“Cenerentola” con il Ballet Nacional de Cuba a Madrid

Madrid, Teatro del Canal, Temporada 2018-2019
“CENERENTOLA”
Balletto in due atti su libretto di A. Kollmann (pseudonimo di sconosciuto)
Musica Johann Strauss Jr. integrata da Josef Bayer
Coreografia Pedro Cabrera
Greta, la Cenerentola CHANELL CABRERA
Gustav YANKIEL VÁZQUEZ
Rava, fata della Giustizia CHAVELA RIERA
Léontyne ERNESTO DÍAZ
Yvette DIANA MENÉNDEZ
Fanchon KARLA IGLESIAS
Ottokar, Granduca del Luxestein FÉLIX RODRÍGUEZ
Monsieur Toucour DANI HERNÁNDEZ
Waldemar DIEGO TÁPANES
Corpo di ballo del Ballet Nacional de Cuba
Scene Ricardo Reymena
Costumi Francis Montesinos, Julio Castaño
Luci Pedro Benítez
Madrid, 30 giugno 2019
Il 2019 sarà un anno da ricordare per il Ballet Nacional de Cuba. Dopo settant’anni di direzione della Prima Ballerina Assoluta Alicia Alonso, che sta per toccare i cent’anni di vita, dallo scorso gennaio la guida artistica è passata alla rinomata Viengsay Valdés, che continua a figurare anche tra i primi ballerini della compagnia. Ogni anno c’è un appuntamento fisso con il pubblico iberico, giacché tutte le estati il BNC realizza una tournée in alcune città spagnole, portando due titoli (finora si è sempre trattato di due classici del repertorio). Quest’anno il Teatro Canal di Madrid accoglie Il lago dei cigni, che non ha bisogno di definizioni, e una più controversa Cenerentola. Nonostante la celebrità del soggetto, infatti, è lecito parlare di una scelta molto discutibile, dal momento che alla raffinata partitura di Prokofiev (1945), con la coreografia originale di Ivanov e Cecchetti, si è preferita quella di Johann Strauss figlio, che non riuscì a completarla, e lasciò una serie di abbozzi e di riprese da brani precedenti. La prima del balletto Aschenbrödel non avvenne che nel 1901, dopo che Josef Bayer ebbe assemblato, completato e in buona parte orchestrato lo scarno lascito di Strauss (ma il suo lavoro – è importante ricordarlo – era stato rifiutato da Gustav Mahler per la prevista prima viennese, e ha sempre lasciato moltissimi dubbi nei musicologi e nei critici). La raccogliticcia musica di Strauss rifatta da Bayer non ha nulla di originale: non vi è alcuna invenzione pensata ai fini della rappresentazione narrativa, nessun espediente mimetico, nulla che non sia una sequela di valzer, czarda e danze ungheresi, soprattutto nel secondo quadro del II atto, per la pura finalità coreutica, distaccata dalle esigenze di una vicenda ormai conclusa. A questa situazione si aggiunge un altro dato negativo: il libretto originale e anonimo che Strauss decise di porre in musica offriva una versione aggiornata della fiaba di Cenerentola, piuttosto frizzante e originale, dato che il principe era in realtà il proprietario di un grande magazzino di fine Ottocento, la matrigna Léontine la direttrice del reparto di moda insieme alle sorellastre di Greta, e il tutto si svolgeva nel periodo di Carnevale. Nel 1988 il coreografo cubano Pedro Consuegra riorganizzò il balletto in vista di una nuova produzione per l’Opéra de Marseille, riducendo gli originali tre atti a due, e sostanzialmente cancellando tutti gli elementi di modernità del libretto. Una nuova versione di questa coreografia fu poi presentata a La Habana per la prima volta nel 1996, ed è quella che ancora oggi, dopo più di vent’anni, giunge a Madrid. Della versione musicale utilizzata, non è dato sapere nulla: come al solito, la compagnia cubana utilizza una registrazione audio (dalla qualità non impeccabile), e il programma di sala non riporta nessuna notizia in merito. Sulla base di tutti questi presupposti, appare plausibile che lo spettatore entri a teatro con un po’ di prevenzione.
Si apre il sipario, e la scenografia che appare alla vista appartiene a un passato tanto lontano da apparire quasi ridicolo: è quel gusto per la decorazione che in Europa andava di moda negli anni Sessanta, imitazione casalinga di uno stile surrealista, ma stilizzato come il disegno di un bambino, con pochissimi oggetti scenici di cartapesta e molti teloni dipinti. Prima ancora che gli interpreti inizino a ballare, lo spettacolo si classifica già al di sotto del livello che una compagnia così celebre dovrebbe raggiungere. Non c’è stato nessun lavoro di produzione: né nei costumi, né nell’impianto di luci. Siamo nel 2019, ma la compagnia cubana è rimasta ferma a mezzo secolo fa; il paragone con le altre compagnie internazionali di danza che visitano le stagioni madrilene risulta davvero impietoso. Le sorellastre e la matrigna (interpretata da un danzatore caratterista, Ernesto Díaz) sono efficaci nella recitazione e all’altezza delle richieste tecniche (peraltro molto semplici), ma si ha sempre l’impressione di trovarsi di fronte a uno spettacolo per le scuole elementari, dalle pretese artistiche molto basse, e non di un classico della danza (come, in effetti, la Cenerentola di Strauss non è mai stato). Il maestro di ballo, Monsieur Toucour, è il personaggio che, grazie a Dani Hernández, si configura come il più virtuoso, brillante e ben studiato. Cenerentola, interpretata da Chanell Cabrera, con una tecnica pulita e un’attitudine molto discreta, ha eseguito bene il ruolo protagonistico, ma senza brillare. In realtà, il carattere determinante per la riuscita coreografica della Cenerentola di Strauss è Rava, la fata della Giustizia, che nei momenti narrativamente più importanti è sempre in scena, e con figurazioni di rilievo: Chavela Riera porge un’esecuzione bellissima di questa parte, rialzando la povera coreografia e colmando di grazia e di finezza ogni spazio in cui si ritrovi coinvolta. Allestimento e coreografia, più che ricercare una soluzione coerente, sembrano provenire da altri balletti, assai meglio caratterizzati (qualche suggestione da Giselle, dallo Schiaccianoci, dal Lago dei cigni), esattamente come la musica, che ricorda sempre qualcosa di già sentito prima, ma in un contesto che non ha niente a vedere con la storia di Cenerentola. Tra gli altri interpreti solisti può essere menzionato Diego Tápanes, nella parte di Waldemar (il fratello del principe), perché si disimpegna molto bene fingendo impaccio, freschezza e grande spontaneità. L’Adagio, prima parte del Pas de deux conclusivo, è piuttosto povero; nella coda con le variazioni Yankiel Vázquez, il principe, esegue tutti i salti e giri con una combinazione molto corretta ma un po’ semplificata. Chanell Cabrera inizia la parte dei fouettés di Cenerentola, ridotti a sedici in questa coreografia, cambiando costantemente il punto di riferimento: una piccola prodezza che riqualifica molto positivamente il suo impegno. Del corpo di ballo va detto che quasi tutti sono molti giovani; non mancano di buona tecnica, ma di una certa maturità artistica; in effetti, se si confrontano gli elenchi nominativi dell’ensemble di pochi anni fa, ci si accorge che la maggior parte degli integranti è cambiata, come se la compagnia soffrisse di un abbandono massivo di forze, non appena queste abbiano completato la formazione accademica. Il II atto, come in tutti i balletti romantici, concede molto spazio alle danze di carattere, all’atmosfera nuziale e fastosa della favola che finisce in modo lieto; questi numeri, normalmente eseguiti dal corpo di ballo, infondono allegria nel pubblico, e anche in questo caso tutto si svolge secondo le migliori aspettative. In particolare, la danza spagnola accompagnata dalle nacchere è molto curata nella coreografia, probabilmente anche per rendere onore al paese ospitante. A questo proposito, il pubblico madrileno dimostra di apprezzare moltissimo l’allestimento e gli artisti, spesso applaudendo a scena aperta e riservando alla fine un caloroso saluto per tutti.   Foto Teatros del Canal de Madrid