Roche: il cantante raggiunge l’obbiettivo di trasformarlo nel protagonista dell’opera (quando, appunto, si parla di teatro musicale, danza, canto e scenografia), trasfigurandolo in un eroe immortale delle Muse. Godibilissimi, per concludere, anche i due cantanti italiani, il soprano Leonor Bonilla e il gorgheggiante tenore Juan José de León. Asher Fisch lavora benissimo con l’Orquesta del Teatro Real, raggiungendo il giusto grado di scioltezza, disinvoltura e brillantezza; la concertazione è tanto meticolosa, che l’intricato concertato sul progetto dello spettacolo di La Roche (che abbina la nascita di Pallade Atena alla distruzione di Cartagine, suscitando lo scherno dei due artisti) fluisce come un crescendo impeccabile, senza alcuna esagerazione di sonorità e offrendo a tutti i cantanti la possibilità di far risaltare il proprio contributo.La completa armonia non è necessariamente l’obbiettivo di uno spettacolo musicale, ma nel caso di Capriccio il risultato di chi lo persegue è perfetto. Il regista ha infatti compreso che l’opera di Strauss non va risolta come se fosse un rebus, o trasposta come se fosse una pièce a chiave; Capriccio è un melodramma completo nelle sue ambiguità e nella sospensione del finale, che “semplicemente” va interpretato. La maestria attoriale di tutti gli artisti in scena rende possibile l’esecuzione, a gradazioni differenti e ugualmente interessanti: l’espressività facciale della protagonista, per esempio, assurge a richiamo visivo impressionante, perché non soltanto le sue parole, ma tutte le altrui battute generano sul volto della Contessa una reazione che gli occhi dello spettatore, a loro volta, congiungono alla musica di Strauss. Alla periferia opposta di tale ventaglio è il ruolo della servitù, presente in blocco massiccio anche prima di dover cantare, ma senza mai ingombrare la scena; al contrario, i servitori – ora in sobrio abito scuro ora in sgargiante livrea neoclassica – con i loro sorrisi e una trattenuta gestualità forniscono un ulteriore commento (forse quello d’autore, tanto è malizioso?) a quanto sta accadendo, senza celare un garbato scetticismo nei confronti della necessità del teatro, di cui discettano con tanta enfasi gli artisti. Il maggiordomo (il basso Torben Jürgens) non è il compassato figurante di una produzione qualunque, perché intrattiene con la Contessa un misterioso rapporto, di intensità crescente fino a quando deve pronunciare l’ultima, fatidica e al tempo stesso comica battuta: “La Contessa è servita”; lo fa travestito da marito della Contessa e leggendo con cura il copione, quasi timoroso di dimenticare le uniche parole possibili per terminare l’opera. La presenza dei doppi (la Contessa bambina, o quella anziana) insistono con discrezione sull’esercizio della memoria, contemperando così l’ironia dei travestimenti e dei cambi di costume dei camerieri e di alcuni personaggi (come l’estroso fratello della protagonista). Le aspirazioni dell’arte scenica, umiliate in Ariadne auf Naxos (non a caso citata anche qui, come esempio di soggetto difficile da mettere in scena), in Capriccio sono invece esaltate grazie alla commozione e al trasporto emotivo della Contessa, donna che vive per l’arte e nell’arte. Non tutto, però, è gioia o spirito di conversazione; una scena può essere rivelatrice del dramma interiore e insolubile, ed è quella finale, in cui il soprano è più impegnato vocalmente al fine di esprimere la disperazione per la perdita del marito e per la solitudine. Ancora nel 1942, quando Capriccio andò in scena, Strauss confermava un’acquisizione risalente all’opera barocca, e quindi costitutiva del teatro musicale: l’arte si fa autentica, completa, vera al pari della vita, quando della vita deve esprimere il dolore profondo e irredimibile.   Foto Javier del Real © Teatro Real de Madrid